Il padre la disconosce, lei lo viene a sapere 43 anni dopo: scriverà ad Alfano

Pubblicato il 1 Ottobre 2010 - 19:45 OLTRE 6 MESI FA

”In un momento come questo non ti senti più nessuno, non sei nè carne, nè pesce”. Rossana Fanny, la donna di 46 anni di Dosson di Casier (Treviso) che si è vista comunicare con 43 anni di “ritardo” la sentenza di disconoscimento del padre anagrafico, fatica ancora a trovare le parole per spiegare la propria situazione.

Ha vissuto quasi tutta la vita senza sapere che il padre, seppur anagrafico e non quello biologico, l’aveva disconosciuta tre anni dopo la sua nascita. Il problema è stato che nessuno dal Tribunale di Trani, che aveva emesso la sentenza, le aveva comunicato dal 1967 ad oggi che il cognome paterno, Uva, non poteva più usarlo. ”Questo inoltre comporta a livello pratico – spiega – una montagna di problemi: devo cambiare la carta d’identità, la patente, la e-mail, ho un diploma da ragioniera intestato con questo nome: sarà ancora valido? E chi mi risarcirà delle spese che dovrò sostenere”.

Per questo la signora Rossana ha già contattato un avvocato per avviare un ricorso al Tribunale contro la sentenza del ’67 e chiedere un risarcimento danni per l’enorme ritardo. ”Sono intenzionata a scrivere al ministro della giustizia – aggiunge – Qualcuno deve darmi delle risposte. A parte far sentire la mia voce, devo farmi sentire come persona, che ora non ha più un nome”.