Parcheggia in divieto, muore un motociclista. La sosta selvaggia le costa la condanna: concorso in omicidio

MILANO – La storia è quella di una sosta selvaggia e di una condanna per concorso in omicidio. Succede a Milano, la protagonista è una signora. Parcheggia in divieto di sosta, all’angolo con via Castelbarco.  Lì si uniscono le due circonvallazioni della città, quella macchina è un ostacolo e un motociclista muore.

Il gup di Milano Luigi Varanelli ha inflitto una condanna di 6 mesi di reclusione alla donna che così il 16 luglio 2009 ha contribuito a provocare la morte di un motociclista di 29 anni. Per il giudice è lei colpevole anche se a investirlo è stata un’altra macchina perché chi era al volante non ha rispettato la precedenza. Un terzo imputato, che aveva parcheggiato la propria auto in divieto di sosta, è stato rinviato a giudizio. Il pubblico ministero Gianluca Prisco aveva chiesto di mandare a processo tre automibilisti con l’accusa di concorso in omicidio colposo in violazione del codice della strada.

Secondo la ricostruzione della Procura, quella notte uno straniero alla guida di una Toyota Avensis, impegnando l’incrocio in via Castelbarco a una velocità di circa 25 chilometri orari, non ha rispettato la precedenza anche “perché aveva la visuale parzialmente ostruita dalla sosta irregolare” di una Bmw X3 e di una Kia Picanto, parcheggiate proprio in prossimità dell’incrocio. Lo straniero è finito contro il motociclista che arrivava da destra a forte velocità, 91 chilometri orari. I due automobilisti in sosta selvaggia hanno quindi concorso nell’omicidio del 29enne per non aver osservato l’articolo 158 del codice della strada sul divieto di sosta che impone a ogni automobilista l’obbligo di assicurarsi che dal luogo scelto per parcheggiare “non possa derivare pericolo per l’incolumità delle persone”.

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