Pentagono lancia shuttle in orbita: due misteriosi esperimenti a bordo

Pentagono lancia shuttle in orbita: due misteriosi esperimenti a bordo
L’esperimento LightSail (CreditPhoto: Planetary Society)

ROMA – Cosa porta nello spazio il segretissimo shuttle del Pentagono? Nessuna risposta esaustiva a questa domanda, a parte alcune indiscrezioni su due esperimenti: uno dell’aviazione militare statunitense Usaf e uno della Nasa. Lo shuttle X-37B del Pentagono è stato lanciato il 20 maggio da Cape Canaveral, in Florida, e non mancano i misteri su quello che andrà ad indagare.

A parlare dei due esperimenti portati in orbita dall’Usaf, aviazione militare americana, è Giovanni Caprara sul Corriere della Sera:

“Però per la prima volta un piccolo velo si è sollevato complice la presenza della Nasa a bordo. Infatti l’Usaf ha comunicato che il lancio serviva anche a portare in orbita un carico battezzato Ultrasat contenente dieci micro satelliti Cubesat preparati dalla Nasa, da istituzioni militari americane e istituzioni civili. Ma si è aggiunto pure che a bordo dello stesso X-37B ci sono due esperimenti: uno dell’Usaf riguarda un propulsore spaziale elettrico (propulsore ionico) utilizzato per i nuovi satelliti militari Usa dedicati alle telecomunicazioni ad altissima frequenza; il secondo è della Nasa e consiste in una serie di campioni di materiali esposti alle condizioni cosmiche per studiare le loro reazioni”.

Sul mini shuttle si trova l’esperimento LightSail, una picola vela preparata dalla Planetary Society con i fondi della Nasa:

“L’associazione americana dal 2005 cerca di mandare in orbita un esperimento del genere facendo prima ricorso a vettori russi falliti al lancio. L’attuale prova dovrà consentire di indagare le performance per passare poi alla realizzazione di una vela più grande con il sogno di progettare un veicolo spaziale capace di navigare tra i pianeti spinto soltanto dalla pressione della radiazione solare.

L’X-37B è una piccola astronave robotizzata pesante intorno a 5 mila chilogrammi quattro volte più piccola del vecchio shuttle Nasa. Il programma era nato all’ente spaziale ma poi è passato all’Usaf mentre la costruzione era affidata alla Boeing. Lo scopo è sperimentare nuove tecnologie (materiali protettivi per il rientro e sistemi di guida e controllo) di un veicolo spaziale capace di andare e tornare dallo spazio con facilità e per il momento senza astronauti a bordo. La prima missione effettuata nel 2010 era durata sette mesi ma poi è stato un crescendo: la seconda è arrivata a un anno e la terza a quasi due anni. Questa, ora avviata, naturalmente non si sa quando terminerà e il rientro è sempre effettuato sulla pista della base spaziale militare di Vanderberg in California al riparo da occhi indiscreti”.

 

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