Computer, in Italia il 49% dei software sono “piratati”

La pirateria di software informatici è aumentata nel 2009. Il fenomeno si è ridotto in 54 mercati ed è cresciuto solo in 19, ma il tasso globale di pirateria è cresciuto dal 41 al 43% , soprattutto a causa del maggior peso che rivestono sul mercato mondiale Paesi ad elevatissimo tasso di sviluppo ma anche di illegalità diffusa come la Cina, l’India e il Brasile. Note dolenti anche dall’Italia, dove l’installazione di software commerciale privo di regolare licenza sui Pc italiani é cresciuta dell’1%: dal 48 al ‘49%, per un valore commerciale di oltre 1.209 milioni di euro.

Sono dati che allarmano la Bsa (Business sofware alliance), la principale organizzazione sostenitrice della proprieta’ intellettuale nel settore del software, che ha reso noto i dati del settimo studio sulla diffusione della pirateria a livello mondiale e italiano.

Per quanto riguarda il nostro Paese, “lo studio dimostra che i nostri sforzi per ridurre il tasso di illegalità nell’economia italiana sono ancora purtroppo assai lontani dall’aver debellato il problema, anzi i risultati peggiorano invece che migliorare – ha spiegato Luca Marinelli , presidente di Bsa in Italia – Un tasso di pirateria del 49% è inaccettabile per una nazione evoluta come l’Italia. E, in un momento di congiuntura economica non facile come quello attuale, non possiamo non sottolineare che la strada dell’illegalità e del sommerso non è certo quella che favorisce la ripresa e l’occupazione”.

La pirateria è poi molto in voga nel settore dei videogiochi: “Ogni 100 videogiochi scaricati illegalmente nel mondo, 20 sono ‘rubati’ da utenti italiani”. Lo ha rivelato, da fonte Iipa, Thalita Malagò, segretario generale della Aesvi, questa mattina a margine del convegno sul diritto d’autore indetto dall’Università Luiss di Roma.

“Dalle nostre ricerche – prosegue la Malagò – si evince che tre quarti degli utenti europei che scaricano illegalmente da Internet sanno che questo downloading è un illecito. Sarebbero anche disposti a pagare il prodotto se fossero a conoscenza che il reato è perseguibile. Il problema è che in Italia non solo non è perseguito, ma non è ritenuto neanche socialmente deprecabile”.

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