Pneumatici nell’oceano contro gli uragani: Gates finanzia brevetto “Salter Sink”

Pneumatici nell’oceano contro gli uragani: Gates finanzia il “Salter Sink”

ROMA – “Un sistema di pneumatici ci salverà dai devastanti uragani”. Dopo la distruzione seminata sulla costa orientale degli Stati Uniti dall‘uragano Sandy, questa è l’idea lanciata da Stephen Salter, ingegnere dell’università di Edimburgo.

Repubblica scrive che il sistema, chiamato “Salter Sink“, è composto da migliaia di gomme legate fra loro e punta ad abbassare la temperatura degli oceani sotto i 26,5 gradi, soglia per la formazione degli uragani. Salter ha brevettato il suo progetto insieme a Bill Gates e Nathan Myhvrold, suoi principali finanziatori.

L’ingegnere britannico è un “pioniere della ricerca sull’energia ricavata dalle onde”, scrive Repubblica:

“Il brevetto di Salter prevede che la catena di pneumatici sostenga tubi giganti di plastica a 100 metri di profondità. L’azione delle onde sulla superficie degli oceani forzerebbe l’acqua più calda in profondità mescolando così le acque e facendo scendere la temperatura di superficie a meno di 26,5 gradi.

Il sistema verrebbe installato lungo il ‘corridoio’ dell’Antlantico in cui i peggiori uragani hanno origine. Lo scienziato è ora a caccia di fondi e collaborazioni per quanto riguarda il lato oceanografico e climatico delle ricerche. “Se riusciamo a raffreddare la superficie marina, possiamo calmare gli uragani. La mia stima è che ci sarebbe bisogno di 150 o addirittura 450 di queste strutture. Galleggerebbero inviando segnali radio in modo che nessuno ci si possa scontrare contro”.

Gates e Myhvrold conobbero il lavoro di Salter ad un incontro sugli uragani negli Stati uniti dopo le devastazioni di Katrina. L’idea di Salter fu subito raccolta dalla Intellectual Ventures, società di Seattle gestita da Myhvrold, che dichiarò:

“Il concetto del Salter Sink è semplice e gigantesco allo stesso tempo. Ha catturato la nostra immaginazione. Abbiamo fatto alcuni esperimenti e calcoli per validare l’idea ma ulteriori ricerche sono necessarie da parte di esperti nel campo dei cambiamenti climatici e dell’oceanografia e per questo abbiamo bisogno di nuovi partner nel progetto”.

Il progetto è ambizioso e all’apparenza semplice da realizzare, ma anche se fosse possibile così contenere la potenza degli uragani non sarebbe possibile stabilire l’impatto ambientale del riempire la costa dell’Atlantico di strutture in (inquinante) gomma, né tanto meno prevedere le conseguenze sul clima a livello globale che un volontario raffreddamento delle acque superficiali potrebbe avere.

Alla mente potrebbe tornare allora la teoria del caos: “Il minimo battito d’ali di una farfalla è in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo”.  Potremmo allora chiederci quali sarebbero gli effetti globali se fermassimo la furia degli uragani.

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