ROMA – E se all’Agcom, l’Autorità garante delle comunicazioni, andasse per una volta una donna, magari non ottuagenaria e pratica dell’universo digitale? Alessandra Poggiani, 41 anni, curriculum “alto così” e molto orientato verso i nuovi media, è stata candidata… da twitter, partito trasversale e parecchio “civico”, come va di moda nell’urna elettorale negli ultimi tempi.
Seguendo l’hashtag #appoggiamolapoggiani, “ramo” che nasce dal “troncone” #donnagcom, si parte da un tweet di Riccardo “Wired” Luna e si arriva ad oggi, a pochissimi giorni dalla nomina della terza consiliatura Agcom, dopo quella del 1997 e del 2005.
La più delicata, perché i commissari sono stati tagliati dal governo Monti da otto a quattro, fattore che complica le ripartizioni delle cariche fra i partiti. E poi c’è la presidenza, sul cui tavolo passeranno questioni scottanti come l’assegnazione delle frequenze per la tv digitale, la protezione del diritto d’autore da una parte e della libertà di internet dall’altra, la banda larga per tutti, le tariffe della telefonia da adeguare al resto d’Europa.
Ne consegue che ci sono grandi manovre e grande fibrillazione in Parlamento in vista del voto, previsto per mercoledì 6 giugno. Il Pdl spingerebbe per avere due commissari, riservando alla Lega un’altra casella: accanto alla conferma di Antonio Martusciello, i nomi in pista sarebbero quelli di Deborah Bergamini e di Vincenzo Zeno Zenkovich. In corsa per il Pd ci sarebbero invece Maurizio Decina e Antonio Sassano, senza dimenticare però Roberto Zaccaria (che si è autocandidato) o altri candidati come Stefano Quintarelli e Giovanni Valentini.
La decisione è attesa per l’assemblea dei democratici di martedì. Non è escluso che, se il Pdl dovesse spuntarla per due poltrone, altrettanto pretenderebbe il Pd: in tal caso, all’Udc (per la quale all’Agcom sarebbero in pole Luca Volontè e l’attuale consigliere Rai Rodolfo De Laurentiis) “spetterebbe” il nuovo presidente dell’Autorità per la Privacy.
C’è chi manovra e chi vuole “tenere il punto”, come Alessandra Poggiani, che così racconta la sua candidatura:
“Io sono stata trascinata in questa vicenda un po’ per i capelli da un gruppo di amici che ha montato la cosa mentre io ero a Londra per lavoro, ma non mi pare serio essere candidati “virtuali”sui giornali. Sarebbe stato vagamente serio avere un indirizzo istituzionale a cui mandare il cv e sapere anche quali siano i criteri di selezione. Dico solo che non essendoci nessuna informazione su come e a chi mandare i cv, io ho utilizzato il form “scrivi al presidente” del sito della Camera! E peraltro le nomine sono di competenza sia della Camera sia del Senato, e mentre Fini almeno (un po’ furbescamente) si è impegnato pubblicamente a raccogliere i cv per inoltrarli ai deputati (pur non avendo mai specificato le modalità con cui inviarli), da Schifani tutto tace…”
“A questo punto – continua la Poggiani – il mio obiettivo strategico (non penso affatto di avere chance di essere nominata) è soltanto quello di affermare un principio: le selezioni vanno fatte su criteri e curriculum e le selezioni devono essere aperte. Non si capisce perché non c’è un bando europeo con dei requisiti (non sarebbe bello avere un presidente dell’AGCOM olandese??) – e vorrei che il rumore di oggi facesse cambiare le regole per domani. Peccato, però, che ci vorranno (nella migliore delle ipotesi) altri 7 anni. Mentre sul futuro del settore comunicazione, l’Italia si gioca un pezzo di futuro e di sviluppo (oltre che di democrazia). E lasciare la sua regolazione in mano a persone non qualificate e non indipendenti è un altro passo verso il declino di questo paese. Per questo mi fa piacere comunque spendere il mio nome per affermare una questione di principio”.
Questo è l’appello di #appoggiamolapoggiani per Alessandra Poggiani all’Agcom:
Cari deputati, cari senatori,
Vi scriviamo in merito alle imminenti nomine all’AGCOM in qualità di cittadini che si informano ANCHE attraverso Internet.
Ci teniamo a dire “anche”, in quanto in queste ora appare più che mai pretestuosa l’idea che sia possibile una candidatura a nome di un presunto Popolo della Rete.
Quella che vorremmo sottoporvi è una riflessione più ampia, che non ha a che vedere con l’appartenenza a un “segmento” di competenze o di appartenenze (come quelle di genere) bensì alla cittadinanza tout court.
Ciò che appare più che mai inadeguato, nel sistema delle nomine AGCOM, è il loro essere profondamente ancorate a un mondo che trascura, per semplici ragioni anagrafiche, punti chiave come la “residenza digitale” e la “competenza digitale”. A ciò, aggiungiamo la questione dell’indipendenza politica e quella, non da poco, delle classi dirigenti ottuagenarie, che certo non ci fanno gioco quando sosteniamo, come Paese, di essere pronti alle sfide che il futuro, di necessità, ci impone.
Poniamoci alcune domande:
Può essere l’AGCOM governata solo da immigrati digitali?
Può essere l’AGCOM governata da esponenti politici, per loro natura “di parte”?
Può essere l’AGCOM governata solo da esperti di procedure e non da conoscitori dell’economia digitale e dei suoi contenuti?
I commissari AGCOM rimangono in carica 7 anni. È pensabile che dei 70enni di oggi sapranno a 75 anni interpretare il contesto in rapidissima evoluzione del mondo della comunicazione, delle nuove tecnologie, e dei loro impatti “disruptive”?
Secondo noi, no. E non perché parliamo a nome di un fantomatico “Popolo della Rete” che crede nelle pressioni “dal basso” ma perché, semplicemente, immaginiamo che questo Paese meriti di iniziare a cambiare passo.
Nel corso di queste ore, da più parti si è chiesto di instituire le “quote rosa” in AGCOM. Una giusta considerazione, che ci costringe a pensare a quanto ci sia ancora da fare se si vogliono integrare le donne “by law”. Tant’è.
Abbiamo provato a immaginare una candidata, e l’abbiamo trovata.
Si chiama Alessandra Poggiani, insegna Marketing e Economia Digitale a Roma e a Londra, ha quasi 41 anni, parla due lingue alla perfezione, conosce i temi europei e lavora 16 ore al giorno. È “anche” donna, esattamente come noi, che siamo “anche” cittadini della Rete.
Certo, è una outsider. Ma non è forse ora di fare il passo necessario a garantire la trasparenza degli atti e delle decisioni e la costruzione di un ecosistema in Italia per moltiplicare le occasioni di sviluppo e di ragionare sul bene pubblico e sulla modernizzazione del Paese?
E, al contempo, non sarebbe giunto il momento di avere lungimiranza nelle decisioni prese, con un occhio al futuro e non al passato (vedi questione frequenze TV) e, perché no, di avvicinarsi all’Europa ?
Crediamo di sì, e crediamo anche di non essere i soli.
Dare fiducia a persone come Alessandra Poggiani è dare fiducia al Futuro. Pensateci su…
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