Professori a contratto per un euro. Così si lavora nelle università dopo i tagli

Mariastella Gelmini

Lavorare per un euro al mese: a questo si è arrivati nell’Italia del duemiladieci. E non si tratta di lavori da nulla. Parliamo di professori universitari, con tanto di laurea e specializzazione. Assunti con contratto a progetto dal salario puramente simbolico, per andare a tappare i buchi lasciati dalla riforma Gelmini.

La singolare richiesta di lavoro è prevista, come scrive Repubblica, nel decreto ministeriale del luglio 2008 “Criteri e modalità per il conferimento da parte degli Atenei di incarichi di insegnamento gratuiti e retribuiti”.

La legge in pratica concede agli atenei di coprire i posti vacanti per mancanza di professori, tagli ai corsi di laurea e al personale, sciopero dei ricercatori o altro, assegnando per contratto “consulenze” – così si chiamano… – a docenti disoccupati, che così vengonochiamati a tenere corsi specializzati.

Secondo il decreto, “l’attività svolta non dà luogo a diritti in ordine all’accesso nei ruoli delle università”. Ma le docenze fanno curriculum. Così anche i precari non disdegnano di accumularne il più possibile, anche gratis, pur di ottenere titoli e punteggio per concorsi e graduatorie varie.

In questa paradossale situazione, anche gli studenti finiscono per ringraziare. Perché senza questi docenti che lavorano gratis et amore, sarebbero molti i corsi che non esisterebbero più, pur essendo a volte previsti nei piani di studio.

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