Un comitato operativo della Protezione Civile si è tenuto nella sede del Dipartimento per seguire le operazioni di rientro nell’atmosfera di un componente del razzo cinese Lunga Marcia prevista, in base alle ultime previsioni, tra la sera del 30 e la sera del 31 luglio.
Le previsioni
In base alle previsioni attuali di caduta, in questo periodo di tempo – spiega il Dipartimento – sono previste tre differenti orbite che andranno ad interessare, per alcuni secondi, 5 diverse zone del nostro Paese, in particolare nelle regioni centro-meridionali e insulari e, dunque, “non è ancora completamente possibile escludere la remota possibilità che uno o più frammenti del satellite possano cadere sul nostro territorio”.
La riunione
Alla riunione, hanno preso parte, oltre all’Asi, (Agenzia Spaziale Italiana) un membro dell’ufficio del Consigliere militare della Presidenza del Consiglio, rappresentanti dei Vigili del Fuoco, del Comando operativo di vertice interforze, del ministero degli Esteri, di Enac, Enav, Ispra e della Conferenza delle Regioni.
“Il 60-70% degli stadi centrali dei razzi lanciati nello spazio sono soggetti a rientro incontrollato, ma di solito si tratta di oggetti molto più piccoli”.
Lo ha spiegato all’agenzia Ansa Luciano Anselmo, ricercatore presso l’Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione “Alessandro Faedo” del Cnr (Isti-Cnr) ed esperto in dinamica spaziale.
“In questo caso invece si parla di circa 25 tonnellate – aggiunge Anselmo – è l’oggetto più massiccio che può rientrare senza controllo”.
La parte del razzo che ricadrà sulla Terra, infatti, è lo stadio principale, cioè il cilindro centrale provvisto di due motori.
“Normalmente questo stadio così grande non entra in orbita, ma ricade in mare in modo controllato subito dopo il lancio”, continua Luciano Anselmo. “Questa tipologia di missione, invece, ha richiesto che anche lo stadio principale entrasse in orbita, ponendo quindi il problema di cui si sta discutendo, perché non c’è possibilità di riaccendere i motori per guidare la caduta del razzo. Ed è un problema che si ripresenterà – dice ancora il ricercatore – con il lancio del terzo modulo necessario per la costruzione della stazione spaziale cinese Tiangong“.