Reggio Calabria, bombe contro la Procura generale: 4 arresti

Pubblicato il 15 Aprile 2011 - 09:05 OLTRE 6 MESI FA

REGGIO CALABRIA – Arrestati 4 presunti affiliati alla ‘ndrangheta accusati degli attentati compiuti lo scorso anno contro il procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro, e contro il procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone. Le intimidazioni sarebbero state una conseguenza delle cosche all’arresto del boss Luciano Lo Giudice.

Tre delle persone coinvolte nell’operazione erano gia’ detenute, mentre la quarta e’ stata arrestata a Reggio Calabria. Gli arresti si devono alle rivelazioni del boss pentito della ‘ndrangheta Nino Lo Giudice.

Il boss pentito della ‘ndrangheta Antonino Lo Giudice, di 52 anni, ed il fratello Luciano, di 37, sono tra le quattro persone arrestate. Lo Giudice, al momento dell’avvio della sua collaborazione, si era autoaccusato di essere stato il mandante ed aveva coinvolto nella vicenda anche il fratello Luciano. I fratelli Lo Giudice sono ritenuti i mandanti delle intimidazioni. Il terzo arrestato e’ Antonio Cortese, di 48 anni, indicato da Lo Giudice come l’esecutore materiale dell’attentato del 3 gennaio contro la Procura generale, di quello contro l’abitazione del procuratore generale Salvatore Di Landro del 26 agosto e del ritrovamento del bazooka davanti l’ufficio della Dda di Reggio Calabria, preceduto da una telefonata di minacce contro il Procuratore della Repubblica, Giuseppe Pignatone, del 5 ottobre.

I due Lo Giudice e Cortese erano gia’ detenuti. Il quarto arrestato, di cui non e’ stata ancora resa nota l’identita’, e’ un giovane considerato dagli investigatori vicino a Cortese e che avrebbe partecipato materialmente all’attuazione degli attentati.

Sono tre le intimidazioni compiute lo scorso anno ai danni di magistrati di Reggio Calabria di cui sono accusati i quattro.

Il primo attentato fu messo in atto il 3 gennaio contro la sede della Procura Generale di Reggio Calabria, diretta da Salvatore Di Landro, con una bomba fatta esplodere davanti al portone.

Il secondo attentato risale al 26 agosto e fu compiuto contro l’abitazione di Di Landro. Anche in questo caso di fronte alla casa fu collocato un ordigno.

L’ultima intimidazione risale al 5 ottobre, giorno in cui fu collocato un bazooka davanti agli uffici del Dda, diretta dal Procuratore Giuseppe Pignatone.