Rosetta, molecole organiche sulla cometa: trovate da Philae prima del letargo

Rosetta, molecole organiche sulla cometa: trovate da Philae prima del letargo
Credit Photo: Esa

ROMA – La sonda Rosetta ha portato il lander Philae sulla cometa, ma dopo un primo approccio con l’oggetto celeste ora l’aspetta un lungo letargo.

Philae è in ibernazione e sarà necessario aspettare la primavera perché si risvegli e perché le celle solari del lander siano ben esposte al sole e gli permettano di lavorare al meglio.

Ma il suo lavoro è stato eccellente: il lander ha trapanato la superficie, inviato i primi dati sulla cometa e scoperto la presenza di molecole organiche, che sono i mattoni della vita sulla Terra.

L’ARRIVO ALLA COMETA – La sonda ha raggiunto la cometa dopo un viaggio durato 10 anni e la missione è stata un successo. Nonostante i primi problemi tecnici, con Philae che ha rimbalzato sul suolo mettendosi in una posizione “scomoda”, il braccio meccanico Mupus è riuscito a riportare il lander in una posizione ottimale.

IL TRAPANO SD2 – I ricercatori hanno così potuto raccogliere i primi dati sulla cometa e sulle sue caratteristiche, attivando anche il trapano SD2, costruito dagli scienziati italiani, che ha perforato la cometa fino ad una profondità di 50 centimetri, l’estensione massima prevista. Un lavoro non facile, dato che il suolo si è dimostrato più duro di quanto ci si aspettasse.

Roberto Battiston, presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), ha dichiarato:

“Soltanto l’analisi dei dati potrà dirci se il trapano ha perforato il terreno sulla base dell’energia utilizzata. I dati che stanno arrivando indicano che tutti gli strumenti hanno funzionato e che il robot si è comportato secondo le aspettative. Siamo in attesa di sapere se il trapano ha toccato Terra, ma questo è un altro elemento di suspance caratteristico di questa missione sorprendente. Il fatto che abbia funzionato secondo il programma, estendendosi correttamente e ritraendosi, è la dimostrazione di come la tecnologia italiana sia di ottimo livello”.

COMETA DURISSIMA – I primi dati da Philae sono arrivati e la cometa si è rivelata durissima ai sensori di Mupus, lo strumento utilizzato per “raddrizzare” la posizione del lander. La temperatura del suolo si aggira intorno ai 170 gradi sotto zero e il punto in cui il lander Philae poggia, spiegano i ricercatori, potrebbe essere un nucleo di ghiaccio durissimo ricoperto da 10-20 centimetri di polvere compatta.

MOLECOLE ORGANICHE – Molecole organiche contenti carbonio, che sono i mattoni della vita sulla Terra, sono state trovate sulla cometa. Lo strumento Cosac, Cometary Sampling and Composition Experiment costruito dai ricercatori tedeschi del Max Planck Institute, ha annusato l’atmosfera della cometa e rivelato la presenza di queste importanti molecole.

Fred Goessmann, ricercatore a capo dello strumento Cosac, ha confermato il ritrovamento ma non ha spiegato di che tipo di molecole si tratti e di quanto complesse siano. Rimane il fatto che il ritrovamento conferma una delle teorie sulle comete, ovvero che portino nello spazio i mattoni essenziali che, in condizioni ambientali ottimali, hanno favorito l’evoluzione della vita come la conosciamo sulla Terra.

Enrico Flamini, il coordinatore scientifico dell’Asi:

“I dati preliminari indicano qualche cenno della possibile presenza di materiale organico ma è soltanto una prima impressione, non c’è la conferma definitiva. Le analisi dei dati sono lunghe e inoltre, aspettiamo il risveglio di Philae, previsto in primavera, per ripetere la raccolta dei campioni”.

Gli esperti sono molto cauti e avvertono che anche se la scoperta fosse confermata, le molecole organiche individuate ”non sono vita”, commenta Raffaele Saladini all’Ansa:

”Anche se fossero i mattoni stessi della vita, ossia amminoacidi (i mattoni delle proteine), basi del materiale genetico, zuccheri e lipidi, non sono vita, perché non sono una cellula. Non tutti i composti organici sono collegati alle forme biologiche: il metano per esempio non dà certo origine alla vita”.

Dello stesso parere è Alessandra Rotundi, dell’università Parthenope di Napoli responsabile dello strumento Giada a bordo di Rosetta e che ha lavorato alla missione Sturdust che ha analizzato i grani della cometa Wild2:

“Dall’esperienza che ho con Wild 2 mi aspetto di trovare lo stesso tipo di molecole organiche anche nella cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko ossia composti di azoto ossigeno e carbonio che sono precursori degli ingredienti della vita”.

Sono molecole importanti, sottolinea, ma c’è ancora un grosso passo prima di arrivare alla vita:

“E’ come avere farina, uova e zucchero ma questo non vuol dire avere la torta. Se sarà confermata la scoperta proverebbe che questi composti, già individuati nei meteoriti, sono trasportati anche dalle comete e sono diffusissimi”.

IL LETARGO DI PHILAE – Dopo aver svolto il suo lavoro e aver inviato i primi dati la batteria del lander Philae stava per esaurirsi. Dato che nell’attuale posizione la luce del Sole non era sufficiente a ricaricarle, si è deciso di mettere il lander in ibernazione, ha spiegato Flanini:

“Philae si è addormentato, dopo aver fatto anche l’ultima parte della sequenza di operazioni programmata”.

Amalia Ercoli Finzi, l’ingegnere aerospaziale del Politecnico di Milano che ha progettato il trapano italiano SD2, ha commentato la missione:

“Ci sentiamo come gli esploratori che cercavano le sorgenti del Nilo, solo che noi stiamo andando alle sorgenti del Sistema solare”.

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