Nocera, nato da quattro ore, rapito da una falsa infermiera. Il dramma del piccolo Luca

Luca Cioffi in una foto del sito di 'Chi l'ha visto'

Non ha neppure quattro ore di vita il piccolo Luca Cioffi, quando una giovane donna, indossato il camice bianco da infermiera, lo porta via alla sua mamma, che aspettava trepidante nel suo letto dell’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore, nel salernitano. Annalisa Fortunato ha visto in faccia la donna che si è fatta passare da infermiera, così nel via vai usuale non ci ha fatto caso: “Stia tranquilla, lo porto in pediatria”, si è sentita dire da una voce apparentemente rassicurante. Sono le 14:30 di lunedì 7 giugno, Luca aveva visto la luce con un parto cesareo intorno alle 10.

Confidando nell’autorità del camice, sicuri che il loro bimbo fosse in buone mani, i genitori di Luca, papà Fabio, maresciallo dell’Esercito tornato dal Libano apposta per la nascita del suo secondo figlio, e mamma Annalisa, ragioniera di 35 anni, non si sono insospettiti di nulla. Solo dopo un paio d’ore la signora Annalisa ha chiesto spiegazioni agli altri infermieri. A quel punto era già troppo tardi.

L’identikit: l’infermiera è italiana. A portare via il piccolo Luca non era stata un’infermiera: la giovane donna, italiana, non ha consegnato il piccolo in pediatria, ma se l’è portato con sé a bordo di un’utilitaria Fiat verde, dov’è stata vista insieme ad un’altra donna.

E’ stato diffuso in tutto il territorio nazionale e a tutte le forze dell’ordine un identikit della rapitrice del piccolo Luca Cioffi. Si tratta di una donna tra i 35 e i 40 anni, altezza 1,60, capelli castano raccolti dietro, carnagione olivastra, né chiara né scura, occhi chiari di colore marrone, naso piccolo arrotondato, indossava occhiali da vista, una camicia e un pantalone di infermiere, scarpe sportive di colore bianco con la scritta Nike di colore rosa sul tallone. Gli inquirenti ritengono che la rapitrice non possa essere andata molto lontano e quindi la massima attenzione in questo momento è rivolta al territorio regionale.

In queste ore i carabinieri e la polizia stanno esaminando filmati ripresi da telecamere collocate lungo alcune strade nelle vicinanze dell’ospedale di Nocera Inferiore nel tentativo di individuare l’auto a bordo della quale sarebbero state viste le due donne con il neonato appena rapito. Le telecamere dell’ospedale, invece, non possono essere utilizzate perché sono rotte.

Ad aggiungere dettagli all’identikit della finta infermiera che ha rapito il piccolo Luca è stata una testimone: una donna seduta al primo piano fuori dal reparto di rianimazione, che ha raccontato alle telecamere di Metropolis tg di aver dato indicazione ad una donna vestita da infermiera verso le 13,15 di oggi.

“Aveva il bambino avvolto in uno scialle, mi ha chiesto dov’era il pronto soccorso e poi è scappata”. Un camice bianco, indossato dalla finta infermiera, sarebbe stato inoltre ritrovato all’esterno del pronto soccorso.

Ai microfoni di Metropolis Tg anche le dichiarazioni del nonno paterno che accusa: “Ci dovevano essere le telecamere, quando è venuta la finta infermiera mia nuora stava con la mamma e il padre”.

Poi in serata una coppia ha telefonato al programma Rai “Chi l’ha visto?” dicendo di aver riconosciuto nell’identikit una vera infermiera di Salerno. Gli inquirenti sono a lavoro per fare tutti gli accertamenti del caso.

Il neonato ha bisongo di cure. I medici lanciano l’allarme: il piccolo è appena nato, ha bisogno di tutto, senza cibo, né acqua, un neonato di sole tre ore, “può sopravvivere dalle 12 alle 24 ore”, ha detto all’Ansa Claudio Fabris, presidente della Società Italiana di Neonatologia.

Per un neonato così piccolo è anche necessario fare molta attenzione all’ambiente in cui viene tenuto e alla temperatura: “dovrebbe stare tra i 18 e i 22 gradi, se si scende sotto questa temperatura può andare in ipotermia”. A ciò si aggiunge il pericolo di infezioni se non viene pulita bene la zona alla base del cordone ombelicale. “Normalmente basta fare una medicazione con dell’alcol – ha detto Fabris – ma se ciò non avviene è altissimo il rischio di infezioni. Infezioni che nei neonati tendono a generalizzarsi e trasformarsi in setticemie”.

Lancia un appello un’amica di famiglia dei Cioffi, che chiede alle farmacie di segnalare persone non conosciute, soprattutto donne, che si presentino in queste ore per comprare il latte destinato ai neonati.

L’appello ai media. Il padre, in una dichiarazione ai giornalisti, ha detto di sperare solo “che si tratti di una donna presa da un momento di follia, che magari ci ripensa e torna indietro”. “Spero che questa donna, chiamiamola mamma – ha aggiunto – possa pensare con il cervello di una mamma e tornare indietro”. Poi l’appello ai media: ” chiedo a tutti una mano. Ora mi farete una marea di domande ma io dirò solo queste poche parole: chiedo ai mezzi di informazione di darci una mano a ritrovare mio figlio. Ho dato le foto attraverso la Rai perché le diffonda. Datemi una mano a diffondere il più possibile questa notizia, come già state facendo”.

L’appello alla rapitrice. Poi ha lanciato l’appello alla finta infermiera dalle telecamere durante la trasmissione “Chi l’ha visto?”: “Lascialo a chiunque in Italia – ha implorato Cioffi – perché su questa vicenda si è mossa la nazione intera”. A chi gli ha chiesto se si possa immaginare un gesto mirato a colpire la sua famiglia, anche da un punto di vista economico, Cioffi ha risposto: “sono un maresciallo dell’esercito, godiamo di rispetto e di stima, siamo una famiglia che fa sacrificì. Sulle circostanze del rapimento e sul movente l’uomo ha detto: “credo fosse un gesto mirato a rapire un bambino, non mio figlio”. L’uomo ha anche sostenuto che probabilmente la donna che ha portato via suo figlio parlava il suo stesso dialetto: “probabilmente si esprimeva nel nostro dialetto. Qualcuno però può fingersi del posto, quindi non so se si tratti di qualcuno della zona oppure no. Oggi parlavo di una mamma, inizio a pensare ad una pazza. Ma penso che possa avere cinque secondi da mamma, e pensare che ha tolto suo figlio a me e a mia moglie”. Profondamente toccato, in lacrime, Cioffi ha poi guardato nella telecamera e ha rivolto un ultimo appello alla rapitrice perché riporti suo figlio: “Ti prego fallo”. Il papà di Luca ha poi continuato a parlare con diverse televisioni per diffondere l’identikit della donna che ha portato via il bambino, divulgato pochi minuti fa dagli inquirenti: “mia moglie l’ha vista in faccia”, ha concluso in una di queste interviste.

L’appello ai farmacisti. Un appello è stato rivolto dagli investigatori della polizia ai farmacisti perché collaborino con le indagini sul rapimento di Luca. Si presume infatti che la rapitrice o suoi complici possano aver acquistato presso farmacie, anche distanti dalla zona del rapimento, latte in polvere e disinfettante per medicare la zona del cordone ombelicale.

Dall’ospedale si giustificano: “Non è un carcere”, dicono, e la donna “è entrata durante l’orario di visita”. Per di più il reparto di ostetricia “è sempre affollato per occasioni liete”, ha sottolineato il responsabile del reparto, Gaetano Vitagliano.

Posti di blocco. Intanto tutta la Campania è in ansia: in pochi minuti sono stati bloccati i treni e istituiti posti di blocco all’ingresso dell’autostrada A3 e A 30. L’ospedale è presidiato dalle forze dell’ordine. Un elicottero sta sorvolando la zona. Il capo della Polizia Antonio Manganelli ha inviato ispettori del Servizio centrale operativo per collaborare alle indagini della Polizia.

Si controllano le automobili, si cerca nei bagagliai. Al momento ogni ipotesi è aperta: una vendetta, visto il lavoro del padre, il folle rapimento di una donna che non può avere bambini, la spaventosa possibilità di una tratta di bambini. Solo due anni fa i carabinieri di Nocera Inferiore scoprirono un traffico di neonati: nel corso di un’operazione fu anche recuperata una neonata di 21 giuorni appena consegnata a una coppia italiana di Benevento. Alla coppia la donna che aveva venduto la bimba aveva anche lasciatao una ricevuta per il pagamento di 18mila euro per due bambine.

Ma ogni congettura è talmente drammatica che non ci si arrischia a pensarci. Nocera trattiene il fiato.

Il lavoro degli inquirenti. L’analisi delle immagini registrate da tutte le telecamere presenti nella zona attorno all’ospedale – anche perché quelle all’interno della struttura non funzionavano da mesi, e qualcuno dovrà spiegare perché – l’acquisizione dei tabulati telefonici per individuare tutti quegli utenti che si sono ‘agganciati’ alla cella che ‘copre’ l’Umberto I tra le 12.30 e le 15, la raccolta di ogni traccia lasciata sul percorso che dal reparto maternità arriva al pronto soccorso, l’incrocio di tutte le testimonianze per ricostruire ogni movimento fatto dalla falsa infermiera all’interno della struttura sanitaria. Su questi punti si sta concentrando l’attenzione degli investigatori che dal pomeriggio sono al lavoro per trovare chi ha rapito il piccolo Luca.

Una corsa contro il tempo, la loro, convinti che la donna italiana tra i 35 e i 40 anni che ha portato via il neonato non sia una “sprovveduta”. Anche perché ha agito a sangue freddo, fermandosi a scambiare due parole con la mamma di Luca, e ha studiato attentamente la via di fuga, sapendo che la mezzora di tempo tra la sparizione del bimbo e l’allarme le sarebbe stata assolutamente sufficiente per far perdere le tracce. Ma non solo: conosceva bene il reparto maternità dell’ospedale, il che non esclude che abbia fatto dei sopralluoghi nei giorni precedenti e non ha fatto nulla per nascondere il suo volto, probabilmente certa che nessuno avesse potuto riconoscerla. Non il gesto di un folle, dunque, ma quello di una persona consapevole dei rischi che si sarebbe assunta. Il perché è tutto da decifrare e proprio le testimonianze di medici, infermieri e pazienti potrebbero rivelarsi importanti per ricostruire i movimenti della donna all’interno dell’ospedale e fornire qualche dettaglio che nei concitati momenti successivi alla scomparsa potrebbe essere sfuggito.

Al momento, inoltre, dalle informazioni raccolte tra i familiari di Fabio Cioffi e Annalisa Fortunato, i genitori del piccolo Luca, gli investigatori sembrerebbero escludere che chi lo ha portato via possa in qualche modo avere un legame con la famiglia o, comunque, che conoscesse i Cioffi. Anche per questo é già partito uno screening a tappeto nelle strutture sanitarie pubbliche e private della Campania con l’obiettivo di avere un quadro chiaro di quelle donne che vi si sono rivolte per affrontare problemi legati alla maternità. Perché non può essere escluso che chi abbia rapito il bambino lo abbia fatto non per venderlo (cosa che tra l’altro a Nocera Inferiore è già avvenuta, due anni fa, quando i carabinieri smantellarono un’organizzazione che vendeva neonati) ma per tenerlo. Non avendo possibilità di avere figli o di adottare bambini.

Certo è che se ci fossero state in funzione le telecamere all’interno dell’ospedale, forse qualche elemento in più gli investigatori lo avrebbero a disposizione. Il Codacons chiede di avviare un indagine, mentre il presidente della Società italiana di pediatria Alberto Ugazio parla di “episodio di di estrema gravità” e sottolinea che “l’attenzione alla sicurezza di un bambino deve essere una priorità assoluta nella gerarchia di azioni di accoglienza in una struttura sanitaria”.

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