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La morbosa inconfessabile gelosia di Sabrina Misseri per Sarah Scazzi, che lei non voleva perdere per Ivano: ipotesi di movente

di admin |7 Novembre 2010 9:52

Non ci siamo ancora. Il vero movente dell’uccisione di Sarah Scazzi non credo sia ancora venuto alla luce. E se l’arma del delitto è una cintura anziché una corda, allora la faccenda si complica. Ma andiamo per ordine.

Il movente è certamente sessuale, di bieca e animalesca gelosia, però non credo sia quello di cui si parla da settimane. Ma andiamo per ordine.

Era il 28 ottobre, il titolo era piuttosto forte e non lasciava adito ad equivoci, tanto da poter parere azzardato: “Sarah Scazzi. “Zio Michele, un burattino bugiardo (e innocente) agli ordini delle donne Misseri”. Purtroppo invece, stando alle ultime novità, non pare per nulla azzardato, anzi semmai decisamente azzeccato. Avevo dunque visto giusto, ma la piccola vanità, dato l’orrore dell’intera storia, non mi rende per nulla felice. La piccola Sarah, la faccia al vento della prima adolescenza, non ce la potrà rendere viva nessuno, nè a noi né ai suoi cari.

Ci sono però un paio di fatti che ci fanno tirare un sospiro per così dire di sollievo.

Il primo fatto è che l’assassinio commesso dalla cugina Sabrina Misseri rientra nella casistica dell’orrore per così dire più o meno normale, uno dei tanti, troppi,  casi di gelosia fuori controllo, belluina, che sfocia nel sangue. Il sospiro di sollievo – espressione fuori luogo, ma il lettore certo comprende il senso del suo uso – deriva dal fatto che dunque non c’è stato l’obbrobbrio di uno zio che prima ci tenta e poi, respinto, uccide per stuprare il cadavere. Versione, come abbiamo scritto con largo anticipo, totalmente incredibile, ma comunque rifilatata agli inquirenti e propinata all’opinione pubblica. Che come sempre accade in questi casi se l’è bevuta. Avidamente. Con annesso moto di orrore. Orrore supplementare.

Ora sappiamo invece che lo zio Michele, contadino della Puglia profonda e atavica qual è Avetrana, con sua nipote di appena 15 anni  non ci ha “tentato”, non l’ha uccisa e non l’ha stuprata a cadavere ancora caldo. E’ stato complice, sì, ma dopo e non prima. Non è stato cioè complice del delitto, ma del suo occultamento, il che è ben diverso. Il supplemento di orrore sgombera il campo e cede il posto al meno orribile orrore – mi si perdoni il gioco di parole – di una ragazza di 20 anni che uccide per gelosia, o per gelosie varie, al plurale, sua cugina. Stanto alle ultime notizie, ora siamo di fronte a un orrore più…di routine.

Il secondo elemento è che Michele Misseri in quanto padre si è addossato la colpa della figlia. Certo è una colpa, ma è pur sempre un padre che tenta di salvare la propria figlia. E tenta di salvarla non scaricando la responsabilità su terzi, magari a vicini di casa come successo a Cogne per tentare di salvare la madre assassina Annamaria Franzoni, ma addossandola a se stesso. Potrebbe persino parere un padre eroico, e in qualche modo lo è stato, sempre che stia raccontando finalmente la verità e non altre balle.

L’eroismo però è durato poco. Per fortuna. Per fortuna, sì, perché non è giusto che un innocente stia in galera e non è giusto che una assassina sia libera. Capace quindi anche di uccidere ancora.

Michele Misseri non è stato però solo un padre che ha tentato disperatamente di coprire la figlia fino ad assumersi la responsabilità di un atto atroce. E’ infatti anche una figura umana più complessa, molto più complessa: che ci trascina nelle latebre più profonde, insondabili, misteriose e buie dell’animo umano, quelle esplorate dai grandi romanzieri russi. La prima volta che ne ho parlato l’ho accostato subito al romanzo “Delitto e castigo”. Accostamento anch’esso non azzardato. Michele Misseri poteva tranquillamente continuare a starsene zitto, a recitare a beneficio di tv, giornali e rotocalchi la parte dello zio in lutto e in lacrime per la misteriosa scomparsa della nipotina. Chi glielo ha fatto fare di portare dai carabineri il telefonino di Sarah e di raccontare che lo aveva trovato? Chi glielo ha fatto fare di aprirsi da solo le porte della galera? Della galera per sé prima, e per sua figlia dopo.

Chi glielo ha fatto fare? Qui la volontà di farsi catturare per poter poi trovare la forza di confessare la verità mi pare evidente. Misseri oltre a buttar via il cadavere di Sarah poteva buttare nello stesso pozzo anche il telefonino, o distruggerlo col fuoco, farlo in mille e più pezzi a colpi di pietra o martello e non pensarci più. Poteva così farlo sparire, del tutto e definitivamente. Invece non lo ha fatto. Misteriosamente, non lo ha fatto. Finché, anzi, non ha finto di averlo trovato, scavandosi così la fossa da solo. Fossa per sé stesso, ma anche e soprattutto poi per la figlia. Roso dai rimorsi? Forse la faccenda è più complessa.

Sì, forse la faccenda è più complessa. Sia per Michele che per Sabrina. E’ difficile, credo, che un padre butti così a mare, o meglio in galera, una figlia, per quanto assassina. Se invece nel delitto fosse in qualche modo coinvolta anche la moglie, la madre matrona che comandava a bacchetta Michele e lo trattava come uno zerbino, lasciandolo dormire su una sedia a sdraio, lui che si faceva il culo quadro alzandosi alle tre e mezzo di notte per andare a lavorare nei campi dopo avere fatto le pulizie in casa, mentre lei se ne stava stravaccata nel lettone matrimoniale, allora forse il discorso cambia.

La molla che ha spinto Michele a farsi incastrare, anzi a incastrarsi da solo e ad accusare sua figlia, è più comprensibile. Un marito troppo e troppo a lungo umiliato dalla moglie, umiliato anche agli occhi delle figlie e di conseguenza inevitabilmente anche da loro, umiliato come una cane troppo bastonato, può alla fine ribellarsi. E mordere. Come un cane troppo bastonato, appunto. Mordere la figlia per mordere, anzi sbranare la “mogliera”, come si dice ad Avetrana.

E Sabrina? Mah. Sabrina… Gelosa? Sì, ma di chi? Gelosa di Ivano? Ammettiamolo. Ma davvero si uccide una persona, per giunta una cugina, per gelosia verso un ragazzo che si limita a qualche gesto d’affetto di fatto solo fraterno? Mah. Non so. Le cronache dicono che si uccide, sì, per gelosia, ma quando c’è già di mezzo il sesso. Esercitato. E non da poco tempo. Ma Ivano sesso non ne faceva né con Sabrina né con Sarah, a quanto pare anzi non ci pensava neppure da lontano. E allora?

E se Sabrina fosse stata gelosa in realtà proprio di Sarah? E se Sabrina non sopportasse di perdere proprio la sua naturale spontanea intimità con Sarah, che vedeva inesorabilmente allontanarsi in direzione del sesso maschile? In questa storia violenta di Avetrana la gelosia c’entra di sicuro, ma non credo proprio verso un qualunque Ivano, verso cioè una faccenda priva di sesso. La violenza implicita in un assassinio, consumato con le proprie mani strangolando la vittima, è scatenata di sicuro da faccende di sesso.

E siccome faccende di sesso qui non ce n’erano, non con ragazzi del paese o del circondario o di un altro altrove, è legittimo dubitare che possano essercene state nell’ambito parentale. Sabrina può avere soggiogato Sarah perché ancora ragazzina, nell’età in cui la sessualità non è detto che abbia già preso una strada univoca e precisa, nell’età in cui la confidenza con amiche può assumere facilmente curiosità e connotati sessuali. Molto probabilmente non si è trattato di sesso consumato, ma di quelle pulsioni giovanili che stordiscono fanno perdere la testa pur nella più assoluta formale castità.

Per questo. quando la cuginetta ha cominciato a “vendersi per due coccole”, cioè a crescere, a prendere le prime cotte per i ragazzi e a non volerne più sapere dell’innocente ma morbosa al tempo stesso intimità sessuale precedente, ecco che si può perdere la testa. Quando pareva che Michele Misseri ci “tentasse” con la nipotina ho ipotizzato che in Sabrina può essere scattata una molla di tipo incestuoso. Ora però la faccenda appare diversa. E come non credo si possa uccidere per coprire una toccata al sedere così non credo si possa uccidere per un Ivano, lontano e tutto sommato anche evanescente. Se la gelosia per Ivano c’entra qualcosa, è solo una piccola componente del groviglio di sentimenti profondi quanto inconfessabili e violenti che hanno armato la mano di Sabrina.

Veniamo all’arma del delitto, che ora pare sia una cintura, dei pantaloni di Misseri padre e zio. Strangolare una persona con una cintura è più difficile che con una corda. In ogni caso, è impossibile che Sarah non si sia difesa, e con accanimento, lasciando segni sia sul corpo di Sabrina che sul proprio. A meno di essere stata prima stordita con un colpo magari in testa, del quale però dovrebbe esserci traccia sul cadavere, Sarah deve essere stata tenuta ferma da qualcun altro mentre Sabrina la strangolava. A questo punto credo che l’altra bella addormentata nel bosco, la madre matrona che ufficialmente prima non c’era e poi però se c’era dormiva, avrà qualcosa in più da spiegare agli inquirenti, e non solo perché la cintura pare sia stata trovata proprio nel bagagliaio della sua auto.

La presenza di una cintura da pantaloni però non quadra. Perché usare una cintura, che dovrebbe essere verosimilmente prelevata a bella posta da un armadio o comunque da un mobile o sfilata dai pantaloni. Anche ammesso che la cintura fosse già sfilata e a portata di mano, per strangolare qualcuno viene più naturale e immediato usare le braccia e le mani, e Sabrina ne aveva di robuste e bene adatte, oppure si ricorre ai coltelli da cucina. Strangolare qualcuno con una cintura non è facile. A meno che la cintura non sia inserita nel suo passante di metallo e usata quindi come un cappio. Ma allora per metterla attorno al collo di una persona bisogna che tale persona, se non è già stata stordita, sia consenziente. Ma una cintura cappio al collo nessuno se la fa mettere, se non per gioco. Che tipo di gioco? Sessuale? Può darsi. Perché, altrimenti? Per giocare a fare il cagnolino di Sabrina?

Ma se le ragazze di lì a poco dovevano andare al mare? E a quell’ora del pomeriggio^

Come si vede, comunque la si giri, l’uccisione di Sarah ha una molla malsana, nasconde un bolo velenoso, che non è certo la gelosia per un Ivano qualunque.

La storiaccia di Avetrana ha però altri aspetti orribili. Il primo è che nessun cronista, opinionista, maitre à penser o esperto da salotto blablablà televisivo ha mai messo in dubbio le versioni di Sabrina prima e di suo padre dopo. Per fortuna gli inquirenti sono dei professionisti seri, con i piedi per terra e la testa sul collo, tanto da sembrare inventati da uno scrittore o scrittrice del nord Europa più che dai giallisti nostrani dominati dalla lamentosità mediterranea. E gli investigatori hanno intuito la verità fin dalle prime battute. Il secondo aspetto orribile è che i mass media, tv in testa, dopo avere rinunciato a usare il cervello hanno dato vita a una spettacolarizzazione che ha permesso di lucrare quattrini a chi aveva le mani sporche di sangue o almeno di cadavere. Fosse stata esteticamente meno improponibile, a Sabrina si sarebbero spalancate le porte della televisione… Grande fratello? Velina? Meteorina? Letterina? Magari fino alla scuderia del bunga bunga?

Amara consolazione: c’è stata risparmiata una messinscena di durata trentennale come quella costruita ad arte su Emanuela Orlandi, la bella ragazzina vaticana scomparsa nel giugno dell’83. Già li vedo i mitomani e i mass media bere e far bere ingordamente la notizia: “Sarah Scazzi rapita dagli iraniani…”. E rapita perché? Perché dagli iraniani? Ma è ovvio: “Per essere scambiata con Sakineh”.

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