Un gruppo di esperti ha esaminato campioni di tessuto di diversi delfini ed è emerso che molti di loro presentavano tracce di Fentanyl e altri tipi di droghe. Questo studio è stato condotto a distanza di poche settimane da un’altra scoperta, quando alcuni ricercatori hanno individuato la presenza di cocaina nei corpi degli squali al largo delle coste sudamericane.
Già nel 2020 un gruppo di ricercatori, analizzando i livelli ormonali nei delfini attraverso i campioni del loro tessuto adiposo, aveva identificato la presenza di grosse e preoccupanti quantità di farmaci. Questa scoperta ha spinto la biologa Anya Ocampos, e il suo team di esperti, ad approfondire la questione. L’idea, infatti, era quella di stabilire quanto fosse estesa la contaminazione.
Esaminando i campioni di tessuto di 89 delfini con uno spettrometro di massa, si è arrivati a rintracciare il Fentanyl in 24 delfini del gruppo analizzato. Dai test, inoltre, è emersa la presenza anche del meprobamato, uno psicofarmaco con effetto sedativo, e del carisoprodol, un farmaco utilizzato per i dolori muscolo-scheletrici. I delfini, non bevendo acqua di mare, potrebbero aver assimilato questi farmaci, e i loro composti chimici, tramite assorbimento cutaneo.
Conosciuta anche come “la droga degli zombie”, il Fentanyl nasce come farmaco usato nella terapia del dolore. Nel corso degli anni, però, l’assunzione impropria e illegale di questo farmaco è cresciuta moltissimo, soprattutto negli Stati Uniti. Utilizzato in medicina per il trattamento delle forme di dolore più importanti, il farmaco appartiene alla stessa famiglia della morfina e dell’eroina, pur essendo decisamente più potente di entrambi.
Dara Orbach, che si occupa di mammologia presso la Texas A&M University, ha affermato: “I prodotti farmaceutici sono diventati microinquinanti emergenti e rappresentano una preoccupazione globale crescente, poiché la loro presenza è stata segnalata negli ecosistemi di acqua dolce, nei fiumi e negli oceani di tutto il mondo”.
Nonostante non sia ancora noto il motivo di una presenza così massiccia di droga nel Golfo del Messico, si stanno valutando tutti i rischi. Questi poi si aggiungono a un livello di contaminazione già alto per altri specifici fattori, come per esempio la presenza di plastica, le fuoriuscite chimiche, il traffico navale, l’inquinamento acustico e i cambiamenti climatici. Tutto questo fa parte di un quadro molto più ampio di contaminazione al quale delfini e balene, e non solo, vengono esposti in maniera cronica, con il rischio che la loro salute, e la loro riproduzione, vengono danneggiate per sempre.
“L’esposizione cronica ai prodotti farmaceutici, e i loro effetti cumulativi sui mammiferi marini, non sono ancora del tutto compresi. Tuttavia, la loro presenza in tre popolazioni di delfini nel Golfo del Messico sottolinea la necessità di studi su larga scala per valutare l’entità e le fonti della contaminazione”, ha commentato Dara Orbach.
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