Si estingue il “seme” italiano: maschi svuotati di spermatozoi.

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 15 Aprile 2011 - 14:43 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Che gli italiani facessero pochi figli è un fatto noto. Ma che i maschi italiani non fossero più “buoni” a far figli è una novità. Nelle coppie infertili la maggior parte delle volte il colpevole è l’uomo. Il dato, presentato come eclatante e nuovo perché riferito a statistiche del 2010, è la base dell’allarme lanciato al 60° congresso della Società degli urologi del Nord Italia (Suni), in corso a Bologna. Colpa dell’inquinamento, dello stress, di comportamenti sessuali a rischio e di patologie come il varicocele.

Nelle coppie che non riescono ad avere figli il 55% delle volte la responsabilità va ascritta al maschio. Potrebbe sembrare poca cosa, per procreare bisogna essere in due, regolare che le volte che non ci si riesce la colpa sia di uno dei due, un 50% di responsabilità all’uomo e altrettanto alla donna. Un 5% di più certo che intacca il mito del macho italiano, ma a livello statistico assomiglia ad un’inezia. Inezia che assume le proporzioni di una montagna se i dati emersi dall’ultimo studio vengono affiancati ai dati raccolti dal 1940 in poi. Settanta anni fa la concentrazione media degli spermatozoi era di 113 milioni. Dopo cinquant’anni, nel 1990, la cifra era scesa a 66 milioni. Oggi, dopo soli venti anni, di quei 66 milioni ne rimarrebbero circa la metà, 30 milioni. La curva discendente osservata sul lungo periodo cade verticalmente. Considerando che per fecondare un ovulo basta uno spermatozoo ma ne servono milioni perché quel singolo riesca nella sua missione riproduttiva si capisce la grandezza, persino la drammaticità del dato. Di questo passo si estingueranno gli italiani.

La colpa, come si dice, è della vita moderna. Una banalità e un luogo comune che però concorrono a rendere ancor più definitiva la sentenza. Le cause sono l’inquinamento atmosferico, l’alimentazione scorretta, il fumo e l’alcool, lo stress, le condizioni di lavoro e gli stili di vita non sani e, ovviamente, comportamenti sessuali a rischio che fanno aumentare il rischio di contrarre patologie che possono compromettere il funzionamento dell’apparato riproduttivo. Cause che nella maggior parte dei casi sembrano essere ineliminabili. Difficile eliminare lo stress, difficilissimo eliminare l’inquinamento.

Questo contesto di situazioni a rischio produce una serie di patologie andrologiche che finiscono per incidere sulla capacità riproduttiva dell’uomo e, se non diagnosticate e curate per tempo, possono portare all’infertilità: varicocele, infezioni sessuali, tumori, prostatiti croniche, disturbi dell’erezione e dell’eiaculazione. Il guaio, si è detto al congresso di Bologna, è che questi problemi sono sempre più diffusi tra i giovani: “Un giovane su quattro con problemi riproduttivi – ha detto Giuseppe Martorana, presidente del congresso e direttore della Clinica urologica della Università di Bologna – mostra tracce di lesioni da infezione cronica alla prostata, aspetto che fa pensare che si sarebbero potuti prevenire”.

Se alle cause “ineliminabili” si sommano l’imprudenza e l’ignoranza medica diffusa tra i giovani diventa chiaro come la situazione sia destinata a peggiorare. E se il ritmo di peggioramento rimane quello degli ultimi venti anni, con buona pace dei leghisti, gli immigrati invece che respingerli dovremmo invitarli.