Stardust conferma la presenza di acqua sulle comete: è liquida anche alle gelide temperature spaziali

ROMA – Che nelle comete fosse presente acqua non è una novità, ma ciò che ha sorpreso gli scienziati Nasa è la presenza di acqua allo stato liquido nonostante le basse temperature che lasciavano presupporre la sola presenza di ghiaccio. I campioni della cometa Wild-2 raccolti dalla missione Stardust e analizzati da Dante Lauretta, dell’università dell’Arizona, rivoluzioneranno la concezione delle comete, che non sarebbero più descrivibili come “palle di ghiaccio e polvere”, che portano nello spazio i mattoni della vita come aminoacidi e batteri.

“Al momento era impensabile che sulle comete potesse formarsi dell’acqua allo stato liquido”, ha spiegato Lauretta nella ricerca pubblicata sul giornale Geochimica et Cosmochimica Acta, ma analizzando la polvere ed i grani raccolti sulla superficie della cometa il gruppo di ricerca ha scoperto la presenza di minerali che si formano solo in presenza di acqua liquida, che ha indotto gli scienziati a ritenere che “ad un certo punto della sua storia, la cometa abbia presentato delle pozze d’acqua”.

La presenza di tali minerali, come i solfuri di ferro e rame, lasciano pensare che sulle comete ci siano delle fonti di calore, poiché questi minerali solfurei sono tipici di temperature comprese tra i 50 e i 200 gradi celsius, mentre sulle comete le temperature tipiche superficiali sono di diversi gradi sotto zero. Anche la presenza si cubanite su Wild-2 conferma la presenza di acqua liquida, infatti il minerale è estremamente raro nello spazio e si manifesta in due forme che differiscono per la temperatura a cui viene prodotto, e quello rinvenuto sulla cometa in oggetto è tipico di temperature intorno ai 210 gradi celsius, altra evidenza di fonti di calore sulle ‘gelide’ comete.

Il team di Lauretta e Eve Berger, coautore della ricerca, sostiene che le modalità con cui sulla cometa si sviluppi calore sufficiente a garantire l’esistenza di acqua allo stato liquido sono due: attraverso collisioni con oggetti celesti, che liberando calore sciolgono l’acqua e formano nell’impatto delle pozze in cui velocemente si formano i solfiti, oppure dal decadimento di materiali radioattivi già presenti sul corpo celeste, processi che liberano il calore necessario alla formazione dei minerali.

Le comete sono da sempre ritenute oggetti che si formarono alla nascita del sistema solare e che cominciarono a vagare nello spazio quando ancora il nostro sistema non era altro che un ammasso di gas caldi e polvere in cui i pianeti non avevano visto ancora la luce del Sole, ma i risultati mostrano dei processi chimici e di riscaldamento di tali corpi celesti che sembrano riscriverne la storia geologica.

“Quello che abbiamo scoperto ci fa guardare le comete in un modo del tutto diverso. Lo studio di questi oggetti va affrontato con particolare attenzione ad ognuno dei corpi celesti ed alla sua particolare storia geologica”, ha precisato Lauretta, le cui parole manifestano l’importanza dello studiare tali “palle di ghiaccio ed acqua”che gelosamente custodiscono i segreti dell’universo primordiale e della vita come noi la conosciamo, vita che per formarsi e svilupparsi ha bisogno di acqua allo stato liquido.

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