Privatizzazione delle spiagge: il nodo che blocca il decreto sviluppo al Quirinale

ROMA – Il contestato articolo sulla privatizzazione delle spiagge italiane sembrerebbe aver fermato l’entrata in vigore del Decreto Sviluppo varato dal governo lo scorso 5 maggio. Il testo, ancora da firmare, è ancora al Quirinale dove sarebbero in corso approfondimenti degli uffici legislativi sul diritto di superficie, la contestatissima norma introdotta dall’articolo 3 del nuovo testo, che estende la concessione delle spiagge a 90 anni, concedendo anche la possibilità di demolire e ricostruire i manufatti esistenti.

“Il decreto è alla firma del presidente della Repubblica, aspetteremo da lui quello che deciderà”, dice il ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla. Il ministro sostiene che “il diritto di superficie per le concessioni balneari non andrà minimamente ad incidere su tutte quelle che sono le normative vigenti in termini di tutela della costa, del paesaggio e in termini urbanistici ed edilizi”.  Forse, prosegue Brambilla, “il fatto che il testo non sia ancora stato diffuso ha generato qualche malinteso. Ho letto certi frasi come cementificazione: ma stiamo scherzando? Il Governo ha nominato un ministero del Turismo proprio per tutelare il nostro patrimonio, le nostre bellezze artistiche, paesaggistiche e architettoniche”.

Intanto a Milano, dove si trova per la campagna elettorale, anche il leader radicale Marco Pannella interviene sulla rovente questione del diritto di superficie, contestatissimo anche da Legambiente e Wwf. “Tremonti è il berlusconismo che Berlusconi non ha mai inaugurato, che dà la possibilità di fare le cose peggiori”, attacca Pannella, che poi chiarisce: con le concessioni a 90 anni “in pratica si rendono private spiagge pubbliche. Mi chiedo, dopo le spiagge venderanno anche le montagne e i laghi?”.

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