Spotify fa guerra agli utenti che usano le app craccate Spotify fa guerra agli utenti che usano le app craccate

Spotify down, guerra agli utenti che usano le app craccate

Spotify fa guerra agli utenti che usano le app craccate
Spotify lancia la guerra agli utenti che usano le app craccate

NEW YORK – Spotify si prepara a sbarcare in Borsa ma fa i conti con un down che ha coinvolto nelle ultime ore migliaia di utenti in tutto il mondo, che non sono più riusciti a raggiungere la piattaforma di  streaming musicale.

Secondo quanto spiega il sito Tecnoandroid, non si sarebbe trattato di un problema legato alla recenti misure anti-pirateria ma di un bug non meglio specificato che ha provocato l’errore 503 Service Unavailable.

In seguito al down molti utenti sono passati sui device mobili ma hanno scoperto che gli account che avevano usato l’app in modo illegale erano bloccati. La stessa Spotify avrebbe inviato alcune email di avvertimento agli utenti che utilizzavano app non ufficiali, craccate, minacciando la chiusura o la sospensione dei loro account.

Questo incidente arriva alla vigilia dello sbarco della società svedese a Wall Street. Per l’occasione Spotify ha organizzato un investor day in cui il prezzo iniziale delle sua azioni sarà determinato grazie ad un meccanismo inusuale: quello della quotazione diretta.

Addio dunque al tradizionale road show che di solito accompagna una Initial public offering (Ipo), con l’ambizione dell’azienda svedese di democratizzare l’accesso in Borsa, rendendolo più trasparente. L’evento sarà online e il prezzo di esordio sarà fissato dal mercato in base alla domanda e all’offerta.

La domanda di offerta pubblica avanzata alla Sec ammonta a un miliardo di dollari. Una valutazione forte dei numeri che parlano di 159 milioni di utenti al mese in oltre 60 Paesi e di 71 milioni di abbonati premium che possono accedere a tutte le prerogative della app. Cifre che rappresentano circa il doppio – affermano a Spotify – di quelle del più diretto concorrente, Apple Music.

Dal 2015 al 2017 c’è stato un vero e proprio boom dell’azienda passata, si legge nella documentazione presentata alla Sec, da 1,9 miliardi di euro di ricavi a 4,09 miliardi di euro, con un tasso annuo di crescita del 45%. Tuttavia nel 2015, nonostante Spotify non abbia rivali in grado di contrastare il suo dominio, le perdite nette erano di 230 milioni e nel 2016 di 1,23 miliardi di euro. Mentre l’anno scorso l’azienda ha chiuso con un rosso di 324 milioni di euro.

Ecco allora che l’approdo al New York Stock Exchange viene visto come una svolta che può risolvere tutti i problemi, con grandi possibilità di ulteriore crescita che possono aumentare la capacità di competere con avversari sempre più agguerriti: non solo Apple, che di recente ha acquistato Shazam, ma anche Amazon. Certo, quella della ‘quotazione diretta’ è una strada molto più rischiosa di quella solitamente intrapresa per un’ipo. Ma promette per il colosso di Stoccolma di essere più lucrativa.

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