Svelò segreti atomo, trascorsi 60 anni dalla morte di Enrico Fermi

Enrico Fermi
Enrico Fermi

ROMA – Riuscì a trovare le ‘chiavi’ per aprire il nucleo atomico e tirarne fuori l’immensa energia che custodisce. Sono trascorsi 60 anni dalla morte di Enrico Fermi, uno dei più importanti fisici del secolo, fondatore dei ‘Ragazzi di via Panisperna’, esiliato negli Usa per le leggi razziali, premio Nobel nel 1938 e uno dei padri dell’atomica.

“E’ stato forse l’ultimo grande fisico – ha spiegato Enzo Marinari, fisico dell’Università Sapienza di Roma – uno scienziato a tutto tondo, raffinatissimo matematico e grandissimo sperimentatore. Un tipo di figura difficile da trovare oggi dove la scienza è molto settoriale e specializzata, basti pensare che al Cern lavorano circa 4000 persone per ottenere un solo risultato”.

Nato nel 1901 a Roma, Enrico Fermi ha dato un contributo fondamentale nella comprensione del nucleo atomico, tanto che le particelle elementari che costituiscono la ‘materia’ sono state chiamate fermioni. Laureatosi a Pisa, collaborò in vari istituti europei e nel ’26 si trasferì a Roma nell’Istituto di fisica della Sapienza coordinando un gruppo di giovani e brillanti fisici, i celebri Ragazzi di via Panisperna. Nel ’38 ricevette il premio Nobel e decise di lasciare l’Italia a causa delle leggi razziali trasferendosi così negli Usa dove continuò il suo lavoro.

A Chicago realizzò il primo reattore nucleare a fissione e collaborò alla realizzazione della bomba atomica. “Con la sua eclettica genialità –

commentato Fernando Ferroni, presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) – ha dato contributi fondamentali a svariati ambiti della fisica: dallo studio del nucleo atomico, ai meccanismi di accelerazione dei raggi cosmici, fino a dare inizio alle ricerche in fisica subucleare. L’indagine al cuore dell’atomo, che gli è valsa il Nobel, è stata all’origine della fisica delle particelle”.

 

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