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Terrapiattisti, negazionisti: ricerca svela che cervello può essere legato al valore di un feedback rispetto ai fatti

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Terrapiattisti, negazionisti: ricerca svela che cervello è legato al valore di un feedback rispetto ai fatti

ROMA – Alcune persone nonostante le prove schiaccianti che dimostrino quanto le loro convinzioni siano errate, come ad esempio i Terrapiattisti o i negazionisti dell’Olocausto oppure del cambiamento climatico, sono fermamente convinte di essere nel giusto e, anche se sconcertante, non cambieranno mai idea. Ma il motivo, secondo gli psicologi dell’University of California, potrebbe aver a che fare con il modo in cui si valuta un’opinione rispetto alle prove concrete.

In un nuovo studio hanno scoperto che le reazioni positive o negative che scaturiscono in risposta alle opinioni di altre persone tendono a avere più peso dei dati logici o scientifici, scrive il Daily Mail. Questo feedback, che può svolgersi negli scambi personali o attraverso i social media, in una persona può rafforzare la certezza nelle proprie convinzioni.

“Quando si pensa di essere ferrati su un argomento, anche se di fatto non è così, è meno probabile che ci sia curiosità nell’esplorarlo ulteriormente e la persona non scoprirà quanto realmente ne sappia poco”, sostiene l’autore principale dello studio Louis Marti.

Nello studio, i ricercatori dell’Università della California, Berkeley hanno reclutato più di 500 adulti per svolgere un compito online su Amason’s Mechanical Turk, una piattaforma di crowdsourcing.

Nel corso dell’esperimento i partecipanti dovevano esaminare diverse combinazioni di forme e identificare “Daxxy”, un oggetto inventato.

Ai partecipanti non è stata data alcuna informazione sulle caratteristiche della forma, ma solo il riscontro di una risposta sbagliata o corretta mentre giocavano. E i ricercatori hanno scoperto che prendevano in considerazione solo il feedback più recente e non le informazioni cumulative.

I partecipanti hanno costantemente basato la loro certezza sulle ultime quattro o cinque ipotesi fatte durante il gioco.

“Ciò che abbiamo trovato interessante è che potevano sbagliare le prime 19 ipotesi di fila, ma se indovinavano le ultime cinque si sentivano molto sicuri”, ha osservato Marti. “Non che fossero distratti, stavano imparando che cosa fosse un Daxxy, ma non stavano utilizzando la maggior parte di ciò che avevano appreso per comunicarlo alla loro certezza”. “Se l’obiettivo è arrivare alla verità, la strategia di utilizzare il feedback più recente, in luogo di tutti i dati accumulati, non è la migliore”.

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