Madoff dei Parioli, la compagna di Lande: “Lo scudo fiscale ci rovinò”

Pubblicato il 13 Aprile 2011 - 12:00 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Lo scudo fiscale avrebbe ostacolato il meccanismo delle truffe che ha travolto la “Roma bene”. La tesi, secondo quanto hanno scritto Fiorenza Sarzanini e Lavinia Di Gianvito sul Corriere della Sera, sarebbe stata portata avanti da Raffaella Raspi, la compagna di Gianfranco Lande, noto come il “Madoff dei Parioli”, quando è stata interrogata dal giudice Simonetta D’Alessandro.

I primi problemi, avrebbe detto la Raspi secondo quanto riportato nell’articolo, sarebbero sorti nel 2008, ma il vero disastro, scrivono le due giornalista, viene provocato dallo scudo fiscale: “Nel 2009, quando si è profilata l’idea del decreto sullo scudo, io e mio fratello ci siamo resi negativi perché riguardava sei, settecento clienti, e la nostra struttura non era pronta a far fronte ad una massa così grande, in così breve tempo. Il secondo punto era che i titoli in mano a questi clienti erano di difficile negoziabilità: fondi offshore, non quotati. Magari nel 2004 non sarebbe stata la stessa cosa, ma nel 2009 era così… Invece il fatto che Torregiani dicesse “Scudate perché così finalmente recuperate i vostri soldi e state tranquilli”che cosa ha fatto? Ha fatto sì che questi clienti abbiano scudato entro dicembre e dal primo gennaio, in massa, richiesto tutta la liquidità possibile”.

Stando alle indagini condotte dalla guardia di finanza, proseguono Sarzanini e Di Gianvito, le banche coinvolte nella vicenda non avrebbero seguito le procedure antiriciclaggio: “Nella truffa da 300 milioni la maggior parte del denaro sarebbe transitata su un conto della Carispaq aperto fin dal ’ 94, quando Lande e soci hanno iniziato a investire i soldi di nobili, professionisti e vip. «Per il periodo compreso dal 2006 al 2008 — si legge in un’informativa del Nucleo valutario— risultano 415 movimenti di capitale per diversi milioni di euro, e precisamente per l’anno 2006 euro 16.009.693,00 con natura “denaro importato in precedenza”, per l’anno 2007 euro 17.747.020,00 con natura “finanziaria”e per l’anno 2008 euro 13.939.156,00 con natura “finanziaria”ed euro 725.080,00 con natura “corrente mercantile”». Dunque i broker finiti in carcere usavano il conto della Carispaq per diversi scopi ma, stando ai risultati dell’inchiesta, la banca non avrebbe mai fatto le segnalazioni previste dalle norme antiriciclaggio. Neppure quando i promotori hanno versato cifre a molti zeri”.