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Tumori, il tribunale di Cagliari alla Asl: “La cura Di Bella la pagate voi, anche se non funziona”

di Emiliano Condò |30 Dicembre 2010 12:41

Libertà di cura a spese dello Stato, anche se la cura non funziona e anche se tutte le sperimentazioni hanno fallito. Il Tribunale di Cagliari ha infatti riconosciuto ad un paziente il diritto di curarsi con il metodo Di Bella obbligando la Asl al pagamento delle spese. ”Il diritto alla salute, in quanto diritto costituzionale, deve essere garantito ai cittadini anche quando i farmaci indispensabili per la cura non sono ricompresi nei protocolli ufficiali. Non solo. Non può esserci alcuna ragione di carattere economico da parte dell’Asl per giustificare il mancato sostegno. Il riconoscimento di questo principio, ribadito dai Giudici del Tribunale di Cagliari nei confronti dell’Asl 8, consentirà a una famiglia finita sul lastrico per pagare le cure (anche quelle Di Bella) a un familiare, poi deceduto per tumore, di essere risarcita di tutte le spese mediche sostenute”.

Lo ha spiegato Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione Socialismo Diritto Riforme. ”E’ stato appurato che l’uomo durante l’assunzione dei farmaci negati dalla Asl ha migliorato le proprie condizioni di vita”, ha sottolineato Caligaris, con riferimento alla sentenza ottenuta dall’avv. Graziella Massidda a cui si erano rivolti il paziente e i suoi familiari nel 2006.

”Il caso – ha aggiunto l’avv. Federica Sanna Argiolas che, come collaboratrice dell’ avv. Massidda ha divulgato la notizia alla stampa – si lega casualmente alla cura Di Bella. Il malato, affetto da un carcinoma epidermoide infiltrante in stato avanzato con metastasi linfoghiandolare e polmonare, consapevole di essere ormai prossimo alla fine, temendo di dover dipendere dai familiari anche per le incombenze quotidiane più elementari, decise nel 2006 di intraprendere il metodo Di Bella. L’assistito ne trasse un rapido miglioramento che supero’ anche le piu’ rosee aspettative. Riacquistò infatti progressivamente quell’autonomia che credeva ormai persa per sempre”.

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