Un nuovo tipo di fissione nucleare: presentato il test a Torino

ROMA – Pacchetti di onde che colpiscono materiali di tipo diverso generando energia: e' il nuovo tipo di fissione nucleare presentato oggi nel Politecnico di Torino, nel convegno organizzato organizzato dall'Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (Inrim) e dall'associazione Solidarieta' e Sviluppo.

''E' un campo di ricerca del tutto nuovo, chiamato fissione piezonucleare'', ha detto l'autore dello studio, Alberto Carpinteri, ordinario di Scienza delle costruzioni del Politecnico di Torino e presidente dell'Inrim. ''Stiamo considerando fenomeni nucleari finora considerati 'clandestini' e si sta aprendo una nuova fase di ricerca''.

E' un nuovo volto della fissione, quello che si sta studiando, nel quale pacchetti di onde chiamati ''fononi'' provocano la separazione di nuclei di elementi leggeri (ossia con un numero atomico pari o inferiore a quello del ferro). Ad esempio, la scissione del ferro puo' produrre due nuclei di alluminio oppure un nucleo di silicio ed uno di magnesio.

In quattro anni di ricerche sono stati condotti test su materiali molto diversi, come marmo, granito, basalto e magnetite. ''Abbiamo osservato che nel corso di questo processo viene liberata energia sotto forma di neutroni'', ha proseguito Carpinteri.

Una volta scissi, rilevano i ricercatori, i nuclei degli elementi leggeri ''emettono neutroni e diffondono onde elettromagnetiche, producendo energia senza emissione di raggi gamma e senza scorie radioattive''.

Nell'esperimento presentato oggi a Torino un campione di pietra di Luserna, tipica del Piemonte, e' stata compressa fino al puto di rottura, fino ad emettere una quantita' di neutroni 100 volte superiore al fondo naturale.

E' presto per parlare di eventuali applicazioni, ha detto Carpinteri, ma secondo l'esperto, l'energia potrebbe non essere l'unico banco di prova di questo nuovo campo di ricerca. L'emissione di neutroni legata ai terremoti, per esempio, potrebbe in futuro entrare a far parte dei segnali precursori dei terremoti finora noti. Alla luce dei nuovi dati, infine, potrebbero essere anche rivisti gli attuali modelli del ciclo del carbonio.

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