Veneto, antidoping agli operai: l’1,7% fa uso di cannabis o cocaina

L’1,7% degli operai veneti farebbe uso di sostanze stupefacenti: a rilevarlo una ricerca del dipartimento delle Dipendenze dell’Ulss 20 di Verona condotta lo scorso anno nei laboratori dell’ospedale Fracastoro di San Bonifacio.

Sono stati esaminati circa 4 mila operai che svolgono mansioni a rischio, provenienti da Verona e provincia ma anche da aziende del padovano e del vicentino: si tratta di maschi, 97%, e di nazionalità italiana, 88.8%. Di questi, l’1,7%, tutti maschi, è stato trovato positivo alle droghe: sono uomini gran parte nella fascia d’età che va dai 40 ai 44 anni, nessun minorenne.

Nell’81% dei casi sono stati trovati positivi alla cannabis, nel 12,5% agli oppiacei e alla cocaina il 6,5%. Dallo scorso settembre, inoltre, sono stati segnalati direttamente dai medici aziendali al dipartimento delle Dipendenze dell’Ulss 20 53 lavoratori. Compito del Dipartimento era quello di verificare l’eventuale stato di tossicodipendenza nel lavoratore.

Delle persone prese in carico è stata accertata una tossicodipendenza nel 6% dei casi. Per il 18% invece, si tratta di uso abituale mentre la fetta più grossa di lavoratori segnalati, il 60%, è risultato fare delle droghe un uso occasionale. L’indagine ha rilevato che nel 16% dei casi non è stato possibile fare alcuna diagnosi perché le persone non si sono presentate agli appuntamenti fissati dai medici del Dipartimento.

Per l’Ulss i rischi sul lavoro per queste persone sono altissimi, anche nel caso di uso sporadico. Le sostanze, anche consumate occasionalmente, possono alterare le funzioni cognitive fino a 100 giorni dal consumo, ”ottenebrando di fatto le normali capacità delle persone e le loro performance sul lavoro – spiega Maurizio Gomma, Direttore del SerD 1 del Dipartimento delle Dipendenze – Benché siano ancora parziali e nonostante alcuni aspetti metodologici debbano ancora essere chiariti, i dati sembrano in linea con quelli nazionali”.

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