Yara e un mistero lungo nove chilometri: quale telefono ha agganciato la cella di Chignolo?

Yara Gambirasio

BREMBATE SOPRA (BERGAMO) – Il mistero di Yara Gambirasio è lungo nove chilometri, lo spazio da Brembate Sopra fino a quel campo di Chignolo d’isola dove è stata trovata morta e riconosciuta grazie all’apparecchio per i denti.

In quella cella telefonica è nascosto probabilmente l’assassino della ragazzina atleta scomparsa nel nulla tre mesi fa esatti. C’è chi dice che la verità è dentro il suo amato palazzetto dello sport, tra chi l’ammirava allenarsi, tra chi forse la conosceva bene e ha deciso di agire alla fine.

Se solo un telefonino si fosse agganciato con Chignolo d’Isola, se solo avesse percorso quei nove fatidici chilometri, l’assassino di Yara potrebbe avere un nome, un volto.

Davvero, come in tanti sospettano, la piccola è stata uccisa subito dopo essere stata presa? Cosa è successo quella sera del 26 novembre appena uscita dalla palestra? Se Yara è stata ferita a morte, con sei coltellate, dopo avere lottato, uccisa quindi nell’immediatezza della sua scomparsa, bisogna accertare se un telefono, o forse più si sono collegati tra le 18:30 e le 19 di quel pomeriggio di tre mesi fa alla cella di Brembate che ‘copre’ la zona dove si trova la palestra da cui Yara è uscita senza più fare ritorno a casa viva.

Più difficile che siano le telecamere della zona a dare qualche elemento utile nell’immediato. E’ una ricerca complicata quella che gli inquirenti devono compiere sulle molte ore di immagini acquisite dalle telecamere della zona è stato trovato il cadavere. Il campo incolto alla periferia di Chignolo d’Isola si trova al limitare di una grande azienda metalmeccanica, che dispone lungo tutto il perimetro di diverse telecamere. Sabato pomeriggio, nelle immediatezze del ritrovamento, gli investigatori hanno contattato i titolari e i responsabili della sicurezza per scaricare i filmati. Molte ore di registrazioni, tutte quelle disponibili risalendo indietro nelle settimane e che per fortuna, secondo indiscrezioni, l’azienda aveva a disposizione.

La strada asfaltata in cui sorgono le grandi ditte che si trovano non lontano dal luogo del ritrovamento, via Bedeschi, che sfocia proprio nei campi dove sono stati trovati i resti, è praticamente videosorvegliata da un lato e dall’altro proprio per la presenza di queste attività commerciali. Però le telecamere, quasi tutte, guardano verso l’interno o verso i cancelli perimetrali, dato che ovviamente sono state pensate in funzione anti intrusione, e non per il controllo del territorio. Tra le telecamere della ‘Rosa & C.’, però, ce n’è una, quella che si trova sopra gli uffici, all’incirca davanti al cancello carraio, che, dovendo inquadrare l’ingresso, proietta il suo sguardo in direzione della strada antistante. E’ proprio sulle immagini che provengono da questa telecamera che si concentrano le attenzioni degli investigatori, nella speranza di notare qualche passaggio ”significativo”, intendendo probabilmente l’auto di qualche personaggio già rientrante nella rosa dei possibili sospettati.

Un ago in un pagliaio, apparentemente, dato che, almeno nel fine settimana, la zona è presa d’assalto da centinaia di giovani che si dirigono nella vicina discoteca per passare la serata. Infatti da sabato pomeriggio nelle attenzioni degli inquirenti è entrata anche la grande discoteca che si trova a poco più di cento metri dal campo incolto dove sono stati trovati i resti. Il locale, denominato ‘Sabbie mobili’, secondo quanto riferito dalla gente del posto, concentra le sue serate soprattutto nel fine settimana, e attira centinaia di giovani. Secondo molte testimonianze di residenti, però, via Bedeschi viene frequentata, forse proprio per la presenza di un locale che attira i giovani, da molti ragazzi che approfittano della zona isolata per appartarsi al limitare dei campi.

”Qui gira brutta gente la sera – dice un passante con il cane -, in molti si drogano e quindi è diventato un posto insicuro, lo sanno tutti”. Al di là delle paure della gente, però, rimane il fatto che gli investigatori, da sabato pomeriggio, non possono scartare la pista dei frequentatori della zona. L’assassino, infatti, avrebbe potuto abbandonare il cadavere di Yara in quei campi proprio perché aveva dimestichezza con la zona.

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