Dieci memorabili intro di basso: Jaco Pastorius, The Clash, Tal Wilkenfeld... Blitz Quotidiano. Foto ANSA
La sezione ritmica di una band è sempre molto importante nell’arrangiamento di una canzone. E spesso è molto importante nello specifico per le introduzioni dei brani. Eppure non sono moltissimi i casi in cui a basso e batteria vengono affidate delle vere e proprie introduzioni.
Per quanto riguarda la batteria, vi rimando all’articolo 10 fantastiche intro di batteria. Qui invece voglio proporvi 10 memorabili intro di basso. I bassisti e gli appassionati dello strumento troveranno pane per i loro denti. Tutti voi altri avidi ascoltatori di musica potrete trovare proposte di ascolto interessanti e un’occasione per ascoltare davvero il basso, uno strumento troppo spesso messo in secondo piano dall’ascoltatore medio. A dire la verità, di brani che iniziano con il basso in primo piano ne esistono moltissimi. Ma quando parlo di “intro”, mi riferisco a una linea che non ritorna nella canzone come base per la strofa o il ritornello, o perlomeno non costituisce letteralmente il groove che prosegue poi sull’inizio della canzone.
Insomma, una parte ritmica, melodica, armonica che è riservata a quel momento specifico del brano e che apre il sipario sulla canzone, contribuendo a definirne da subito le atmosfere. Quindi qui non troverete i grandi inizi di basso che caratterizzano ad esempio Another One Bites the Dust dei Queen, Ace of Spades dei Motorhead, Hysteria dei Muse, Hit Me With Your Rhythm Stick di Ian Dury o Footprints di Miles Davis.
Molte canzoni iniziano con un groove di basso che poi prosegue sull’inizio della strofa, ma che comunque è molto incisivo e costituisce una sorta di introduzione. Per poter limitare il campo, non ho incluso questi brani nell’elenco che segue, ma vale la pena citarne alcuni esempi eclatanti. È il caso di Come Together dei Beatles, dove verrebbe quasi da pensare che la linea di basso non è tanto quella della strofa utilizzata anche per l’introduzione, ma tutto l’opposto: un basso molto incisivo e introduttivo, che poi viene tenuto uguale per la strofa. Ma è il caso anche di Money dei Pink Floyd, dove è proprio l’iconica linea di basso ad aprire il brano e poi a caratterizzarlo per tutta la durata della canzone.
L’attacco di Schism dei Tool è un altro esempio di linea di basso molto incisiva, che infatti troviamo anche ad aprire il brano. Stesso discorso vale per Jerry Was a Race Car Driver dei Primus, ma anche per School Days di Stanley Clarke. L’introduzione di Phantom of the Opera degli Iron Maiden vede impegnati tutti gli strumenti, ma con il basso in un ruolo abbastanza importante. La stessa figura verrà poi utilizzata però per i ritornelli, quindi non è chiaro se si possa parlare di vera e propria introduzione. E una situazione molto simile la troviamo in Sweet Emotion degli Aerosmith e in Would? degli Alice in Chains, dove la linea prosegue pressoché identica sulla strofa.
Altri validi esempi simili sono I Wish di Stevie Wonder, Hair dei Graham Central Station, Little Green Bag dei George Baker Selection e Chelsea Monday dei Marillion: tutti brani che vale la pena riscoprire o andare ad ascoltare, se non li conoscete. Ci sono poi le band fondate quasi esclusivamente sul basso, come i No Means No, dove le introduzioni di basso, ovviamente, non sono rare, ma quasi sempre si tratta di groove che poi proseguono sul resto della canzone. In ambito punk, il basso ha spesso un ruolo importante, con linee incisive, che a volte vengono utilizzate anche per dare l’avvio al brano: ascoltate ad esempio Peaches degli Stranglers. Potrei continuare a lungo a sciorinare titoli di brani che iniziano con il basso in evidenza, ma credo che il concetto sia chiaro e che possiamo passare a parlare delle vere e proprie introduzioni.
Oltre a quelle in elenco, però, vorrei segnalarvi altri due casi che non hanno trovato spazio. Il primo è Victor Wooten, con la sua Victa, inclusa in Soul Circus del 2005. La prendo a rappresentanza di tutti i brani registrati da virtuosi del basso nei loro dischi solisti, da Marcus Miller fino a Tony Levin, per fare due nomi, e che spesso iniziano con il basso in evidenza. Nel caso di Victa, però, ci troviamo di fronte a una vera e propria intro di basso, una breve linea creata apposta per avviare il brano e che non tornerà più avanti.
L’altro caso è quello dei Morphine, una band formata da basso, voce, sassofono e batteria, in cui il basso è di frequente protagonista degli inizi dei brani. Nel 1995 i Morphine registrano Yes, un album che contiene tra le altre I Had My Chance: questa è una delle poche canzoni dei Morphine in cui forse possiamo parlare di intro di basso nel senso che abbiamo definito in questo articolo, eseguita al solito con maestria e liricità da Mark Sandman sul suo basso modificato con sole due corde. Ma veniamo alle proposte di questa settimana.
Come On Come Over è il secondo brano dell’album di esordio da solista di Jaco Pastorius, pubblicato nel 1976 e intitolato semplicemente Jaco Pastorius. Si tratta di un album seminale e incredibile, che ha letteralmente fulminato tutti, in particolare i bassisti, quando è uscito. La tecnica e la ricerca timbrica delle possibilità dello strumento non erano mai arrivate così lontano. Inoltre, in Come On Come Over troviamo una serie di musicisti di eccezione, tra cui, per nominarne alcuni, Herbie Hancock al piano, Narada Michael Walden alla batteria e il duo Sam & Dave alle voci. Il brano inizia con una vera e propria iconica frase di introduzione, in cui è il basso il vero protagonista: questa frase, che forse rappresenta l’intro per eccellenza, non verrà più ripresa nel corso della canzone.
Everybody Dance è inclusa nell’album Chic del 1978, l’album di debutto della band. Nello stesso anno gli Chic pubblicheranno Le Freak, probabilmente il maggior successo di Nile Rodgers e compagni. La band è tra i maggiori rappresentanti della disco music della fine degli anni Settanta. In Everybody Dance, il bassista Bernard Edwards dà l’avvio al brano con una parte molto ritmata e quasi virtuosistica, in pieno stile disco music. La linea di basso si assesta poi su un groove meno ricco di “fuochi d’artificio” fino alla coda. Alla fine del brano, l’intro di basso viene ripresa: questa volta però con ulteriori variazioni e passaggi ancora più appariscenti.
Traccia di apertura di Californication del 1999, Around the World si apre con un’introduzione in cui il basso di Flea la fa da padrone. Energetica, aggressiva, caratterizzata da un sound di basso potente e saturo, questa intro ritornerà più avanti nel brano, dopo il secondo ritornello, a fare da variazione, da “parte B”, prima della strofa e ritornello finali che precedono la coda conclusiva. Questo è il video ufficiale.
Contenuto nell’album di esordio Black Sabbath del 1970 dei pionieri dell’hard rock, e secondo alcuni addirittura del metal, N.I.B. è uno dei brani più famosi dei Black Sabbath. Si apre con un’introduzione in cui il basso di Geezer Butler è da solo, una breve entità musicale sostanzialmente staccata dal resto della canzone, ma che allo stesso tempo ne prepara brillantemente l’attacco. Questa parte di basso, a metà fra un piccolo assolo e un’improvvisazione libera su una scala pentatonica, non tornerà più nel corso del brano. La parte, caratterizzata dall’uso del wha wha sul basso, è esclusivamente pensata per dare l’avvio alla canzone.
Restiamo nell’ambito del rock duro. Panic Attack è la quinta traccia dell’album del 2005 Octavarium dei Dream Theater. Il brano è introdotto da una breve frase melodica del basso, prima dell’entrata di uno dei riff più caratterizzanti di tutta la canzone. Qui John Myung utilizza un basso a sei corde e la tecnica a tre dita per la mano destra. L’intero brano è caratterizzato dalla solita esuberanza tecnica dei Dream Theater e dai passaggi repentini da un “quadro sonoro” al successivo. L’intro di basso non verrà più ripresa, rimanendo una breve parte esclusivamente riservata all’inizio della canzone. Qui i Dream Theater eseguono Panic Attack dal vivo a Buenos Aires nel 2008, nel video inserito nel dvd Chaos in Motion, pubblicato a settembre del 2008.
Heart of the Sunrise è un brano pubblicato dagli Yes nel 1971, nel loro album Fragile. Caratterizzata da diversi cambi di atmosfera e ritmo, Heart of the Sunrise inizia con una frase veloce all’unisono di tutti gli strumenti. Gli stacchi sono l’unica cosa che differenzia questa parte dalle sue ricorrenze all’interno del brano. Ma subito dopo questa introduzione, ci troviamo di fronte a una sezione in cui è il basso di Chris Squire a farla da padrone, una vera e propria intro di basso su un tappeto di armonie che ci girano intorno, fino a una frase ossessiva di chitarra che contrappunta i giochi ritmici e di incastro del basso con la batteria. Dal vivo questa parte veniva spesso ampliata in un vero e proprio assolo di basso.
Scritta da Paul Weller e inclusa nell’ultimo album dei Jam, The Gift del 1982, Town Called Malice è probabilmente la hit di maggior successo della band. Il brano inizia con una memorabile intro di basso di Bruce Foxton. Per la verità, la stessa frase ritorna poi più volte nel corso del brano, a fare da cesura tra le strofe. Prima dell’ultima strofa viene addirittura ripresa come stacco, esattamente come all’inizio, e poi rimane fissa sulla coda finale. Tutto ciò in realtà risponde perfettamente alla pratica compositiva di riutilizzare tutto il materiale a disposizione, soprattutto quando è caratterizzante di un brano. E in questo caso la frase è talmente incisiva che sarebbe stato un suicidio non riutilizzarla. Forse siamo un po’ al limite, ma mi sento di doverla includere come una vera e propria intro di basso.
Calm Like a Bomb è il terzo brano dell’album The Battle of Los Angeles, pubblicato dai Rage Against the Machine nel 1999. Il brano inizia con un’introduzione di basso che non ti aspetteresti. Abituati come siamo ad associare i Rage Against the Machine a riff super energetici, ci ritroviamo qui davanti a un inizio “calmo”, con Tim Commerford che ci suona una parte melodica, senza stacchi ritmici particolari, quasi “classicheggiante”, prima che parta il brano vero e proprio. Ed ecco che immediatamente il suono del basso viene arricchito dall’uso del wha wha, in un andamento ritmico molto più incisivo. Potremmo quasi pensare che l’intro di basso sia proprio la calma di cui parla il titolo della canzone, che poi “esplode” come una bomba. L’esecuzione dal vivo del video è tratta dal dvd The Battle of Mexico City del 2001.
Traccia di apertura dell’omonimo album del 1979, London Calling è uno dei brani più famosi dei Clash, anche e soprattutto grazie all’iconica frase di intro del basso di Paul Simonon. Ciò che è interessante e che rende l’arrangiamento del brano così perfetto è che questa stessa frase non ritorna più fino alla fine della canzone, quando viene ripresa sull’ultima strofa, che diventa una sorta di breve coda finale. Eppure è quella la frase che più di tutte ci rimane nelle orecchie e dà l’atmosfera della canzone: tanto che sono convinto che molti di voi non hanno mai fatto caso al fatto che fosse presente solo all’inizio e alla fine del brano.
Under the Sun è un brano contenuto nell’album cantautorale di Tal Wilkenfeld Love Remains, pubblicato nel 2019. Tal Wilkenfeld è una straordinaria bassista australiana, ma ormai stabilita negli Stati Uniti, dove ha avuto modo di suonare con moltissimi grandi musicisti, in particolare Jeff Beck. L’intro di questa Under the Sun mette subito in risalto il basso, con una linea melodica che è quasi un piccolo assolo: una sezione che non ritornerà più nel corso del brano. Nel video vi propongo un’esecuzione live in versione acustica negli uffici della Paste Magazine, un mensile americano dedicato principalmente alla musica, che risale al 2016, ben prima della registrazione ufficiale su album.
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