Google vs ChatGPT: la guerra invisibile delle ricerche online è cominciata

Nel lontano 15 settembre 1997 due dottorandi alla Università di Stanford, in California, Larry Page e Sergey Brin , cambiarono il mondo con la creazione del motore di ricerca Google. Da quel giorno, il motore di ricerca è diventato lo strumento online più utilizzato in tutti gli ambiti della vita delle persone.

Quello che prima era complesso, era diventato in un attimo alla portata di tutti. Tutto lo scibile umano, disponibile per tutti , con una semplice ricerca online. Dall’ambino personale a quello professionale, tutti hanno cominciato a usare questo nuovo e rivoluzionario strumento. L’avvento di una tecnologia che, come spesso accade, era stata profetizzata dalla letteratura fantascientifica. Isaac Asimov, uno degli autori di fantascienza più importanti nel racconto “Question” (“Domanda” in inglese) del 1955 aveva dato vita al prodromo di quello che 42 anni dopo sarebbe diventata realtà. Su questo numero Douglas Adams, altro genio della fantascienza, si farebbe una sardonica risata visto che la celeberrima “Risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto”, data dalla super-intelligenza aliena di sua creazione, era proprio il numero 42.

Un monopolio assoluto e incontrastato

Ora, a distanza di 26 anni dalla nascita di Google, un’era geologica quando si parla di informatica, questo monopolio è stato messo in discussione dall’avvento di un’altra creazione dell’intelletto umano: è in corso una nuova rivoluzione che, già oggi, sta cambiando il modo di approcciarsi a internet. Stiamo parlando di ChatGPT, il più avanzato prodotto di intelligenza artificiale presentato due mesi fa dalla società di ricerca OpenAI. Ed è facile capire perché sia una seria minaccia per Google.

A poche settimane dal suo lancio, ChatGPT, non solo ha dimostrato una capacità di spiegare in modo semplice concetti complessi e di andare oltre l’analisi dei dati che gli vengono forniti, generando informazione disponibile gratuitamente ma è diventato uno strumento di ricerca che, non solo fornisce le risposte alle domande ma che, a differenza dei risultati di Google, spiega le risposte all’utente, magari in modo dettagliato e… molto umano. Un po’ come se avessimo sempre a disposizione un paziente maestro che sa tutto e  al quale possiamo chiedere qualsiasi cosa.

ChatGPT si è rivelato da subito così efficace da aver attratto milioni di utenti in un batter d’occhio che, non solo hanno cominciato a usare la piattaforma per porre delle domande ma – e questo ha fatto scattare le sirene d’allarme di Google – a utilizzarlo come il motore di ricerca più efficace presente sul mercato. Il fatto poi che un altro gigante come Microsoft preveda di investire 10 miliardi di dollari in OpenAI, come parte di un round di finanziamento che farebbe arrivare il valore dell’azienda a 29 miliardi di dollari, secondo quanto riportato martedì dal sito di notizie Semafor.

Il futuro è adesso ma è ancora imperfetto

Chi ha provato questo nuovo strumento per le ricerche online – uno dei mercati più remunerativi del mondo – ha già rilevato diverse imperfezioni nelle risposte fornite da ChatGPT ma, e su questo tutti concordano, imperfezioni veniali se si guarda a uno schema più grande: quello di cui in tanti hanno timore, e che tratta dell’avvento massiccio delle AI, le intelligenze artificiali, sempre più efficienti e facili da utilizzare.

Basti pensare a un altro evento che ha scosso il mondo, questa volta dell’arte, con l’arrivo sul mercato delle piattaforme Stable Diffusion e Midjourney che, attraverso la scrittura di semplici frasi, restituisce in pochi secondi un’immagine “originale” – chiamata Synthografia – che rappresenta ciò che abbiamo descritto. Insomma una foto o un’opera inedita.

La comunità artistica mondiale è in subbuglio ed è anche partita la prima causa contro le due piattaforme colpevoli, secondo un collettivo di artisti, di infrangere spudoratamente il diritto d’autore, mettendo così in dubbio l’originalità delle immagini create.

Ci sono momenti nella storia in cui il cambiamento è percepibile in modo fisico. Questo è uno di quei momenti. Quello che è sicuro è che non si può tornare indietro ma il pericolo insito in questi cambiamenti, come sempre, non sarà dei nuovi strumenti messi a disposizione ma di come gli esseri umani li utilizzeranno. Lo storia a riguardo è piena di disastri epocali. Spesso, fatti in buona fede.

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Gero Giglio