Ala Bianca, da Modena a Venezia sono solo 191 km, ma 45 anni di musica e esperienza

Ala Bianca Group è una compagnia indipendente di Edizioni e Produzioni Musicali sorta in Italia nel 1978, distribuita da Warner Music. A Venezia, dal 30 agosto al 9 settembre, sono state ben 5 le opere cinematografiche che portano la firma della colonna sonora di Autori-Compositori che hanno affidato la loro creatività e la produzione delle loro musiche a questa etichetta modenese. Parliamo di: Enzo Jannacci, Vengo anch’io di Giorgio Verdelli, Parola ai giovani – Giovanni Caccamo di Angelo Bozzolini,  L’invenzione della neve di Vittorio Moroni, L’Experiénce Zola di Gianluca Matarrese e, soprattutto, Lubo, di Giorgio Diritti, dopo la collaborazione felice di Volevo nascondermi.
Ala Bianca è guidata dal suo fondatore, Toni Verona, che ci ha parlato della mission e delle prospettive della sua azienda.

Siete nel settore musicale dal 1978. Oggi siete operativi a livello internazionale, la vostra sede è a Modena. Ala Bianca rimanda anche a un brano dei Nomadi sulla musica di Elton John. Una casualità? Tra ieri e oggi la mission è rimasta invariata o avete trovato nuove strade?

Ala Bianca iniziò l’attività di sola editoria musicale editando brani dei Nomadi, Alan Sorrenti, Patty Pravo, Don Cherry ed altri. Il nome non fu proprio casuale, la cover italiana del brano di Elton John ne suggerì l’adozione. L’operatività a livello internazionale iniziò verso fine anni ’80 da una precisa decisione di avviare un percorso ampio ed ‘autonomo’ di discografia indipendente in grado di uscire anche da spazi italiani.

Iniziammo producendo musica dance in lingua inglese, in quegli anni molto richiesta dal mercato internazionale, specie europeo ed asiatico. Ma volevamo differenziarci prestando grande attenzione ai contenuti.  Assecondando una nostra visione, orientammo l’attività discografica verso la cultura popolare italiana.  Ri-pubblicammo (rimasterizzando e digitalizzando) la prestigiosa ed allora dimenticata collana di musica popolare ‘I Dischi del Sole’, il più grande catalogo europeo di canti sociali e politici raccolti nei decenni da ricercatori, studiosi, etnomusicologi dell’Istituto Ernesto De Martino.

Nello stesso periodo, l’idea di valorizzare discograficamente la  canzone d’autore italiana ci portò all’ideazione della label ‘I Dischi del Club Tenco’ in accordo con il Club Tenco fondammo quella che rimane ancora oggi l’unica collana di musica e canzone d’autore, finché, pensando alla cultura latina,  a seguito di una serie di viaggi in America Latina apprezzammo quel tipo di suoni e ritmi e li ’importammo’ pubblicando una intera collana dei vari generi musicali latini nel mercato italiano ed europeo. Proseguivamo anche con la produzione di artisti italiani, tra i quali il geniale ed istrionico Enzo Jannacci, la cui indubbia unicità resta patrimonio popolare.

Jannacci ha onorato Ala Bianca collaborando in esclusiva gli ultimi 20 anni della sua vita. Infine, il più recente percorso aziendale iniziato poco più di una decina d’anni fa, con la produzione di musica per colonne sonore di film/documentari. Ala Bianca, nel panorama dell’industria musicale italiana è riconosciuta come azienda dinamica, con visione ampia per scelta di contenuti,  spesso border – line tra cultura e mercato.


Qual è il vostro rapporto con la realtà culturale e produttiva emiliano-romagnola?

Scarso. Una realtà come la nostra ha difficoltà a creare sinergie in loco. Pur da indipendenti, ad oggi non abbiamo avuto modo di collaborare con imprese locali perché troppo distanti come strategia operativa. La nostra attività è infatti orientata esclusivamente su editoria e discografia, grazie anche alla mia presenza negli organi sociali SIAE e nei consigli direttivi delle associazioni di categoria di cui facciamo parte.

Molte delle realtà locali che conosciamo operano nel settore occupandosi contestualmente di live, management, merchandising, promozione, discografia ed altro, senza particolari specializzazioni.  Ala Bianca è si un’azienda indipendente ma da oltre trent’anni collegata ad una major (Warner Music) per distribuzione e marketing e provvista di un network di partners in ogni paese del globo.  Abbiamo avuto qualche collaborazione con taluni artisti locali:  A Toys Orchestra, Skiantos, Nomadi. Più consistenti invece e duraturi i rapporti collaborativi con produttori e compositori di film/documentari.


Vi state distinguendo appunto anche nell’ambito delle colonne sonore. Solo quest’anno la vostra firma è in cinque film della selezione di Venezia ‘80. Come nasce la vostra collaborazione con il cinema?

Da considerazioni imprenditoriali. Il progressivo, inarrestabile calo della vendita di CD a favore dell’incremento del digitale, imponeva un cambio di rotta. La nostra azienda ha sempre operato a favore dell’incremento del catalogo, senza inseguire le hit. Era quindi opportuno proseguire individuando un settore attinente al ns percorso, non condizionato dalla vendita di CD. Grazie a nuovi e preesistenti contatti, Iniziammo producendo la cs del film della Warner Bross, ‘Figli delle Stelle’ – brano di Alan Sorrenti di cui controlliamo i diritti-.

Vennero poi produzioni di colonne sonore di prestigiosi film tra i quali ‘Cesare deve morire’ del F.lli  Taviani’-vincitore dell’Orso D’Oro a Berlino, ‘Fuocoammare’ di Francesco Rosi – anch’esso vincitore Orso D’Oro a Berlino, ‘Italy in a day’ di Gabriele Salvatores-premio speciale alla Mostra internazionale di Venezia, ‘Anime Nere’ di Francesco Munzi, vincitore di 9 David di Donatello tra cui miglior canzone e migliore colonna sonora(Giuliano Taviani), ‘Black Butterfly’ di Brian Goodman, ‘Lo chiamavano Jeeg Robot’ di Gabriele Mainetti, vincitore di 7 David di Donatello e 2 Nastri d’Argento… e tante, tante altre opere tra film e documentari…, fu una felice intuizione imprenditoriale che in poco più di un decennio di attività ci ha portati alla produzione di oltre 200 colonne sonore tra film e documentari.

Rimanendo in tema di emilianità, tra i titoli alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica in cui siete presenti c’è anche Lubo, che concorre per il Leone d’Oro. Squadra che vince non si cambia. Dopo la collaborazione tra voi, Giorgio Diritti e Marco Biscarini, avviata con Volevo nascondermi, avete infatti realizzato la colonna sonora anche di questo film. Come avete lavorato alle musiche di quest’opera che, come la precedente, ha una narrazione storica?

Dopo la lettura di soggetto e sceneggiatura e continui confronti tra regista e compositore, il Maestro Biscarini ha pensato alla creazione di una parte diegetica -in molti casi eseguita dallo stesso Lubo che ha imparato a suonare i pezzi scritti per lui- , ed una parte emotiva che segue passo passo i sentimenti che il protagonista vive attraverso decenni. Dal dramma dei figli alla sua vendetta all’amore ritrovato, fino all’epilogo. L’emotività è tratteggiata dal M° Biscarini con diverse soluzioni timbriche e compositive, che ritornano nei vari stati d’animo del protagonista.


Quali sono le regole fondamentali per realizzare una colonna sonora di successo?

Creare musica autonoma che ‘viva’ al di là delle immagini.  Solitamente, i registi esigono musica che enfatizzi e sottolinei le loro immagini, non protagonista del film, piuttosto solo commento al film. Sono pochi i film nei quali la musica è protagonista assieme alle immagini, Morricone e pochi altri -grazie alla loro creatività artistica ed al loro potere di imporsi – sono riusciti a creare una simbiosi armonica con le immagini a beneficio dell’interra opera filmica.


La Regione Emilia-Romagna ha istituito la sua Music Commission, e anche Emilia-Romagna Film Commission, nei suoi bandi, è particolarmente attenta alla parte musicale. Da imprenditore come valuta l’attenzione istituzionale verso il suo settore? Con quali prospettive o aspettative?

La Regione Emilia-Romagna è attenta alla produzione musicale indipendente, con speciale riferimento alla musica emergente ed al live, un po’ meno alle imprese che operano professionalmente nel settore tant’è che la nostra azienda non mi risulta sia conosciuta dalle istituzioni regionali. La Music Commission si muove a sostegno di varie iniziative, dalla formazione al live, all’export… Mi pare non contempli l’editoria musicale e discografica al servizio del cinema. Sicuramente ottimo il lavoro della Film Commission a sostegno della cinematografia ma è a favore dei produttori di film mentre l’editoria musicale e discografica connessa è totalmente esclusa da riconoscimenti, così com’è esclusa dai benefici del tax credit, ma questo esula da competenze regionali ascrivibili alla Film Commission.

Da imprenditore di questo difficile settore mi sono sempre mosso autonomamente, affidandomi a capacità imprenditoriali e confrontandomi direttamente con le associazioni di categoria di cui faccio parte, ANEM(Associazione Nazionale Editori Musicali Indipendenti) – che presiedo –  e  PMI (Produttori Musicali Italiani Indipendenti). Con il MIC ci stiamo confrontando sul tax credit all’editoria musicale, l’unico settore dell’industria creativa che non ne beneficia. L’Assessorato alla Cultura della Regione potrebbe appoggiare tale richiesta…


C’è un regista in particolare con cui sognate di lavorare?

La poetica della provincia di Pupi Avati ci ha sempre affascinato…

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Marco Benedetto