Alcol e guida: scontro sulla tolleranza zero. Alcologi contro esercenti

La Commissione Lavori pubblici del Senato sta lavorando alla definizione delle norme per il nuovo codice della strada. Punto caldo della normativa, però, sarà la decisione sul tasso di alcol nel sangue consentito ai guidatori. Un tema che divide e che continua a far discutere.

Il 6 ottobre, la Commissione ha ricevuto 5 membri della Società Italiana di Alcologia che hanno presentato ai senatori un pacchetto di misure severissime.

Punto primo, la “tolleranza zero”, almeno per i minori di 21 anni. Quindi una raffica di divieti, come quello di vendere alcolici negli autogrill (al momento la norma si applica solo da mezzanotte alle sei del mattino e vale solo per i superalcolici) e l’incremento dei controlli con gli etilometri, affidandoli ai Comuni invece che alle forze dell’ordine.

Infine, destinare chi è “pizzicato” alla guida ubriaco ai lavori socialmente utili in base alla gravità dei danni provocati.  La Sia, nonostante il pugno di ferro, di proibizionismo non vuol sentir parlare  e per bocca del suo direttore, Emanuele Scafato, parla di «legittima esigenza di adozione di politiche di controllo».

Diametralmente opposto il parere della Federazione Italiana Pubblici Esercizi che ha in programma con la Commissione del Senato un incontro per il 7 ottobre.  Il presidente, Lino Stoppani, ribadisce che «troppi divieti non risolvono nulla. I limiti del tasso di alcolemia vanno valutati persona per persona».

Per Stoppani, «l’alcol in generale e il vino  stanno pagando colpe non loro». La crociata proibizionista, quindi, per la Fipe, non è solo inutile ma anche controproducente: i giovani, se vogliono, bevono lo stesso e con i divieti si finisce per favorire la vendita, spesso fatta da abusivi, attraverso le bancarelle.

La battaglia si profila lunga e sembra appena cominciata.

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