ROMA – Addio alla tradizionale immagine del consumatore mediterraneo di alcol, quello che, come da tradizione enogastronomica del nostro Paese, consuma vino o birra moderatamente, per accompagnare i pasti.
“Il consumatore mediterraneo è ormai praticamente un mito – afferma Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio Nazionale Alcol Cnesps e direttore scientifico dell’Apd – considerando che meno del 50% dei maschi adulti, fatta eccezione per gli anziani, segue questo pattern di consumo. Più virtuose le donne – prosegue l’esperto a margine dell’incontro, presso l’Istituto Superiore di Sanità, “Alcohol Prevention Day 2011″, decima edizione – che mantengono un ruolo di ‘vestali’ della tradizione. La perdita della connotazione mediterranea del bere è una tendenza affrontata di recente in termini di priorità di salute, certo sottovalutata anche in funzione della relativa inesperienza del nostro Paese di fronte a fenomeni di marketing noti come ‘happy hours’, ‘open bar’, pub’s crawl’…”.
Il consumo di alcol è rimasto sostanzialmente stabile negli ultimi 10 anni, si apprende nel corso dell’incontro all’Iss, ma il modello di consumo mediterraneo è cambiato radicalmente ed è fortemente in declino tra le generazioni più giovani. Da un lato infatti, è aumentato il numero di chi beve alcolici fuori pasto mentre non sembra diminuire il numero di italiani (maschi o femmine non importa), che bevono fino ad ubriacarsi, praticando il ‘binge drinking’, il consumo di 6 o più bicchieri di bevande alcoliche in un’unica occasione.
Per quanto siano sempre gli uomini a bere di più, il fenomeno riguarda con maggior frequenza che in passato anche il gentil sesso. In particolare, si apprende, le percentuali delle consumatrici di alcolici fuori pasto minorenni sono equiparabili a quelle dei loro coetanei e l’incremento maggiore rispetto al 1999 si registra tra le consumatrici 25-44enni (+45,2%).