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L’alimentazione a tempo limitato riduce il rischio di diabete: cos’è e come funziona

L’alimentazione a tempo limitato (o Time-Restricted Eating, TRE), una variante popolare del digiuno intermittente, sta suscitando sempre più interesse per i suoi potenziali benefici sulla salute. Studi recenti, tra cui un piccolo studio presentato al 60° incontro annuale dell’Associazione Europea per lo Studio del Diabete, suggeriscono che il TRE potrebbe essere un modo efficace per migliorare il controllo della glicemia, riducendo così il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. Ma cosa c’è di vero dietro queste affermazioni, e quali sono i possibili vantaggi e svantaggi di questa pratica?

Che cos’è l’alimentazione a tempo limitato

L’alimentazione a tempo limitato è un approccio dietetico che prevede la concentrazione dell’assunzione di cibo in un periodo specifico della giornata, solitamente compreso tra 8 e 12 ore. Al di fuori di questo intervallo, si digiuna, consumando solo acqua o bevande prive di calorie. Tra le varianti più comuni, il protocollo 16:8 è uno dei più utilizzati, dove si mangia per 8 ore e si digiuna per le restanti 16 ore.

Questa pratica si basa sull’idea che limitare l’arco temporale durante il quale si mangia possa favorire una regolazione più efficiente del metabolismo, migliorare la gestione della glicemia e persino ridurre il rischio di malattie metaboliche come il diabete di tipo 2.

Benefici del TRE per il controllo della glicemia

Diversi studi scientifici hanno esaminato i benefici del TRE, con particolare attenzione al controllo della glicemia. In questo contesto, un nuovo studio ha analizzato l’impatto dell’alimentazione a tempo limitato su persone in sovrappeso o obese, a rischio di sviluppare diabete di tipo 2.

Lo studio ha coinvolto 15 partecipanti, di età media 52 anni, con un indice di massa corporea (BMI) indicativo di sovrappeso. Gli individui coinvolti hanno seguito tre diversi regimi alimentari: un’alimentazione abituale con un intervallo di 14 ore, una finestra alimentare limitata dalle 8:00 alle 16:00 e un’altra dalle 12:00 alle 20:00. I risultati hanno dimostrato che il TRE, sia nella finestra anticipata che in quella ritardata, ha contribuito a migliorare significativamente il tempo in cui la glicemia si manteneva in un intervallo normale.

Secondo i dati raccolti, rispetto all’alimentazione abituale, i partecipanti che seguivano un TRE di 8 ore hanno visto aumentare il tempo in cui i loro livelli di glucosio rientravano nei limiti di normalità, riducendo così il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. Inoltre, le fluttuazioni glicemiche sono risultate significativamente ridotte, un fattore importante nella prevenzione delle complicazioni legate alla glicemia.

Benefici del TRE per il controllo della glicemia (blitzquotidiano.it)

L’importanza della sensibilità all’insulina

Uno dei principali meccanismi attraverso cui il TRE potrebbe migliorare il controllo della glicemia è l’aumento della sensibilità all’insulina. Questo ormone gioca un ruolo cruciale nel regolare i livelli di zucchero nel sangue, permettendo alle cellule di assorbire il glucosio e utilizzarlo come fonte di energia. Quando la sensibilità all’insulina è compromessa, come accade spesso nelle persone in sovrappeso o obese, il corpo ha difficoltà a gestire correttamente la glicemia, portando a livelli elevati di zucchero nel sangue e, col tempo, al diabete di tipo 2.

Il TRE, limitando il tempo in cui si assumono nutrienti e quindi riducendo i picchi glicemici, può favorire una migliore risposta insulinica, contribuendo a ridurre il rischio di resistenza all’insulina e migliorando il controllo della glicemia a lungo termine.

Riduzione del rischio di diabete di tipo 2

Il diabete di tipo 2 è una condizione strettamente legata a fattori come sovrappeso, obesità e stili di vita sedentari. Le persone che si trovano in queste condizioni presentano un rischio molto elevato di sviluppare la malattia, con conseguenze significative per la loro salute. Uno dei principali vantaggi del TRE è la possibilità di contribuire alla perdita di peso, il che può ridurre significativamente il rischio di diabete di tipo 2.

Per le persone che riescono a perdere peso attraverso il TRE, il rischio di sviluppare diabete può diminuire in modo considerevole. Questo avviene non solo grazie alla riduzione del peso corporeo, ma anche attraverso un miglioramento complessivo del metabolismo e una migliore gestione dei livelli di glicemia.

Limitazioni dello studio

Nonostante i risultati incoraggianti, è importante sottolineare che lo studio presentato è stato condotto su un numero limitato di partecipanti, e i suoi risultati non possono essere generalizzati. Studi su larga scala saranno necessari per confermare i benefici del TRE sul controllo della glicemia e sulla prevenzione del diabete di tipo 2. Inoltre, è importante tenere presente che non tutte le persone rispondono allo stesso modo al TRE, e i risultati potrebbero variare in base a fattori come l’età, il sesso e le condizioni di salute preesistenti.

Un altro aspetto da considerare è che, sebbene il TRE possa contribuire a migliorare il controllo della glicemia, non è una soluzione miracolosa per tutti. Alcuni studi più ampi hanno mostrato risultati contrastanti, suggerendo che i benefici del TRE potrebbero dipendere anche da altri fattori, come la qualità della dieta, il livello di attività fisica e lo stato di salute generale.

Rischi potenziali del TRE

Sebbene il TRE possa avere diversi benefici, ci sono anche alcuni potenziali svantaggi da considerare. Uno studio preliminare condotto su oltre 20.000 adulti ha rilevato che le persone che seguivano un programma di alimentazione a tempo limitato di 8 ore avevano un rischio aumentato di morte per malattie cardiovascolari, senza un aumento significativo della longevità.

Inoltre, il TRE potrebbe non essere adatto a tutti. Le persone con diabete di tipo 1 o quelle insulino-dipendenti, per esempio, potrebbero non essere in grado di seguire questo tipo di regime alimentare in sicurezza senza la supervisione di un medico. Anche le persone anziane, le donne incinte o in fase di allattamento, e coloro che assumono farmaci per la pressione sanguigna o le malattie cardiache dovrebbero consultare un professionista sanitario prima di intraprendere un piano alimentare basato sul TRE.

Un altro aspetto da considerare è che il TRE, pur limitando l’assunzione di cibo a determinate ore del giorno, non garantisce necessariamente una riduzione delle calorie complessive assunte. Alcune persone potrebbero tendere a compensare le ore di digiuno mangiando di più durante la finestra di alimentazione, vanificando così i potenziali benefici di questa pratica.

Consigli pratici per adottare il TRE

Per chi è interessato a provare il TRE, è importante farlo in modo consapevole e sotto la guida di un professionista della salute, soprattutto se si è a rischio di diabete o si hanno altre condizioni di salute. Ecco alcuni suggerimenti utili per iniziare:

  • Inizia gradualmente, riducendo l’intervallo di alimentazione di un’ora alla volta fino a raggiungere l’obiettivo desiderato.
  • Scegli una finestra di alimentazione che si adatti al tuo stile di vita e ai tuoi impegni quotidiani.
  • Assicurati che la tua dieta durante il periodo di alimentazione sia equilibrata e ricca di nutrienti essenziali.
  • Mantieni un livello adeguato di idratazione, bevendo molta acqua anche durante il digiuno.
  • Evita di compensare le ore di digiuno con eccessi alimentari durante la finestra di alimentazione.
Claudia Montanari

Nata nel 1985 a Roma. Una laurea in lettere con indirizzo moda e comunicazione, sostengo che Roberto Rossellini, lo Stedelijk Museum, Naruto e Lena Dunham mi abbiano cambiato la vita. Da più di 10 anni lavoro come society journalist per ladyblitz e blitzquotidiano occupandomi di moda, lifestyle, salute, viaggi e bellezza.

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