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Alzheimer, un movimento degli occhi è la chiave per una diagnosi precoce

L’Alzheimer è una delle malattie neurodegenerative più diffuse e temute al mondo. Riuscire a diagnosticare precocemente questa patologia potrebbe fare la differenza nel rallentare la sua progressione e migliorare la qualità della vita delle persone colpite. Nuove ricerche però si stanno concentrando su un fenomeno spesso trascurato: i movimenti rapidi degli occhi, chiamati saccadi. Secondo un innovativo studio, le vibrazioni prodotte da questi movimenti oculari potrebbero fornire un importante segnale diagnostico, grazie all’uso di sofisticati microfoni auricolari.

Cosa sono le saccadi e perché sono importanti

Le saccadi sono movimenti rapidi e precisi degli occhi che il nostro cervello compie continuamente per focalizzare l’attenzione su oggetti, dettagli o testi. Ogni giorno, eseguiamo circa 150.000 di questi movimenti senza accorgercene, sia mentre leggiamo, osserviamo un panorama o ci concentriamo su un particolare visivo. Le saccadi sono essenziali per la nostra capacità di percepire e interpretare il mondo che ci circonda, poiché ci consentono di dirigere lo sguardo verso ciò che vogliamo vedere con maggiore chiarezza.

Questi movimenti sono controllati da aree fondamentali del cervello, come la corteccia cerebrale e il collicolo superiore. Non sorprende, quindi, che un malfunzionamento nelle saccadi possa essere collegato a problemi neurologici e cognitivi. Nei pazienti affetti da Alzheimer o altre forme di demenza, le saccadi tendono a rallentare e a diventare meno precise. Questo cambiamento rappresenta un potenziale segnale precoce della malattia.

La scoperta: ascoltare i movimenti oculari per rilevare l’Alzheimer

I movimenti degli occhi producono vibrazioni impercettibili che si propagano al timpano. Questi suoni, che il cervello normalmente filtra per evitare di interferire con l’udito, possono essere catturati da dispositivi tecnologici avanzati, noti come “hearable”. Questi auricolari dotati di microfoni ultrasensibili sono in grado di rilevare i segnali fisiologici del nostro corpo, tra cui le vibrazioni causate dalle saccadi.

Un team internazionale di scienziati, guidato dalla dottoressa Rachel Bouserhal dell’École de technologie supérieure di Montreal e dai ricercatori della Dartmouth University, ha sviluppato uno studio per monitorare le saccadi tramite questa tecnologia innovativa. L’obiettivo è valutare se i cambiamenti nei movimenti oculari possano essere utilizzati per diagnosticare precocemente l’Alzheimer.

I ricercatori hanno reclutato diverse decine di pazienti con Alzheimer o deterioramento cognitivo lieve e li hanno sottoposti a test specifici utilizzando sia dispositivi di tracciamento oculare (eye tracking) che microfoni auricolari. I dati raccolti verranno confrontati con quelli di un gruppo di controllo composto da 35 individui sani.

Perché la tecnologia auricolare è rivoluzionaria

L’eye tracking, una tecnologia già utilizzata per monitorare i movimenti oculari, è molto efficace ma anche costoso e non accessibile a tutti. Inoltre, richiede apparecchiature specializzate e spesso può essere utilizzato solo in contesti clinici. Al contrario, i microfoni auricolari rappresentano una soluzione più economica e versatile, che potrebbe essere adottata su larga scala.

Questi dispositivi, oltre ad essere indossabili per lunghi periodi, permettono un monitoraggio costante e non invasivo. “I movimenti oculari sono tra i più rapidi e precisi del corpo umano, e il nostro obiettivo è sviluppare algoritmi che permettano di rilevare precocemente le malattie tramite i segnali catturati dai microfoni auricolari”, ha spiegato la dottoressa Bouserhal.

L’Alzheimer e i segnali precoci

L’Alzheimer è una malattia caratterizzata da una progressione lenta ma inesorabile. I primi sintomi spesso includono difficoltà di memoria, confusione e problemi nel linguaggio, ma questi segnali diventano evidenti solo quando la malattia è già in uno stadio avanzato. Riuscire a identificare i cambiamenti fisiologici, come le alterazioni delle saccadi, potrebbe consentire una diagnosi molto più precoce, prima che i sintomi cognitivi diventino evidenti.

La connessione tra le saccadi e l’Alzheimer si spiega con il coinvolgimento delle aree cerebrali responsabili del controllo motorio e cognitivo. Nei pazienti affetti da demenza, queste regioni subiscono un deterioramento che si riflette anche nella capacità di eseguire movimenti oculari rapidi e precisi. Le vibrazioni ridotte o irregolari delle saccadi, captate dai microfoni auricolari, potrebbero quindi fungere da campanello d’allarme.

L’Alzheimer e i segnali precoci (blitzquotidiano.it)

Un futuro di diagnosi non invasiva

L’idea di “ascoltare” i movimenti oculari per diagnosticare l’Alzheimer rappresenta una delle molteplici direzioni che la ricerca medica sta intraprendendo per sviluppare metodi diagnostici meno invasivi e più accessibili. Oltre all’Alzheimer, questa tecnologia potrebbe essere utilizzata per rilevare altre malattie neurologiche e condizioni legate al declino cognitivo.

Il coautore dello studio, Arian Shamei, ha sottolineato come i movimenti oculari rappresentino un terreno di studio affascinante, poiché combinano abilità motorie e funzioni cognitive. Questo li rende una finestra unica sullo stato di salute del cervello e, di conseguenza, un prezioso strumento diagnostico.

Il ruolo della prevenzione nell’Alzheimer

Rilevare l’Alzheimer in uno stadio iniziale è cruciale per attuare strategie di prevenzione e rallentare la progressione della malattia. Sebbene non esista una cura definitiva, interventi tempestivi possono migliorare la qualità della vita dei pazienti. La tecnologia hearable potrebbe diventare uno strumento chiave in questo approccio preventivo, permettendo ai medici di intervenire prima che il danno cerebrale diventi irreversibile.

La possibilità di diagnosticare l’Alzheimer tramite segnali fisici come le vibrazioni oculari apre anche la strada a nuove ricerche sul ruolo di altri biomarcatori nella diagnosi precoce. Ad esempio, combinando il monitoraggio delle saccadi con test genetici o analisi del sangue, i medici potrebbero ottenere un quadro diagnostico ancora più completo.

Published by
Claudia Montanari