L’Alzheimer, la forma più comune di demenza, rappresenta una delle sfide più grandi della medicina moderna. Con il numero di casi destinato a triplicare entro il 2050, arrivando a colpire 152 milioni di persone in tutto il mondo, i ricercatori sono costantemente al lavoro per sviluppare trattamenti innovativi. Tra questi, uno spray nasale sperimentale potrebbe rappresentare una svolta, con il potenziale di ritardare la progressione della malattia fino a più di 10 anni.
Questa scoperta, sviluppata dai ricercatori del Texas A&M University College of Medicine, ha mostrato risultati promettenti nei modelli murini e potrebbe offrire nuove speranze per rallentare l’insorgenza della malattia neurodegenerativa.
L’Alzheimer rappresenta circa il 70% dei casi di demenza, causando un progressivo deterioramento cognitivo, perdita di memoria e un impatto devastante sulla qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie. Nonostante i progressi, le terapie attuali, come i trattamenti con anticorpi monoclonali (ad esempio lecanemab e donanemab), si concentrano sulla rimozione delle placche beta-amiloidi, ma presentano limiti significativi. Sono costosi, hanno effetti collaterali potenzialmente gravi e non sono ampiamente accessibili.
Questo scenario rende ancora più rilevante la scoperta dello spray nasale, che non solo potrebbe rappresentare un’alternativa più accessibile, ma affronta anche la malattia da una prospettiva diversa: riducendo l’infiammazione cerebrale e regolando l’attività delle cellule immunitarie del cervello.
Il trattamento sperimentale si basa su un principio innovativo: utilizzare vescicole extracellulari derivate da cellule staminali, somministrate tramite spray nasale, per ridurre l’infiammazione nel cervello e combattere l’accumulo delle proteine tossiche associate all’Alzheimer. Il target principale sono le microglia e gli astrociti, cellule immunitarie del cervello che, in condizioni normali, proteggono i neuroni. Tuttavia, nel caso dell’Alzheimer, queste cellule diventano iperattive, causando danni neuronali e peggiorando l’infiammazione.
I ricercatori hanno testato questa tecnologia in un modello murino che simula le fasi iniziali dell’Alzheimer. Ai topi sono state somministrate due dosi dello spray a distanza di una settimana. I risultati preliminari sono stati sorprendenti: una significativa riduzione dell’infiammazione cerebrale, meno placche di beta-amiloide e miglioramenti nelle funzioni cognitive e comportamentali.
Lo studio ha dimostrato che lo spray nasale ha avuto un impatto particolarmente positivo sull’ippocampo, una regione del cervello cruciale per l’apprendimento e la memoria, e una delle prime ad essere compromessa dall’Alzheimer. Nei test comportamentali, i topi trattati con lo spray hanno mostrato un netto miglioramento delle capacità cognitive e dell’umore rispetto ai topi non trattati.
Questo suggerisce che il trattamento potrebbe non solo ritardare l’insorgenza dei sintomi cognitivi, ma anche migliorare la qualità della vita dei pazienti, offrendo un approccio più mirato e meno invasivo rispetto ai trattamenti attuali.
A differenza degli anticorpi monoclonali, lo spray nasale agisce direttamente sull’infiammazione e sulla regolazione delle cellule immunitarie, affrontando una delle cause fondamentali della progressione della malattia. Inoltre, non sono stati osservati effetti collaterali significativi nei topi trattati, un aspetto che lo rende particolarmente promettente per la futura applicazione clinica.
Gli autori dello studio hanno spiegato che il trattamento ha modificato l’espressione genica della microglia, riducendo le proteine pro-infiammatorie dannose, ma senza compromettere la capacità delle cellule di rimuovere le placche beta-amiloidi. Questo equilibrio tra riduzione dell’infiammazione e mantenimento della funzione immunitaria è considerato fondamentale per un trattamento efficace e sicuro.
Nonostante i risultati incoraggianti, gli esperti sottolineano che lo spray nasale è ancora nelle prime fasi di sviluppo e che sono necessarie ulteriori ricerche per valutarne l’efficacia e la sicurezza sugli esseri umani. Studi clinici saranno essenziali per verificare se gli stessi benefici osservati nei topi possono essere replicati nei pazienti affetti da Alzheimer.
Secondo Courtney Kloske, direttrice dell’impegno scientifico presso l’Alzheimer’s Association, i risultati dello studio sono intriganti, ma è necessario considerare la complessità della microglia e il suo comportamento variabile nelle diverse fasi della malattia. Solo ulteriori ricerche potranno confermare l’efficacia dello spray e il suo potenziale per rivoluzionare il trattamento dell’Alzheimer.
Clifford Segil, neurologo presso il Providence Saint John’s Health Center, ha aggiunto che, sebbene lo spray nasale possa ridurre le placche cerebrali, il vero successo sarà determinato dalla capacità del trattamento di migliorare effettivamente la memoria e le funzioni cognitive dei pazienti. Per questo motivo, il monitoraggio a lungo termine e la valutazione di possibili effetti collaterali saranno fondamentali.
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