Anna la Mistress, lettera al Corriere della Sera: "Agli uomini piace essere schiavi perché..." Anna la Mistress, lettera al Corriere della Sera: "Agli uomini piace essere schiavi perché..."

Anna la Mistress, lettera al Corriere della Sera: “Agli uomini piace essere schiavi perché…”

Anna la Mistress, lettera al Corriere della Sera: "Agli uomini piace essere schiavi perché..."
Anna la Mistress, lettera al Corriere della Sera: “Agli uomini piace essere schiavi perché…” (Foto di archivio)

ROMA – Sulla rubrica #sessoeamore di questa settimana del Corriere della Sera c’è la storia di Anna, la Mistress.

Una lunga lettera in cui Anna, 49 anni, spiega cosa vuol dire essere una padrona, e soprattutto perché agli uomini piaccia così tanto essere dominati e considerati schiavi:

Mi chiamo Anna, ho 49 anni e sono una Mistress. Non pensate che giri avvolta in corsetti di latex, tacchi a spillo e slave tenuti al guinzaglio: ho un lavoro normale, una famiglia e sì, certo, anche alcuni schiavi. Con loro «gioco». Definiamo così, nel gergo bdsm (acronimo che sta per bondage, disciplina, sadismo e masochismo), gli incontri erotici. I rapporti però non si esauriscono in sessioni di gioco, comunque molto belle e intense. Con i miei slave faccio anche passeggiate, mi incontro per bere un caffè o vedere una mostra e spesso i soli ordini che dò loro riguardano i panni da stirare o i piatti da preparare per cena. Perché il loro piacere è servirmi, che si tratti di cucinare, riordinare la casa o spazzare il pavimento. Il sesso «tradizionale», inteso come un rapporto fisico con penetrazione, c’entra poco o niente – anche perché mi succede di «imporre» loro la castità.

Quindi Anna racconta:

Cos’è, per me, il bdsm. Per esempio, io ed i miei schiavi non abbiamo rapporti sessuali, se non di rado: il piacere di uno schiavo è servire la sua padrona e per me, la padrona, il piacere è farmi servire. Si tratta di un piacere mentale, insomma, molto diverso da quello fisico. Il sesso tradizionale non è scomparso dalla mia vita, ma devo dire che è molto meno importante rispetto a prima. La svolta vera e propria, per me, è arrivata il giorno in cui il mio primo schiavo si è buttato a terra e ha omaggiato i miei piedi leccandomi le scarpe: ho provato una vertigine mentale che non mi sarei mai aspettata.

 

 

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