Com’è finita la storia di Emis Killa e del suo concerto a Ladispoli (che poi messa così sembra quasi l’inizio di una barzelletta)? Beh, comunque è finita che alla fine il sindaco, viste le polemiche, ha deciso di annullare l’esibizione.
Quindi, in sintesi, si è deciso di cancellare l’esibizione di un cantante perché ha scritto una canzone in cui parla di un omicidio, anzi, di un femminicidio dal punto di vista del killer, dell’omicida o quel che è.
Cambiare punto di vista, raccontare il male, raccontare l’oscurità anche dal punto di vista altro, criminale, anche del killer dovrebbe essere la normalità nel mondo dell’arte. Sia se parliamo di un film che di un libro, di canzoni, di arte e e così via. Dovrebbe. Appunto.
Perché non far cantare un cantante perché ha scritto una canzone in cui si parla di qualcosa che dà fastidio sembra quasi censura. Non vogliamo certo trasformare Emis Killa, di cui sappiamo poco o nulla, in un martire. O in un Fabrizio De André o in un poeta, uno scrittore dell’età imperiale di Roma, in un trovatore provenzale o in chissà chi. Non è questo il punto.
Il punto è che si ragiona così allora dovremmo iniziare a censurare un bel po’ di opere nel panorama mondiale delle arti, della letteratura, della musica, del cinema: cosa dire, non so, di Arancia Meccanica? Di Lolita? Maledetto Vladimir Nabokov. Cosa dire dei libri di Bret Easton Ellis? Cosa dire anche, se proprio vogliamo far finta di sapere qualcosa, dei poemi omerici, dell’Eneide, cosa dire dell’Inferno di Dante e scegliete voi il riferimento colto e alto che volete. Cosa dire del mondo un po’ più basso e meno colto delle Serie Tv, di Netflix, delle fiction e così via. Cosa dire, insomma, di tutta l’arte. Vogliamo cancellare più o meno tutto? Ma soprattutto: chi decide? Chi decide cosa va bene e cosa no?