Il Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) rappresenta una grave minaccia per la salute dei neonati, con circa 100.000 decessi ogni anno tra i bambini sotto i 5 anni a livello globale. L’infezione, che può causare gravi casi di bronchiolite, è particolarmente pericolosa per i neonati nei primi sei mesi di vita. In Italia, lo scorso anno si sono registrati circa 15.000 ricoveri ospedalieri per bronchiolite, con 3.000 casi che hanno richiesto il ricovero in terapia intensiva e 16 decessi. Con l’avvicinarsi della stagione epidemica, cresce la preoccupazione tra i medici, che segnalano un aumento dell’incidenza del VRS nella popolazione pediatrica.
Una svolta importante potrebbe essere rappresentata dall’introduzione di un nuovo farmaco preventivo, l’anticorpo monoclonale Nirsevimab. Questo farmaco ha dimostrato un’efficacia straordinaria nel prevenire il 90% delle ospedalizzazioni causate dal VRS. A differenza del Palivizumab, il farmaco attualmente in uso che richiede somministrazioni mensili per i neonati a rischio, Nirsevimab è a lunga durata d’azione e garantisce protezione per l’intera stagione epidemica con una sola dose.
L’avvio di una interlocuzione con l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) affinché si proceda al trasferimento del Nirsevimab-Bey dai farmaci in fascia C a quelli in fascia A, dunque a carico del Ssn, è stato annunciato e comunicato in una nota alle Regioni dal ministero della Salute proprio “in considerazione dell’aumentata incidenza del Vrs nella popolazione pediatrica”. L’annuncio è giunto dopo che una precedente circolare – datata 18 settembre – aveva allertato le Regioni in piano di rientro (Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Puglia, Sicilia), dunque prevalentemente al Sud, in merito all’opportunità di garantire autonomamente la somministrazione di questo farmaco gratuitamente pur non essendo ancora incluso nei Livelli essenziali di assistenza.
La nota ha subito acceso le polemiche, con il Pd e Azione che hanno definito “vergognoso” il tentativo di negare il farmaco in alcune Regioni parlando di “primi effetti” della legge ‘Spacca Italia’ sull’autonomia differenziata. Poi, la precisazione del ministero in una nuova circolare alle Regioni. “È nostra intenzione – assicura Maria Rosaria Campitiello, capo dipartimento della Prevenzione del ministero della Salute – rafforzare le strategie di prevenzione e immunizzazione universale a tutela dei bambini su tutto il territorio nazionale, garantendo a tutte le Regioni la somministrazione dell’anticorpo monoclonale senza oneri per i pazienti”.
La precisazione del ministero è stata accolta con favore da medici e pediatri, che chiedono di poter avviare la profilassi con Nirvesimab già a partire da novembre in tutta Italia. Si dice soddisfatto il Board del calendario per la vita – di cui fanno parte varie società scientifiche, tra le quali pediatri e medici di famiglia – sottolineando che è “urgente offrire prevenzione efficace per questo grave problema di salute e garantire l’equità di offerta a tutti i bambini italiani”. Il Board auspica dunque che l’interlocuzione avviata con l’Aifa al fine di consentire la riclassificazione di Nirsevimab quale farmaco garantito in regime di gratuità a tutti i cittadini “sia condotta rapidamente, per poter offrire protezione ai neonati fin dalla imminente stagione invernale”.
Il Board del Calendario per la Vita, che riunisce società scientifiche di pediatri e medici di famiglia, ha sottolineato l’urgenza di offrire una prevenzione efficace per tutti i bambini. Se implementato correttamente, l’utilizzo di Nirsevimab potrebbe segnare un cambiamento significativo nella prevenzione della bronchiolite da VRS, proteggendo migliaia di neonati italiani da gravi complicazioni.
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