In attesa del sequel, vediamo qualche curiosità su Beetlejuice, cult del 1988 di Tim Burton con Michael Keaton. A distanza di oltre trent’anni, Tim Burton torna a dirigere uno dei personaggi più iconici del suo cinema, quel Beetlejuice che con l’omonimo film ha conquistato il cuore di moltissimi fan. Quest’anno, infatti, uscirà il sequel Beetlejuice Beetlejuice, che aprirà fuori concorso la Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Il cast è di assoluto livello: spicca il ritorno di Michael Keaton e quello di Wynona Ryder, oltre a Jenna Ortega, Monica Bellucci e Willem Dafoe.
Con l’uscita del sequel, programmata per settembre nelle sale italiane, non c’è occasione migliore per rispolverare uno dei grandi film del regista americano, Beetlejuice – Spiritello porcello (1988), il suo secondo lungometraggio che all’epoca si rivelò un grande successo e che oggi riviviamo con l’atmosfera del grande cult. Di seguito alcune curiosità su Beetlejuice.
Perché Beetlejuice si chiama così? Il personaggio del titolo prende il nome dalla seconda stella più luminosa nella costellazione di Orione: Betelgeuse. Questo effettivamente era in origine il nome del personaggio interpretato da Michael Keaton e quindi anche il titolo del film, ma alla fine si è scelto di cambiarlo in Beetlejuice, più divertente e da un punto di vista commerciale più vendibile.
Michael Keaton era la prima scelta? No. Come spesso succede, infatti, prima di arrivare al cast definitivo per un film vengono considerati altri attori e altrettanto spesso succede che l’ultima scelta si riveli la più azzeccata. Per il ruolo di Beetlejuice vennero presi in considerazione grossi nomi come quelli di Robin Williams, Christopher Lloyd, Jim Carrey, Tim Curry, Jack Nicholson, Bill Murray e perfino Arnold Schwarzenegger. Non possiamo certo lamentarci della performance di Keaton, che regalò al personaggio un’impronta unica e memorabile.
Non c’è dubbio che Keaton sia il vero protagonista del film. Eppure, la sua entrata in scena arriva solo dopo quasi mezz’ora di film e nel complesso non appare per più di 18 minuti. L’attore, infatti, lavorò al film nell’arco di due settimane di riprese.
Nonostante il poco minutaggio, l’attore si preparò al meglio per portare sullo schermo un personaggio ironico, comico, grottesco e sopra le righe, in grado oltretutto di distinguersi per la sua unicità. Keaton si ispirò a un personaggio in particolare, quel Chop Top Sawyer, folle omicida fratello di Leatherface, interpretato da Bill Moseley nel film Non aprite quella porta 2, di Tobe Hooper.
Le ispirazioni horror, però, non finiscono qui. La sceneggiatura originale del film, infatti, era quella di un vero e proprio horror. La pellicola era molto più splatter e gore, con un Beetlejuice spietato e con l’obiettivo di uccidere i coniugi Charles e Delia Deetz. Molte scene avrebbero assunto un tono più inquietante e legato al genere, ma alla fine si optò per una versione del film ben diversa.
Il film di Burton si rivelò fin da subito un successo incredibile. Beetlejuice incassò più di 70 milioni di dollari solo negli Stati Uniti, un successo strepitoso che portò alla creazione di linee di giocattoli a tema e a una serie animata. Il film vinse poi l’Oscar per il Miglior Trucco nel 1989.
Come spesso accade dopo un successo al botteghino, si pensa subito alla realizzazione di un sequel. Il film di Burton non fece eccezione. Dopo il successo, infatti, si pensò a Beetlejuice Goes Hawaiian, con una sceneggiatura già commissionata e l’ok dei vari attori. Come sappiamo non se ne fece più nulla e Tim Burton preferì dirigere Batman (1989). A distanza di 36 anni, il regista torna sulla sua creatura con il sequel Beetlejuice Beetlejuice, in uscita a settembre.