ROMA – Il conto alla rovescia è scattato: il 31 ottobre, lo hanno stabilito le Nazioni Unite, nascerà il bambino numero 7 miliardi. Sarà una data storica che verrà celebrata in tutto il mondo. Calcoli e previsioni dell’Onu non contemplano quest’anno l’indicazione del luogo geografico dove “the 7 billion baby” nascerà. 12 anni fa era stata scelta Sarajevo, un biglietto di auguri per la città appena uscita dalla guerra. L’attuale edizione di questa particolare competizione accende comunque la volontà di primeggiare in tutte quelle nazioni che a livello probabilistico ha maggiori chance di vincere. Chi volesse scommettere dovrebbe puntare sull’Africa come continente e l’India come nazione: osservando i dati sulla media delle nascite tra il 2005 e il 2010, un bambino su 5 è stato dato alla luce nel subcontinente asiatico. Quando nel 2014 il mondo sarà affollato da 8 miliardi di persone, l’India avrà superato la Cina quale prima potenza demografica mondiale.
Favoriti dai bookmakers, quali paesi prenotati dalla cicogna del 31 ottobre, la Cina , l’arrembante Nigeria, capofila del boom di nascite africano e un paese a scelta del Sudamerica. La distribuzione delle nascite nel mondo fotografa impietosamente il confermarsi della progressiva perdita di centralità del mondo occidentale: attualmente in Europa nasce il 5,89% della popolazione mondiale, in Usa e Canada il 3,44%. L’Italia delle culle vuote partecipa per lo 0,41%. L’Africa detiene il record delle nuove nascite: con un nascituro su quattro, batte l’India con il 20%, il 12,5 della Cina e il 22,6 del resto dell’Asia.
Fino a pochi mesi fa all’Onu si ragionava su una crescita demografica che nel 2050 avrebbe terminato la sua curva ascendente a quota 9 miliardi. Ora quel tetto non ha più sostegno scientifico: semplicemente non si sa quando smetteremo di crescere, mentre per fine secolo i posteri si faranno compagnia in 10 miliardi. La tesi che migliori condizioni di vita e un uso massiccio del controllo delle nascite avrebbero rallentato i tassi di natalità dei paesi in via di sviluppo, è stata inaspettatamente smentita. E anche nei paesi ricchi c’è una ripresa della natalità, come negli Stati Uniti e la Francia in controtendenza rispetto al resto d’Europa.
Si pongono naturalmente delle grandi questioni demografiche: il pianeta quanti miliardi riuscirà a sopportare? E in quali condizioni? La prima grande trasformazione è già avvenuta: metà della popolazione mondiale si è inurbata: tra 35 anni i due terzi avranno lasciato le campagne per abitare megalopoli e cittadine. Secondo Bill Gates sarà necessaria una seconda “green revolution” come quella degli anni ’50 che permise un salto enorme nella produzione di cibo. E non va dimenticato l’impatto ambientale sui diversi ecosistemi: ci aiuteranno una tecnologia sempre più sofisticata, in grado di calcolare, prevedere e risolvere. E un po’ più di amore per il prossimo, che non è un’entità astratta, ma ha il volto e le mani di sei miliardi novecentonovantanovemilanovecentonovantanove persone intorno a noi.