Bingo, Eurispes: con la riduzione del gioco legale rischio aumento l’illegalità

Riducendo l’offerta del gioco legale c’è il rischio che aumentino i volumi di illegalità.

A sottolinearlo è la ricerca Eurispes – Osservatorio Giochi, legalità e patologie  – “Il bingo nella crisi del gioco legale in Italia: rischi e prospettive dell’offerta più ‘social’ della galassia gioco” presentato oggi, 9 luglio nel corso della conferenza web in diretta sul canale Facebook dell’Osservatorio e su Zoom.

Secondo quanto evidenza Eurispes, il “taglio” delle sale con l’entrata in vigore del distanziometro, nonostante possa ridurre il consumo di gioco nei giocatori “sociali”, non ha alcun effetto sul giocatore patologico che invece – al contrario – può occultare al proprio ambito relazionale e familiare i comportamenti patologici.

Non solo, la limitazione degli orari dell’offerta induce il giocatore patologico, ove non trovi altro sfogo, a concentrare in fasce ridotte le sue pulsioni, approfondendo le dinamiche compulsive in spazi temporali maggiormente omogenei per quanto riguarda le manifestazioni patologiche, e che contribuiscono a creare una dimensione di ghetto.

L’introduzione del distanziometro produce concretamente, o potrebbe produrre nella maggior parte dei territori, l’espulsione dell’offerta legale aprendo spazi che vengono immediatamente occupati dalle attività illegali gestite dalla criminalità organizzata – che da sempre ha nel gioco clandestino uno dei suoi core business.

I dati dell’analisi condotta da Eurispes

L’analisi dell’Osservatorio su Giochi, legalità e patologie dell’Eurispes trova conforto anche dal “verdetto” espresso dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss). La pubblicazione, nell’ottobre 2018, della prima importante ricerca pubblica curata dall’Iss ha rappresentato senz’altro un momento di snodo nell’intero dibattito sulla galassia del gioco in Italia.

Per l’Iss i concittadini che giocano sono nel nostro Paese circa 18 milioni e mezzo, ovvero il 36,4 percento della popolazione. Per il 43,7 percento di essi si tratta di uomini, per il 29,8 percento di donne. Il 26,5 percento (pari a 13.435.000) rientra nella categoria del giocatore “sociale”, con differenze significative tra maschi e femmine (rispettivamente 30,2 percento vs 23,1 percento), ovvero un cittadino che gioca saltuariamente, per puro divertimento.

Esistono poi i giocatori a basso rischio, circa il 4,1 percento (2.000.000 di residenti), e i giocatori a rischio moderato, che sono il 2,8 percento (circa 1.400.000 residenti). I giocatori problematici sono il 3 percento (circa 1.500.000 residenti). Tra i giocatori problematici la fascia di età 50-64 anni è la più rappresentata (35,5 percento). Va qui precisato che l’area dei giocatori problematici non coincide con quella dei giocatori patologici, definibili così solo a seguito di una diagnosi medica.

Altro dato essenziale fornito dall’Iss è quello dei “presi in carico”, ovvero dei cittadini cui è stata diagnosticata una dipendenza patologica da gioco d’azzardo: in Italia sono circa 13.000 e vengono assistiti dai Dipartimenti delle Dipendenze patologiche delle Asl.

È evidente che il delta tra il numero dei giocatori considerati problematici (1.500.000) e quelli diagnosticati patologici (13.000) è così estremo da portare con sé valutazioni di segno opposto. La prima è che il passaggio tra problematico e patologico sia molto raro; la seconda è che il Sistema sanitario riesce ad intercettare solo “tracce” dei comportamenti patologici legati al consumo di gioco.

La ricerca dell’Iss  ha, di fatto, corroborato la valutazione che l’Eurispes ha espresso sul “distanziometro”, comparando gli orientamenti delle due macro-categorie in cui si suddividono i consumatori di gioco: i “giocatori sociali” e quelli “problematici”. L’Iss  ha riscontrato le rispettive predilezioni su “vicinanza” o “lontananza” dei punti gioco dall’abitazione e dal posto di lavoro, e anche il valore che le due categorie attribuiscono alla “riservatezza”.

La predilezione da parte dei giocatori problematici dei luoghi lontani da casa e per quelli che garantiscono maggior privacy per quote percentuali in entrambi i casi superiori al 10 percento (mentre la lontananza dal luogo di lavoro appare meno influente), potrebbe apparire non rilevante, anche se confrontata con quella assai più bassa espressa dai giocatori sociali. In realtà questi dati “dicono” qualcosa di diverso.
 
Come abbiamo già detto, secondo l’Iss  i “giocatori problematici” sono in Italia 1.500.000, pari al 3 percento della popolazione. Ipotizzando che questo sottoinsieme, rappresentato dai giocatori patologici, assommi al 10 percento dei problematici, ecco che il dato della predilezione di luoghi del gioco lontani da casa o che assicurano privacy (che si attesta intorno alla stessa percentuale) potrebbe “fotografare” proprio la quota di giocatori più fortemente problematici.
 
I giocatori fortemente problematici preferirebbero, dunque, privacy e lontananza dai luoghi dove si vive quotidianamente e si è maggiormente conosciuti. L’assunto secondo cui il “distanziometro” non serve in quanto chi manifesta il disturbo non viene dIssuaso dal gioco per la distanza, viene così addirittura ribaltato: il “giocatore problematico” ricerca luoghi lontani che garantiscono privacy e occultano, in qualche misura, la sua condizione di difficoltà.
 
Nello specifico delle sale bingo, va segnalato che sia dalla citata ricerca dell’Iss, sia dall’analisi dell’attività di numerosi Dipartimenti delle Dipendenze Patologiche che l’Eurispes ha effettuato all’interno dei già citati studi territoriali (Puglia, Piemonte, Lazio), non emergono specifici elementi che coniugano il Dga (Disturbo da gioco d’azzardo) con il consumo del gioco del bingo. Senza poter escludere che il giocatore patologico in alcuni casi frequenti anche le sale bingo, questa tipologia di offerta non è ritenuta, dai giocatori medesimi e dal personale dei Dipartimenti, foriera di comportamenti patologici.

Con la riduzione del gioco legale aumenta illegalità

Dalle ricerche dell’Osservatorio dell’Eurispes sono emersi molteplici elementi a conferma del rischio che una riduzione dell’offerta del gioco legale generi “meccanicamente” un aumento dei volumi di illegalità. In particolare, va prestata attenzione a due dati. Il primo segnala che tra il 2015 e il 2017 il volume del gioco pubblico online è passato dai circa 17 miliardi a circa 27, con un aumento del 59,2 percento.

 
Il secondo riguarda la “spesa” dei giocatori in questo segmento, che è “solo” di 1,376 miliardi, pari a circa il 5,1 percento del giocato: come dire, l’on line è più conveniente per i giocatori, in quanto il payout e di circa il 95 percento, contro il 70/80 percento delle altre tipologie di gioco. Al netto delle frodi, che spesso caratterizzano l’online, l’offerta illegale può assicurare un payout ancora più elevato, mancando il prelievo erariale.
 
C’è, poi, un altro elemento che va considerato. Il giocatore in genere non sembra restio a utilizzare circuiti illegali, sia su rete fisica che nell’online, perché l’illegale “paga” di più, e assicura un maggiore livello di riservatezza.
 
I risultati della rilevazione dell’Eurispes del 2019 hanno messo in evidenza che il 4,7 percento del campione intervistato ha consumato gioco attraverso circuiti illegali, e questa quota aumenta di molto al Sud e nelle Isole. Con ogni probabilità questo dato sottostima la realtà, perché non può tenere conto dell’inconsapevolezza di molti giocatori che non sanno di essere incappati in reti illegali. Del resto, il volume dell’illegale in Italia è valutato intorno ai 20 miliardi annui, ovvero al 20 percento di quello del gioco pubblico.
 
A chi si occupa di contrastare l’illegalità, non sfugge il ruolo, anche strategico, che un sistema quale quello concessorio-autorizzatorio adottato nel nostro ordinamento possa avere nella misura in cui consente un controllo pregnante del territorio. La sfida attuale appare, quindi, quella di ottimizzarne la funzionalità ed il controllo più che quella di retrocedere alla fase precedente gli anni 2000 lasciando integralmente il campo all’esclusiva gestione criminale delle attività.
 
Partendo dal dato che tutto il comparto del gioco è di altissimo interesse per la criminalità organizzata, dall’analisi delle relazioni della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo e della Direzione investigativa antimafia degli ultimi due anni, emerge un interesse comunque marginale per il gioco del bingo, rispetto ad altri segmenti del settore (in particolare, gioco online e apparecchi illegali).
Gestione cookie