ROMA – Quella della sicurezza alimentare è una delle grandi sfide che l’aumento demografico, previsto nei prossimi anni, sottoporrà alla nostra società. Non solo. Molti consumatori da anni puntano sempre di più sulla qualità dell’alimentazione privilegiando l’acquisto di prodotti chimicamente meno trattati e più sani.
Secondo recenti studi, se è vero che l’agricoltura convenzionale è più produttiva, quella biologica dà la possibilità di sostenere le produzioni nel tempo. Inoltre, con l’agricoltura biologica si evitano all’ambiente impatti di sempre più difficile reversibilità nella prospettiva di lungo periodo. Altro aspetto da considerare è che non è affatto vero che l’agricoltura biologica non innova, anzi, la rinuncia alla chimica di sintesi obbliga gli agricoltori a trovare soluzioni innovative con metodi e attrezzature di precisione.
Questi e altri sono gli aspetti positivi di cui si è discusso al Convegno: “Biologico, una scelta di campo” organizzato dall’onorevole Maria Chiara Gadda, capogruppo del Pd in Commissione Agricoltura alla Camera e promotrice della legge sul biologico.
Secondo Gadda: “L’approvazione alla Camera della Legge sul Biologico e il suo iter di conversione al Senato sono l’occasione giusta per uscire da alcuni luoghi comuni: non si tratta più di un settore di nicchia, ma è ormai la scelta di imprese che rappresentano una quota rilevante nel made in Italy”.
Hanno presenziato all’evento il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato, il sottosegretario Franco Manzato, e il presidente della Commissione Agricoltura Filippo Gallinella. Presenti anche professori ed esperti che da anni si dedicano alla ricerca per lo sviluppo di nuove soluzioni da adottare nel settore ambientale. Non potevano mancare anche gli imprenditori che hanno scelto di produrre il biologico nelle loro aziende, facendone il tratto distintivo, oltre che il loro punto d’orgoglio.
Secondo le ultime stime, sono 76 mila le aziende coinvolte che coltivano due milioni di ettari con un fatturato di circa 3,5 miliardi di euro in Italia. Un’impresa leader del biologico che da anni punta sulla qualità del prodotto è Fileni. “Fileni. E’ naturale, è buono”, recita il loro slogan. Alla domanda: “Cosa vi chiedono i consumatori oggi? E cos’è cambiato col passato?”, Massimo Fileni, figlio di Giovanni, fondatore dell’azienda, risponde così: “Io e a mia sorella seguiamo la nostra azienda di famiglia con criteri che tutelino il consumatore e l’ambiente. La nostra filiera del pollo e del tacchino è veramente completa e interamente controllata. Siamo direttamente coinvolti in tutto il processo e l’iter di produzione: dai produttori, alle cova delle uova, all’ingrasso e all’alimentazione dell’animale stesso. E’ tutto sotto il nostro diretto controllo. Da 20 anni abbiamo visto e analizzato il cambiamento delle esigenze dei consumatori. C’è sempre una maggior richiesta di prodotti biologici”.
“Di tutte le cose che ho ascoltato oggi – sottolinea Fileni – è mancato il concetto di “esternalità”. Quando viene sollevata la discussione sul perché il biologico costi di più rispetto al non-biologico, bisogna tenere in considerazione diversi fattori. La nostra azienda ha scelto, ad esempio, da diversi anni di acquisire energia solo da fonti rinnovabili”. “Se nell’equazione sostenibilità – conclude Fileni – non ci mettiamo il fattore “tempo” stiamo perdendo sostanza organica. Per noi è importante, inoltre, dimostrare che il prodotto che si mette sul mercato sia di alta qualità e che rispetti l’ambiente in un’ottica di lungo periodo”.