La vendita di erba legale è un argomento abbastanza ostico e se da una parte suscita un forte interesse, dall’altra genera molti dubbi e domande. Bisogna quindi fare un po’ di chiarezza.
In primo luogo bisogna partire dal fattore terminologico: cosa intendiamo per cannabis light? Sotto questo termine rientrano tutti i prodotti derivanti dalle infiorescenze di canapa che possiedono un basso contenuto di THC. A regolamentare questo aspetto è stata la legge n°. 242 del 2016, che ha stabilito che il quantitativo di tetracannabidiolo non debba superare lo 0,2%. Al di sotto di questo quantitativo, è possibile acquistare prodotti di cannabis legale (sia nei negozi fisici che negli e-commerce) senza incappare in alcun tipo di sanzione.
Erba Legale: Cosa dice la legge
Fatta questa doverosa premessa, bisogna spostare l’attenzione su quelle che sono state le successive disposizioni giuridiche in merito. Infatti due anni più tardi – siamo a Maggio 2018 – il MIPAAF (Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali), richiamando la legge del 2016, ha confermato che la coltivazione di canapa light può avvenire solo previa certificazione di tutti i semi.
Un’ulteriore specificazione in merito arriva a giugno dello stesso anno col parere del Consiglio Superiore di Sanità, che ha tentato di inibire l’allora crescente processo di commercializzazione della cannabis light, appellandosi al principio della “precauzione”. Questo parere è stato poi ridimensionato dallo stesso Ministero della Salute (di cui il Consiglio Superiore di Sanità è organo consultivo), che ha rimarcato il fatto che, trattandosi di coltivazioni il cui contenuto di THC è assai ridotto, non possono avere effetto “drogante” o psicotropo sui fruitori.
Settembre 2018: nuova circolare ministeriale (è il Ministro degli Interni a esprimersi stavolta). L’oggetto della nuova comunicazione invita tutti gli organi di pubblica sicurezza a incentivare i controlli nei cannabis light shop. Pur non avendo alcun potere legislativo, questa circolare ha messo in guardia tutti gli esercenti e i titolari di e-commerce, che hanno evidentemente avvertito questa questa nuova comunicazione come il campanello d’allarme di un settore non ancora così limpido e definito.
A fare maggiore chiarezza in questo mare magnum di comunicazioni e circolari, ci ha pensato la Corte di Cassazione nel giugno del 2019, con la pronuncia n°. 25559, secondo cui “la detenzione di stupefacenti di un quantitativo inferiore ai limiti tabellari non esclude di per sé la rilevanza penale della condotta”. Questo perché il superamento del limite è solo uno dei parametri normativi che hanno a che fare con la responsabilità penale.
Cannabis Light: La sentenza finale
Una sentenza finale della Corte è stata la numero 12348 del 19 dicembre 2019: attraverso questo provvedimento si esclude “la punibilità della condotta di coltivazione di sostanze stupefacenti per uso personale”. In altre parole se risulta evidente l’esiguo quantitativo e la dimensione minima della coltivazione domestica della canapa, il legislatore dichiara che non si è punibili.
Un cammino tortuoso quello dei cannabis light shop, ma che non arresta l’ascesa di un fenomeno sempre più di tendenza e sempre più prolifico.