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Canzoni per la pace: fratellanza, solidarietà e ricette per un mondo migliore attraverso i generi musicali

La musica è strapiena di canzoni per la pace. Come abbiamo già visto nell’articolo sulle canzoni contro la guerra, il messaggio pacifista e anti-militarista caratterizza quasi tutta la musica rock, ma anche tanti altri generi. Anche qui ci siamo concentrati principalmente sul testo delle canzoni, per stilare un elenco di proposte di ascolto che contengono un esplicito e forte messaggio pacifista, di fratellanza e solidarietà. Fin dagli anni Sessanta sono molte le canzoni che sono divenute veri e propri inni del movimento pacifista, ed è sempre a quelle che si pensa: da We Shall Overcome e gran parte del repertorio di Pete Seeger e Joan Baez fino a Cat Stevens, Bob Marley e Bob Dylan… Noi abbiamo deciso di proporvi invece un elenco di canzoni “alternative”, a dimostrazione che questo messaggio, purtroppo sempre troppo attuale e sempre poco ascoltato, è rimasto vivo negli anni, gridato a gran voce da ogni artista e musicista di ogni genere e stile.

1. John Lennon and Plastic Ono Band, Give Peace a Chance

Ebbene sì, iniziamo con un grande classico, anche piuttosto prevedibile… ma come si può parlare di canzoni pacifiste senza citare Give Peace a Chance, perlomeno come rappresentante della vasta produzione pacifista di ciascuno dei Fab Four? Anche se tecnicamente si tratta del primo singolo solista di John Lennon, la canzone è normalmente attribuita alla Plastic Ono Band, gruppo che il cantante aveva fondato insieme a Yoko Ono. Pubblicata nel 1969, Give Peace a Chance divenne rapidamente un inno di tutto il movimento pacifista attraverso il mondo, e continua ad esserlo ancora oggi.

2. Ronald Dyson, Aquarius

Altro esempio che ci arriva direttamente dall’epoca dei “figli dei fiori”, Aquarius è il brano di apertura del musical Hair, andato in scena la prima volta a teatro nel 1967 e registrato nel 1968 da Ronald Dyson. Molti di voi avranno visto la trasposizione cinematografica del regista Milos Forman, del 1979, dove il brano è interpretato dall’attrice Ren Woods. Qui il tema è l’utopia, il mondo di armonia e fratellanza che inevitabilmente e prepotentemente si manifesterà all’arrivo dell’“era dell’acquario”, secondo un’antica tradizione utopica che attribuisce ai pianeti un’influenza potente sull’evoluzione della civiltà umana.

3. Jefferson Airplane, Wooden Ships

La cultura hippie della fine degli anni Sessanta è ovviamente una delle principali fonti di canzoni pacifiste. Abbiamo scelto qui di sorvolare sulle celeberrime What’s Going On di Marvin Gaye, Eve of Destruction di Barry McGuire, For What It’s Worth dei Buffalo Springfield o Fortunate Son dei Credence Clearwater Revival, tutti esempi di grande successo che divennero inni del pacifismo e della cultura hippie. Abbiamo invece scelto Wooden Ships in quanto esempio di un brano scritto in collaborazione tra due band. La musica infatti è di David Crosby, mentre il testo è di Stephen Stills e Paul Kantner: i primi due facevano parte della band Crosby, Stills & Nash, mentre Kantner era il chitarrista e cantante, accanto a Grace Slick, dei Jefferson Airplane. Le due band fecero uscire due distinte versioni, leggermente differenti, nello stesso anno, il 1969, ed entrambe presentarono una loro esecuzione al festival di Woodstock: perché essere hippie e pacifisti significava anche eliminare la competizione a favore della collaborazione… o forse questo dovrebbe riguardare qualsiasi musicista, qualsiasi artista? Il tema di Wooden Ships è sostanzialmente una distopia: viene presentato un mondo post nucleare in cui un gruppo di sopravvissuti scappa dall’olocausto su imbarcazioni di legno.

4. David Bowie e Mick Jagger, Dancing in the Street

Scritta da Marvin Gaye, William “Mickey” Stevenson e Ivy Jo Hunter, Dancing in the Street venne incisa la prima volta nel 1964 dai Martha and the Vandellas, in classico stile motown. Da allora molti artisti l’hanno reinterpretata: dai Kinks ai Mamas and Papas, dai Grateful Dead a Little Richard, dai Van Halen al duetto Bowie e Jagger, che nel 1985 incisero indubbiamente la versione più famosa. Il brano nasce come “canzone di festa”, ma viene ben presto interpretata come un’utopia di un mondo diverso, tanto da diventare un inno dei movimenti per i diritti civili in America, cantato durante le manifestazioni di piazza e i sit-in. Anche la scelta di Bowie e Jagger dimostra che il senso della canzone è carico di implicazioni “politiche” e, perché no, pacifiste: la loro versione faceva infatti parte del progetto Live Aid, che intendeva raccogliere fondi per combattere la carestia in Africa.

5. Patti Smith, People Have the Power

Contenuto nell’album Dream of Life del 1988, People Have the Power è un brano che si è prestato a un discreto numero di interpretazioni negli anni, utilizzato come bandiera nelle lotte per i diritti civili e democratici, come inno al cambiamento “dal basso” e via dicendo. Noi qui vorremmo sottolineare il messaggio pacifista che permea il testo e la canzone. La “poetessa del rock” usa versi inequivocabili: “Il popolo ha il potere di riscattarsi dall’opera dei folli… e gli eserciti hanno smesso di avanzare perché il popolo si è messo ad ascoltare… e il leopardo e l’agnello si sdraiano uno accanto all’altro in un legame profondo”. E qual è questo potere? “Il potere di sognare, di decidere, di riprendersi il mondo dalle mani dei folli…”

6. Michael Jackson, Man in the Mirror

Pubblicata nel 1987 all’interno dell’album Bad, Man in the Mirror è solo un esempio dei molti brani di Michael Jackson che contengono un messaggio impegnato, contro lo sfruttamento, le ingiustizie sociali, per l’ecologia e la salvezza del pianeta, per la pace. L’abbiamo scelta qui a rappresentare anche la miriade di canzoni pop degli anni Ottanta, che a vario titolo hanno trattato l’argomento: una fra tutte, ad esempio, People Are People dei Depeche Mode. In Man in the Mirror il messaggio di fondo è chiaro: se si vuole cambiare e migliorare il mondo, interrompendo la spirale di violenza che lo domina, bisogna partire da se stessi, dall’“uomo nello specchio”.

7. Seize the Day, No One’s Slave No One’s Master

No One’s Slave No One’s Master è un brano scritto da Theo Simon, della band folk inglese Seize the Day. Nonostante la band si sia formata ufficialmente nel 1997, anno della loro prima incisione del brano in questione, esistono versioni precedenti registrate da altri artisti, come ad esempio quella di Daevid Allen, inclusa nell’album Dreamin’ a Dream del 1995. Questo a testimonianza che i Seize the Day nascono come una band live, che ha diffuso i propri brani e messaggi ai festival e alle manifestazioni prima di registrarli e venderli. No One’s Slave è indubbiamente il più famoso brano della band, divenuto un inno hippie, con il suo messaggio di cambiamento, speranza, fratellanza.

8. Anti-Flag, 911 for Peace

Brano di apertura del quarto album della band punk hardcore americana Anti-Flag, Mobilize, del 2002. Abbiamo scelto 911 for Peace come esempio del messaggio pacifista all’interno del movimento punk/hardcore, non perché ne sia l’esempio migliore ma perché è forse il più esplicito nel testo: “Questo è un appello per la pace” recita in maniera inequivocabile. Il link che segue contiene anche il testo, per chi volesse seguirlo.

9. Caparezza, Follie preferenziali

In Italia, il tema del pacifismo e dell’antimilitarismo ha una storia molto lunga, punteggiata fin dagli anni Sessanta da denunce per istigazione alla diserzione, censure e addirittura ritiro di album dal mercato: un brano che sfuggì a questo destino è Les Deserteur di Boris Vian (1954), tradotta in italiano e incisa tra gli altri da Ornella Vanoni nel 1971 e da Ivano Fossati nel 1992. Follie preferenziali, pubblicata da Caparezza nel 2003 nel suo secondo album Verità supposte, si inserisce egregiamente in questo filone pacifista.

10. Wogiagia, Mi mano no mata

Infine, abbiamo voluto riservare una menzione speciale per un brano più recente di una band italiana meno conosciuta, ma che calza perfettamente con i criteri scelti per questa selezione. Mi mano no mata è un brano della band reggae Wogiagia, inserito nel loro album Musica terapeutica del 2011. Pur essendo il testo cantato in spagnolo, il messaggio è ben chiaro ed esplicito e la musica coinvolgente: “Il sangue chiama sangue, la guerra chiama guerra… gridalo forte: la mia mano non uccide…”. Il video qui sotto propone una esecuzione live del 2010, ancora prima che il brano fosse pubblicato su disco.

Roberto Cruciani

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