Cassazione, coppie di fatto non sono come quelle sposate

Pubblicato il 21 Novembre 2009 - 14:36 OLTRE 6 MESI FA

coppia_anzianiLe coppie di fatto? Non sono «automaticamente assimilabili» a marito e moglie. Il rapporto di convivenza, infatti, può essere «liberamente e in ogni istante revocato».

La Cassazione opera un distinguo tra il rapporto dei conviventi e quello esistente nel matrimonio, almeno per quel che riguarda la causa di non punibilità in materia patrimoniale che, come dice, non può essere estesa automaticamente alle coppie di fatto.

In questo modo, la Seconda sezione penale (sentenza 44047) ha ribaltato la decisione del Tribunale di Brescia che aveva stabilito il ‘non luogo a procederè in virtù dell’art. 649 c.p. per il convivente di una donna bresciana accusato di averle sottratto degli assegni bancari.

Piazza Cavour, accogliendo il ricorso della Procura di Brescia, ha fatto proprie le motivazioni contenute in una decisione della Consulta del 1988 secondo la quale «la convivenza ‘more uxoriò non è sempre e comunque meccanicamente assimilabile al rapporto di coniugio, mancando in essa i caratteri di certezza e di tendenziale stabilità propri del vincolo coniugale, essendo invece basata sull’affectio quotidiana, liberamente e in ogni istante revocabile».

Di diverso avviso erano stati i giudici di grado inferiore che avevano assolto il convivente della donna sulla base del fatto che anche alla coppia di fatto doveva essere applicata la causa di non punibilità prevista per le coppie sposate. Tesi bocciata dalla Cassazione che, accogliendo il ricorso della Procura bresciana, ha disposto un nuovo esame della vicenda, ricordando che in tema di reati contro il patrimonio la causa di non punibilità può essere applicata nei rapporti «incontrovertibili e agevolmente riscontrabili in sede di risultanze anagrafiche, anche riguardo all’epoca di loro instaurazione, il che non sempre avviene nella convivenza more uxorio, il cui accertamento in punto di fatto è normalmente rimesso alla dichiarazione degli stessi interessati».

L’equiparazione ad una coppia sposata, infatti, concludono gli ‘ermellinì, deve necessariamente essere dettata da «certezza del diritto».