Computer singularity e Intelligenza Artificiale Computer singularity e Intelligenza Artificiale

Computer singularity e Intelligenza Artificiale: l’uomo è superato?

Blake Lemoine, ingegnere di Google sospeso per le sue scomode dichiarazioni, ha rivelato che uno dei BOT dell’azienda tech americana ha dato prova di essere“ senziente”, quindi capace di pensare e agire senza il supporto umano.

Parole che hanno portato al licenziamento del dipendente, e alla nascita di due “correnti” di pensiero all’interno dell’opinione pubblica: da un lato coloro che ritengono il gesto di Lemoine corretto, poiché fatto per informare il mondo su una questione estremamente rilevante, dall’altro coloro che invece ritengono false le sue parole, il cui scopo era quello di ottenere visibilità.

Il tema dell’equilibrio tra intelligenza artificiale ed esseri umani potrebbe sembrare strettamente legato ai circoli intellettuali della tecnologia, ma in realtà è argomento che riguarda tutti noi, perché un eventuale sorpasso delle macchine nei confronti dell’uomo aprirebbe sicuramente interrogativi importanti, a cui è necessario trovare risposte condivise.

L’intelligenza artificiale ha superato l’uomo?

Davanti a questa domanda la comunità scientifica è da tempo spaccata in due, anche dopo le parole dell’ingegnere di Google si è dimostrata divisa. Abbiamo approfittato di una recente occasione, il LOOP Q Prize Award, per intercettare il parere di due grandi personalità mondiali nel campo dell’intelligenza artificiale.

Per la cronaca, segnaliamo che Loop Q Prize Award è un evento di premiazione dei giovani “cervelli” impegnati nel campo dell’intelligenza artificiale in Europa e Africa: il riconoscimento è stato vinto dall’italiano Diego Biagini dell’Università di Bologna, grazie ad un lavoro sul machine learning.

Uno degli interventi di maggior calibro è stato quello di Patrick Ehlen, Chief AI Advisor di Loop AI Group e Vice Presidente AI di Uniphore, riconosciuto tra i più grandi conoscitori in ambito di intelligenza artificiale.

Il discorso tenuto dall’esperto è stato incentrato su una questione precisa “quale approccio mantenere di fronte a temi relativi l’intelligenza artificiale?”.

Per Patrick Ehlen serve prima di tutto una nuova prospettiva di approccio: la domanda a cui rispondere non è tanto se l’intelligenza artificiale sia autonoma o meno, ma se tale concetto possa essere escluso a prescindere. Questo ribaltamento della prospettiva è utile perché aiuta a studiare le eventuali contromosse necessarie, se ci si trova davanti ad eventi che non si è sicuri di poter regolare.

Quando gli scienziati studiano un particolare fenomeno, sono due i tipi di errore in cui possono incappare: il considerare un fenomeno non reale come qualcosa di esistente, o il valutare come vero un fatto irreale. In pratica, si corre il rischio di non vedere qualcosa che c’è, oppure di immaginare di vedere qualcosa che in realtà non esiste.

Queste due tipologie di errore caratterizzano moltissimi aspetti e scelte della vita umana. Ad esempio, un uomo che vagando di notte nella giungla, si trova di fronte a quelli che sembra due riflessi nell’oscurità, dovrà necessariamente provare a identificare di cosa si tratta.

Dopo una veloce valutazione, due possono essere le ipotesi più plausibili: potrebbe essere il riflesso della luna sulle foglie, oppure due occhi di una tigre feroce. L’uomo potrebbe decidere a questo punto di allontanarsi, perchè intimidito dalla possibile minaccia, o di proseguire nel suo cammino disinteressandosi del possibile rischio. In ambedue i casi sussisterebbe l’eventualità di una scelta sbagliata.

La differenza è che allontanandosi quando il pericolo non esiste, non ci sono lati negativi della scelta; se invece si ignora il pericolo, ma c’è davvero una tigre, la possibilità che l’epilogo sia tragico è altissima.

Ecco perché la scienza, anche davanti al tema dell’intelligenza artificiale senziente deve mantenere un atteggiamento prudenziale: il modo migliore di agire è quello che prevede in prima battuta lo studio della problematica, in secondo luogo la valutazione del pericolo e infine la scelta delle soluzioni migliori. Il nostro problema oggi non è tanto capire se l’intelligenza artificiale ci abbia superato o meno, ma verificare che siano pronte le contromisure o le azioni necessarie per quando questo accadrà.

Cosa è la singularity tecnologica

Insieme all’argomento dell’intelligenza artificiale senziente, c’è quello della cosiddetta computer singularity, ovvero la capacità dei sistemi artificiali di compiere delle scelte senza l’intervento dell’uomo.

Su questo argomento è intervento Davide Casaleggio, grande esperto di innovazione e di intelligenza artificiale: secondo Casaleggio, la “Computer Singularity” è una realtà concreta, ben visibile in diversi ambiti: ad esempio, ogni qualvolta un utente si affida all’intelligenza artificiale del navigatore per il calcolo del percorso migliore senza porsi domande o mettere in dubbio la scelta del computer. L’indipendenza di scelta dei computer si vede, ad esempio, quando l’uomo sfida la macchina per giocare a scacchi: nella maggior parte dei casi, sono i sistemi artificiali a prevalere, ma non abbiamo mai considerato un problema questo fatto.

Ancora una volta, ci troviamo davanti ad un argomento in cui probabilmente deve cambiare l’approccio, rispetto a quello tradizionale che abbiamo visto nel corso degli anni: abbiamo potuto sperimentare nel tempo che i risultati migliori si ottengono combinando l’intelligenza umana con quella artificiale, lasciando che i computer svolgano i lavori meno interessanti, che per l’uomo richiederebbero moltissimo tempo.

Anche nel caso della computer singularity, quindi, non si tratta di capire quanto i computer possano agire autonomamente, ma fare in modo che le due forme di pensiero coesistano e collaborino, senza la necessità di prevalere l’uno sull’altro. Il vero problema sarà superare i blocchi pregiudiziali per lavorare in questa direzione, l’unica possibile.

La risposta al nostro quesito iniziale, probabilmente ancora non esiste nella forma assoluta che vorremmo leggere: non sappiamo con certezza se l’uomo è già stato superato con le macchine, ma sappiamo di sicuro che questo accadrà. La vera urgenza non è immaginare in quale minuto della nostra vita capiterà, ma lavorare perché questa eventualità diventi un’opportunità e non un pericolo.

Gestione cookie