Il consumo di alimenti ultra-processati è sempre più legato a problemi di salute e nuove ricerche sugeriscono che potrebbe influenzare direttamente la velocità con cui invecchiamo. Un recente studio suggerisce che l’abitudine di consumare cibi ultra-lavorati non solo minaccia la qualità nutrizionale della dieta, ma sembra anche influenzare l’invecchiamento biologico, una misura più precisa della salute rispetto alla sola età cronologica. La ricerca, condotta su oltre 22.000 adulti in Italia e pubblicata sull’American Journal of Clinical Nutrition, ha scoperto che chi consuma maggiormente questi alimenti potrebbe accelerare il proprio processo di invecchiamento.
Gli alimenti ultra processati sono prodotti che, oltre a ingredienti di base come zucchero, sale e grassi, contengono anche additivi, conservanti e aromi artificiali. Questi cibi, come dolci confezionati, carni lavorate, bevande zuccherate e snack industriali, vengono spesso privati della loro matrice naturale durante il processo di produzione. Questa “decostruzione” riduce il valore nutrizionale degli alimenti e può avere conseguenze più profonde. Secondo i ricercatori, la combinazione di scarso valore nutrizionale e caratteristiche chimiche potrebbe interferire con i processi cellulari, promuovendo infiammazione e stress ossidativo.
Thomas M. Holland, professore associato presso il RUSH Institute for Healthy Aging, ha spiegato che l’elaborazione industriale ad alte temperature e l’aggiunta di additivi favoriscono la formazione di composti nocivi, come l’acrilammide e i prodotti avanzati di glicazione (AGEs), che possono accelerare l’invecchiamento biologico. Holland sostiene che questi composti aumentano lo stress cellulare e favoriscono l’infiammazione, accelerando l’invecchiamento biologico.
Il concetto di invecchiamento biologico si riferisce all’età fisiologica delle nostre cellule, che può essere diversa dalla nostra età cronologica. Lo studio italiano ha esaminato come le scelte alimentari possano influire su questo processo, utilizzando 36 biomarcatori del sangue per valutare l’età biologica dei partecipanti. È emerso che chi consumava cibi ultra-processati in elevate quantità presentava un invecchiamento biologico maggiore rispetto a chi ne consumava meno.
Il consumo di alimenti ultra-lavorati, infatti, tende a essere associato anche a una dieta meno equilibrata in generale, con meno spazio per alimenti integrali come frutta, verdura, cereali integrali e proteine magre. I partecipanti che seguivano una dieta più bilanciata, come quella mediterranea, con pochi alimenti ultra-processati, mostravano un invecchiamento biologico più contenuto. Tuttavia, anche una dieta ricca di nutrienti non poteva compensare del tutto gli effetti negativi di un elevato consumo di cibi ultra-processati.
I ricercatori dello studio hanno evidenziato come le “caratteristiche non nutrizionali” dei cibi ultra-processati possano contribuire a promuovere un invecchiamento biologico accelerato. Holland spiega che la decostruzione della matrice alimentare negli alimenti ultra-processati riduce la qualità nutrizionale e altera la nostra capacità di assorbire i nutrienti. Inoltre, la lavorazione industriale porta a una riduzione della diversità microbica intestinale, favorendo la crescita di batteri dannosi, che peggiora ulteriormente la salute dell’intestino e influisce sull’invecchiamento cellulare.
La dietista Alyssa Simpson sottolinea che la “rottura” della matrice naturale nei cibi ultra-lavorati porta a un’alterazione dell’equilibrio intestinale, causando infiammazione e picchi glicemici, due fattori che possono accelerare l’invecchiamento biologico. La nutrizionista spiega inoltre che il microbiota intestinale alterato, causato dai cibi industriali, è meno in grado di sostenere le funzioni immunitarie e metaboliche del corpo.
Non solo il cibo stesso, ma anche i materiali di imballaggio degli alimenti ultra-processati, possono rappresentare un problema. Holland sottolinea che i materiali utilizzati per il packaging spesso rilasciano sostanze chimiche, come bisfenoli e ftalati, che possono influenzare negativamente il sistema endocrino e aumentare l’infiammazione. Il trasferimento di queste sostanze chimiche nel cibo è più probabile con una conservazione prolungata, e nel tempo, queste esposizioni contribuiscono all’invecchiamento biologico, aumentando il rischio di malattie legate all’età.
Secondo Simpson, tra i cibi ultra-processati che accelerano maggiormente l’invecchiamento ci sono bevande zuccherate, carni lavorate, snack confezionati e dolci industriali. Oltre a promuovere l’infiammazione, lo stress ossidativo e l’alterazione del microbiota intestinale, questi alimenti possono creare un circolo vizioso che peggiora lo stato di salute generale, favorendo l’invecchiamento cellulare.
Per contrastare gli effetti degli alimenti ultra-lavorati, la dietista suggerisce di privilegiare cibi integrali e di preparare i pasti a casa, limitando al minimo il consumo di prodotti confezionati. Scegliere alimenti freschi, come frutta e verdura di stagione, cereali integrali e proteine di qualità, aiuta a mantenere sotto controllo i livelli di infiammazione e a migliorare la salute intestinale, entrambi fattori cruciali per rallentare il processo di invecchiamento.
Per compensare i danni degli alimenti ultra-processati, Simpson consiglia di inserire nella dieta alimenti ricchi di antiossidanti e composti antinfiammatori. Verdure a foglia verde, bacche, pesce grasso ricco di omega-3 e yogurt greco rappresentano scelte eccellenti per migliorare la salute intestinale, ridurre l’infiammazione e proteggere le cellule dai danni ossidativi.
I nutrienti presenti negli alimenti integrali, come fibre, vitamine e minerali, lavorano insieme per rafforzare il sistema immunitario e favorire la stabilità glicemica, proteggendo l’organismo dai danni cellulari. Per chi non riesce a evitare del tutto i cibi ultra-lavorati, queste scelte alimentari possono aiutare a mitigare gli effetti negativi sulla salute.
Simpson osserva che la dipendenza dai cibi ultra-lavorati è spesso correlata a fattori esterni, come stress elevato, mancanza di tempo e risorse limitate. Per molte persone, questi alimenti rappresentano una soluzione pratica e a basso costo per affrontare la giornata. Tuttavia, l’adozione di abitudini alimentari più sane, combinata con il supporto emotivo e sociale, potrebbe rappresentare un passo importante per migliorare la qualità della vita e rallentare l’invecchiamento biologico.
L’esperta conclude che un approccio olistico è essenziale per promuovere un invecchiamento sano: migliorare la qualità della dieta e lavorare su aspetti come la riduzione dello stress, la qualità del sonno e l’attività fisica sono tutti elementi chiave per mantenere il corpo giovane e sano.
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