Corte Suprema, nozze gay. Giudice cattolico praticante ago della bilancia

WASHINGTON, STATI UNITI – Un cattolico praticante scelto da Ronald Reagan e’ stato come dieci anni fa l’ago della bilancia di una storica decisione della Corte Suprema sui diritti dei gay. Anthony Kennedy ha messo la firma decisiva per bocciare come incostituzionale il matrimonio solo tra uomo e donna. Contro di lui, compatti, gli altri quattro cattolici della Corte: Anthony Scalia, Clarence Thomas, Samuel Alito e il giudice capo John Roberts.

Kennedy ha invocato il quinto emendamento che protegge le ”uguali liberta’ delle persone” e a lui si sono uniti i quattro giudici liberal: Ruth Bader Ginsburg, Stephen Breyer, Sonia Sotomayor e Elena Kagan. Non è la prima volta che Kennedy spezza una lancia per i diritti dei gay e c’e’ chi ha visto nella sua giurisprudenza in questa materia l’influenza del concetto cattolico di ”dignita’ umana”. Nel 2003 fece scalpore quando con il suo voto garanti’ alle coppie omosessuali pari diritto alla privacy in camera da letto.

Gia’ nove anni prima, in Roemer contro Evans, Kennedy aveva bocciato un emendamento costituzionale del Colorado che impediva agli omosessuali di far causa contro la discriminazione spiegando che il provvedimento era motivato da ”animosita” nei loro confronti. In Lawrence contro il Texas, la sentenza del 2003 aveva abrogato la legge texana contro la sodomia che puniva col carcere il sesso omosessuale anche se consumato entro le mura di casa. Le persone ”hanno diritto al rispetto della loro vita privata”, ha scritto il giudice Anthony Kennedy a nome della maggioranza della Corte.

E ha aggiunto: ”Lo stato non puo’ diminuire la loro esistenza o controllare il loro destino facendo della loro condotta sessuale privata un reato”. Per la Corte Suprema era stata un’inversione di rotta: nel 1986 i tutori della Costituzione avevano convalidato le leggi contro la sodomia. ”Oggi i tempi sono cambiati”, aveva scritto allora Kennedy: ”E cosi’ e’ cambiato il costume. Gli omosessuali hanno diritto di vivere la loro sessualita’ senza interventi da parte del governo”. Parole che, pur riecheggiando quelle della sentenza sui matrimoni tra omosessuali, sembrano provenire da un’era lontana anni luce.

Ovviamente di parere ben diverso le gerarchie cattoliche. Un ”giorno tragico per la Nazione” perche’ ”la Corte Suprema ha sbagliato”: questa la reazione dei vescovi Usa alla decisione della Corte. ”E’ un giorno tragico per il matrimonio e per la nostra nazione”, si legge nel comunicato della conferenza episcopale americana firmato dal presidente, l’arcivescovo di New York Timothy Dolan.

Secondo l’arcivescovo Dolan e l’arcivescovo di San Francisco Cordileone, ”il governo federale dovrebbe rispettare la verita’ che il matrimonio e’ l’unione di un uomo e di una donna anche quando gli stati non lo fanno”. Secondo i vescovi americani, ”il bene di tutti, soprattutto dei nostri figli, dipende da una societa’ che si sforza di rispettare la verita’ del matrimonio. Ora e’ arrivato il momento di raddoppiare gli sforzi per rendere testimonianza a questa verita”.

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