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Cos’è ChatGPT, l’app di AI potrebbe rivoluzionare la quotidianità delle persone

ChatGPT (da Generative Pre-trained Transformer) è uno strumento di generazione del linguaggio fondato sull’Intelligenza Artificiale di proprietà di OpenAI, capace di replicare alle domande degli utenti, e di dare vita a testi di vario tipo e conversare in maniera realistica con un essere umano.

Lo strumento è costruito su un algoritmo che sfrutta l’esperienza per imparare e migliorare le prestazioni (Large Language Model). Questo processo di acquisizione delle competenze prende il nome di“ apprendimento automatico profondo”.

In parole semplici ChatGPT apprende da tutti gli stimoli esterni che lo raggiungono, dalle interazioni e dalle domande poste dagli utenti, ma soprattutto dal mare di dati disponibile online (articoli di giornali e blog, siti web, libri e altro), che costituiscono una libreria infinita da cui attingere e imparare. Maggiori sono le informazioni elaborate, più elevate saranno le capacità dello strumento.

Come si usa ChatGPT

Per iniziare ad utilizzare ChatGPT occorre creare un account personale all’interno del sito openai.com fornendo tutte le informazioni richieste. Concluso il processo di registrazione l’utente potrà accedere al servizio. Prima di iniziare ad inserire richieste all’interno dell’apposito spazio è consigliabile leggere i segreti riguardanti l’utilizzo in modo tale da sfruttare il mezzo nel migliore dei modi.

Cosa si può fare con ChatGPT

Per capire come meglio sfruttare ChatGPT e in generale tutti gli strumenti di questa tipologia è necessario partire da un presupposto molto importante: l’Intelligenza Artificiale è un prodotto figlio dell’uomo, con i suoi pregi e i suoi difetti. La vera differenza tra l’intelligenza artificiale e quella umana sta nella capacità di quest’ultima di generare pensieri e di creare “contenuti” inediti, mentre la prima, ad oggi, può solo sfruttare una grandissima potenza di calcolo per usare informazioni che le sono state fornite.

In altre parole, l’intelligenza artificiale può rielaborare contenuti esistenti, non ne crea di nuovi, senza poter sfruttare la capacità critica tipica dell’uomo.

Tra i principali dubbi relativi allo strumento vi è la sua capacità di distinguere le informazioni vere da quelle false.

Essendo create dalla mente umana, tutte le intelligenze artificiali sono indirettamente influenzate da una serie di bias, esperienze personali e opinioni: questo implica l’impossibilità di dare per scontata la veridicità di ogni risultato prodotto dall’Intelligenza artificiale. A questa considerazione si somma poi l’impossibilità di questi strumenti di conoscere in maniera profonda e dettagliata la realtà, non essendo persone umane e non vivendo costantemente a contatto con il mondo circostante, che viene invece filtrato dall’uomo.

Ci si può fidare di ChatGPT?

ChatGPT è sicuramente uno mezzo utile, che può essere sfruttato per ottenere informazioni su qualsiasi argomento, ma anche per stimolare creatività e ispirazione e scrivere testi di vario tipo e copy per social, righe di codice o parti di programmi, (javascript, python, C, PHP, ecc).

Uno strumento valido dunque, che però necessità di una supervisione dell’uomo e del suo pensiero critico, che difficilmente, anche in futuro potrà essere sostituito da una macchina.

Il vero pericolo relativo a ChatGPT e strumenti simili è in realtà legato agli abusi che ne possono derivare: le scuole americane, proprio negli ultimi giorni, hanno lanciato un grido di allarme per il suo uso da parte degli studenti per svolgere i compiti e per scrivere temi.

Per gli insegnanti, d’altro canto, è pressoché impossibile riconoscere un testo scritto con l’intelligenza artificiale, se non per un dettaglio: assegnato un dato argomento, se la domanda è uguale, il risultato della risposta sarà molto simile; nel tempo non sarà complicato riuscire ad individuare una particolare forma espressiva e ricondurla alla composizione di ChatGPT, che al momento scrive meglio di molti esseri umani, ma con un livello qualitativo abbastanza elementare.

Sono molti i temi aperti in connessione con l’uso dell’intelligenza artificiale, a partire dal riconoscimento della proprietà delle informazioni che vengono usate per alimentare i suoi archivi: proprio di recente il colosso dei servizi

fotografici Getty Images ha citato in giudizio le società che gestiscono due piattaforme di intelligenza artificiale; sono “motori” che generano elaborazioni grafiche, il cui risultato finale nasce dallo sfruttamento di immagini esistenti.

Proprio sull’utilizzo di quelle immagini, per cui non viene pagato il Copyright, si basa la causa in corso: diventerà un precedente importante, che traccerà i confini della giurisprudenza su questo argomento.

FIlippo Limoncelli

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