Costruzioni, mercato in crisi. Unica via: innovare o si muore

Costruzioni e edilizia, mercato in crisi. Unica via: innovare o si muore
Costruzioni, mercato in crisi. Unica via: innovare o si muore (foto d’archivio Ansa)

BOLOGNA – O si innova o si muore. E’ questa la conclusione a cui sono giunti gli operatori del settore delle costruzioni, riunitisi a Bologna [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] per discutere dell’argomento al seminario organizzato dal Consorzio Integra, la più grande realtà cooperativa in Italia per quanto riguarda il settore dell’edilizia e dei servizi, che conta più di 140 soci industriali, un portafoglio da 1,4 miliardi e un giro d’affare complessivo di circa 6 miliardi di euro.

Si parte da un dato, sconfortante: il settore delle costruzioni in Italia non è mai tornato ai livelli pre-crisi, anzi. Si pensi che nel 2008 (che sembra un secolo fa), il mercato nazionale valeva 23 miliardi di euro e oggi è inchiodato alla cifra di 15 miliardi, registrata nel 2017, che la tendenza del 2018 sembra confermare. Le cause sono in parte strutturali (la più grande crisi economica del dopoguerra) in parte derivate dalle robuste e mal gestite modifiche della legislazione specifica, a partire dal codice degli appalti e dal nuovo codice antimafia.

Misure necessarie, che gli operatori criticano non tanto nel merito, quanto più nel metodo di applicazione: sbrigativo, senza un’adeguata preparazione della pubblica amministrazione e quindi molto penalizzante per le aziende dal punto di vista delle conseguenze a livello burocratico.

Come si può uscire, dunque, da quello che sembra un tunnel senza fine? “Sono due i filoni da seguire per ripartire – afferma Aldo Soldi, presidente del Consiglio di Sorveglianza di Integra – e il primo è sicuramente quello delle grandi infrastrutture: il Paese ne ha bisogno, le risorse sia a livello nazionale che europeo ci sono. Poi c’è il grande tema della rigenerazione urbana, in cui l’aspetto dell’innovazione gioca un ruolo fondamentale”.

E’ d’accordo con questa visione il presidente di LegaCoop Nazionale Mauro Lusetti, intervenuto al seminario di Bologna. “Per uscire da un periodo di crisi così travagliato abbiamo bisogno di cultura e conoscenza, che sicuramente coincide anche con l’innovazione. Però c’è bisogno anche dello Stato”. Chiaro il riferimento alle grandi opere, che oggi rischiano di essere accantonate dal governo Lega-Cinque Stelle: “Abbiamo bisogno – sottolinea Lusetti – di investimenti certi per modernizzare le infrastrutture del Paese”.

Anche perché, come si evince dallo studio dell’osservatorio permanente di Integra sul settore delle costruzioni e dei servizi, da questo punto di vista negli ultimi anni, un piccolo segnale positivo c’è stato, soprattutto per quel che riguarda gli investimenti in capo agli enti locali e alle Regioni, che corrispondono al 39% del totale.

Investimenti e innovazione, dunque, per togliere la voce ‘costruzioni’ dall’ultimo posto nella classifica dei settori in ripresa dopo la crisi. Innovazione che vuol dire anche e soprattutto digitalizzazione. “Dieci anni di crisi hanno cambiato la natura del modo di fare impresa e, in particolare, della cooperazione. Dopo questa traversata nel deserto – osserva – rischiamo di avere davanti una montagna da scalare: la transizione digitale”. Il primo passo per cominciare la risalita è rendersi conto del problema. Su questo si può dire che siamo a buon punto.

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