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Dal razzismo all’anoressia, le provocazioni di Oliviero Toscani nei suoi scatti più celebri

In sessant’anni di attività, Oliviero Toscani ha esplorato i temi più spinosi della società: razzismo, religione, sesso, fame, pena di morte, guerra, anoressia e violenza. Con le sue fotografie, usate come strumenti di denuncia, ha superato qualsiasi slogan per forza comunicativa. Tra le sue opere più iconiche, spiccano immagini provocatorie come “Bacio tra prete e suora” (1999), “Tre Cuori White/Black/Yellow” (1996) e “No-Anorexia” (2007), quest’ultima con protagonista la modella Isabelle Caro, simbolo della lotta contro l’anoressia, deceduta pochi anni dopo. Toscani non si è limitato alla denuncia sociale: nel mondo della moda è celebre il primo piano del sedere di Donna Jordan per la campagna Jesus Jeans del 1973, che con lo slogan “Chi mi ama mi segua” gli regalò fama internazionale e il suo primo scandalo.

Il sodalizio con Benetton

La collaborazione con Benetton, iniziata nel 1982 e durata fino al 2000 (ripresa brevemente dal 2018 al 2020), è stata il fulcro della sua carriera. Per il marchio, Toscani ha realizzato campagne indimenticabili: nel 1992, con “Angelo-Diavolo”, ha contrapposto un bambino bianco dai capelli biondi e un bambino nero con corna simboliche, per rappresentare il razzismo. Nello stesso anno, ha portato in pubblicità un omicidio di mafia, scatenando polemiche senza precedenti. Nel 1999 ha utilizzato una macchia di sangue come logo per sensibilizzare sul dramma dei rifugiati del Kosovo.

(foto ANSA) - Blitz quotidiano
(foto ANSA) - Blitz quotidiano
(foto ANSA) - Blitz quotidiano
(foto ANSA) - Blitz quotidiano
(foto ANSA) - Blitz quotidiano
(foto ANSA) - Blitz quotidiano
(foto ANSA) - Blitz quotidiano
(foto ANSA) - Blitz quotidiano

Tra provocazioni e scandali

Le sue campagne hanno spesso oltrepassato i limiti del convenzionale. Nel 1997 ha scioccato il pubblico con immagini contro le stragi del sabato sera, mentre nel 2018 ha utilizzato una foto di migranti appena salvati per una campagna di Benetton. Quest’ultima operazione è stata definita “squallida” dall’allora ministro Matteo Salvini, che invitò al boicottaggio del marchio. Toscani suscitò scalpore anche con i ritratti di condannati a morte negli Stati Uniti, che gli valsero accuse di falso dallo Stato del Missouri.

Oltre Benetton: lotta al bullismo e contro la violenza

Toscani ha lavorato su temi sociali ben oltre la moda. Per il settimanale Donna Moderna, ha realizzato una campagna contro la violenza sulle donne con l’immagine di due bambini nudi accanto alle parole “carnefice” e “vittima”. Nel 2009 ha firmato una campagna contro il bullismo, finanziata dalla Provincia di Bolzano, con simboli espliciti come una banana e un pisello. Altri suoi lavori hanno toccato argomenti tabù, come i preservativi usati e i neonati, suscitando sempre dibattiti accesi.

Uno stile anticonvenzionale

Toscani ha sempre cercato la bellezza al di fuori degli schemi. Celebre l’aneddoto del 1965, quando ritrasse Carmelo Bene per Vogue: l’attore, fradicio per un temporale e con la giacca storta e la patta dei pantaloni aperta, fu immortalato come simbolo di una bellezza alternativa. Questo episodio riassume l’essenza di Toscani: un fotografo capace di trasformare l’imperfezione in arte.

 

Published by
Filippo Limoncelli