Un recente studio condotto dai ricercatori del Karolinska Institutet in Svezia suggerisce risultati interessanti per il trattamento della demenza a corpi di Lewy, una condizione neurodegenerativa che rappresenta il secondo tipo di demenza più comune dopo il morbo di Alzheimer.
Questa ricerca, pubblicata sulla rivista Alzheimer’s & Dementia: The Journal of the Alzheimer’s Association, suggerisce che alcuni farmaci sviluppati inizialmente per trattare l’Alzheimer, noti come inibitori della colinesterasi, potrebbero rallentare significativamente il declino cognitivo nelle persone affette da demenza a corpi di Lewy.
La demenza a corpi di Lewy è una malattia complessa e debilitante, caratterizzata dalla presenza di ammassi di proteine nel cervello, conosciuti come corpi di Lewy, che causano una serie di sintomi sia cognitivi che motori. Le persone affette da questa condizione sperimentano difficoltà di memoria, problemi nel risolvere problemi, difficoltà di linguaggio, nonché disturbi motori simili a quelli del morbo di Parkinson, come la mancanza di coordinazione, cadute frequenti e tremori.
Purtroppo, non esiste attualmente una cura per la demenza a corpi di Lewy, e le terapie disponibili si concentrano principalmente sull’alleviare i sintomi piuttosto che sul rallentare la progressione della malattia. Tuttavia, la scoperta degli effetti positivi degli inibitori della colinesterasi offre una nuova speranza ai pazienti e ai loro familiari.
Gli inibitori della colinesterasi, come il donepezil, sono farmaci utilizzati per prevenire la scomposizione dell’acetilcolina, un neurotrasmettitore cruciale per la memoria e le capacità cognitive. Questi farmaci sono già ampiamente impiegati nel trattamento del morbo di Alzheimer, ma la loro efficacia nella demenza a corpi di Lewy era finora poco chiara a causa di risultati di sperimentazioni cliniche contrastanti e di dati limitati a lungo termine.
Il team di ricercatori ha condotto uno studio osservazionale su una vasta coorte di pazienti svedesi, analizzando i dati di oltre 1.000 persone a cui era stata diagnosticata la demenza a corpi di Lewy. I partecipanti allo studio erano stati trattati con uno dei due farmaci comunemente utilizzati per l’Alzheimer—donepezil, un inibitore della colinesterasi, e memantina, un farmaco che protegge le cellule nervose dagli effetti nocivi del glutammato, un neurotrasmettitore presente in quantità eccessive nelle persone con Alzheimer.
I risultati dello studio sono stati sorprendenti. Gli scienziati hanno scoperto che i pazienti trattati con inibitori della colinesterasi hanno mostrato un rallentamento significativo del declino cognitivo rispetto a quelli trattati con memantina o a coloro che non avevano ricevuto alcun trattamento. Inoltre, l’uso di inibitori della colinesterasi è stato associato a un rischio di mortalità ridotto nel primo anno dopo la diagnosi, sebbene questo effetto non sia stato mantenuto negli anni successivi.
Questa scoperta ha implicazioni importanti per il trattamento della demenza a corpi di Lewy. Maria Eriksdotter, professoressa presso il Dipartimento di neurobiologia, scienze dell’assistenza e società al Karolinska Institutet, e co-autrice dello studio, ha sottolineato l’importanza di questi risultati, affermando che essi supportano l’aggiornamento delle linee guida cliniche per il trattamento della demenza a corpi di Lewy. L’efficacia dimostrata dagli inibitori della colinesterasi potrebbe infatti portare a un cambiamento nelle pratiche terapeutiche, offrendo una nuova opzione di trattamento per una malattia che finora aveva poche alternative terapeutiche efficaci.
Karen D. Sullivan, creatrice del programma “I CARE FOR YOUR BRAIN” e ricercatrice affiliata alla Reid Healthcare Transformation Fellowship, ha commentato che questi risultati confermano clinicamente ciò che molti operatori sanitari avevano già osservato nei pazienti affetti da demenza a corpi di Lewy. Sebbene questi farmaci non siano stati originariamente approvati dalla FDA per il trattamento della demenza a corpi di Lewy, molti medici hanno utilizzato gli inibitori della colinesterasi come trattamento off-label per gestire i sintomi di questa malattia, riscontrando effetti positivi.
Sullivan ha inoltre sottolineato che, date le limitate opzioni terapeutiche attualmente disponibili per la demenza a corpi di Lewy, i risultati di questo studio rappresentano una svolta significativa. Tuttavia, ha anche evidenziato l’importanza di ulteriori ricerche per determinare se altri fattori, come lo stile di vita dei pazienti, possano aver influenzato i risultati dello studio. Esplorare queste variabili potrebbe fornire una comprensione più completa dei meccanismi attraverso i quali gli inibitori della colinesterasi rallentano il declino cognitivo in questa popolazione di pazienti.
David Merrill, psichiatra geriatrico presso il Providence Saint John’s Health Center in California, ha aggiunto che nella sua pratica clinica gli inibitori della colinesterasi sono già prescritti di routine ai pazienti con diagnosi di demenza a corpi di Lewy. Merrill ha accolto con favore i risultati dello studio, sottolineando che questi dati supportano ulteriormente l’uso di tali farmaci nelle cliniche di assistenza primaria e possono aiutare a diffondere la consapevolezza tra medici e famiglie sui benefici potenziali di questi trattamenti.
Nonostante le evidenze promettenti, gli autori dello studio riconoscono che sono necessarie ulteriori ricerche per confermare questi risultati in altre popolazioni. Esplorare la risposta agli inibitori della colinesterasi in coorti diverse potrebbe fornire una visione più globale dell’efficacia di questi farmaci nel trattamento della demenza a corpi di Lewy. È infatti cruciale determinare se i benefici osservati in questo studio possano essere replicati in pazienti provenienti da diverse aree geografiche e contesti socio-culturali.
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