Avere particolarmente sonno durante il giorno potrebbe rappresentare molto più di una semplice mancanza di riposo. Ricerche recenti indicano che la sonnolenza diurna persistente, in particolare tra gli anziani, può essere un campanello d’allarme per un aumento del rischio di declino cognitivo e demenza. Uno studio pubblicato su Neurology, la rivista scientifica dell’American Academy of Neurology, ha messo in luce il legame tra la sonnolenza diurna e una condizione definita sindrome del rischio cognitivo motorio (MCR). Questa condizione, caratterizzata da rallentamento nella velocità di camminata e difficoltà di memoria, può aumentare le probabilità di sviluppare demenza nelle persone anziane.
La connessione tra sonnolenza diurna e declino cognitivo
I ricercatori dell’Albert Einstein College of Medicine, in collaborazione con altri centri di ricerca, hanno condotto uno studio su una coorte di 445 anziani, con un’età media di 76 anni, che non avevano ricevuto diagnosi di demenza al momento dell’inizio della ricerca. I partecipanti sono stati invitati a rispondere a un questionario approfondito sulle loro abitudini del sonno, che includeva domande sul tempo impiegato per addormentarsi, la qualità del sonno, i risvegli notturni e la fatica o mancanza di energia durante il giorno. Inoltre, la ricerca si è focalizzata su sintomi come la lentezza nella camminata e i problemi di memoria, entrambi elementi indicatori di un rischio più elevato di MCR.
Al termine dello studio, i risultati hanno evidenziato che le persone che presentavano sonnolenza diurna e poca energia avevano oltre tre volte più probabilità di sviluppare la MCR. Questo dato ha portato i ricercatori a suggerire che il monitoraggio della qualità del sonno e della vigilanza durante il giorno possa essere un indicatore utile per identificare precocemente i soggetti a rischio di declino cognitivo.
Sindrome del rischio cognitivo motorio e sonnolenza
La MCR, diagnosticata in base alla combinazione di una ridotta velocità di camminata e la presenza di problemi di memoria, è associata a un rischio più elevato di demenza rispetto ad altre condizioni di salute. Questa sindrome rappresenta una fase intermedia tra una lieve disfunzione cognitiva e la demenza, in cui alcuni sintomi iniziano a manifestarsi, ma non ancora in maniera tale da compromettere completamente l’autonomia della persona. Secondo i dati emersi, gli anziani che soffrono di sonnolenza diurna e di scarsa vitalità hanno maggiori probabilità di sviluppare MCR, suggerendo che una qualità del sonno insufficiente o disturbata possa essere un fattore predisponente per il declino cognitivo.
Differenze tra sonnolenza naturale e sonnolenza patologica
È importante distinguere la stanchezza legata all’invecchiamento normale dalla sonnolenza diurna patologica. In generale, il sentirsi affaticati dopo una giornata intensa è un fenomeno naturale, ma chi tende ad addormentarsi anche durante attività giornaliere di routine o a perdere interesse per le attività quotidiane potrebbe presentare una sonnolenza anomala. Questo tipo di sonnolenza potrebbe essere dovuto a disturbi come l’apnea notturna, l’insonnia cronica o altre condizioni che influenzano la qualità del sonno.
La neurologa Verna Porter del Pacific Neuroscience Institute di Santa Monica ha sottolineato come la sonnolenza diurna, soprattutto se associata a un atteggiamento di scarsa motivazione, non sia solo un segnale di affaticamento, ma un vero e proprio sintomo di possibili disturbi del sonno che potrebbero accelerare il deterioramento cognitivo. In queste condizioni, non solo si verifica un sonno non ristoratore, ma aumentano i rischi di alterazioni nel metabolismo e nell’attività cerebrale, creando le basi per un possibile declino cognitivo.
Sonno e salute cognitiva: un legame complesso
Nonostante lo studio non provi una relazione diretta di causa-effetto, sono ormai numerose le evidenze scientifiche che suggeriscono una correlazione significativa tra sonno e declino cognitivo. Studi precedenti hanno indicato che i disturbi del sonno, come l’apnea ostruttiva notturna o l’insonnia, possono aumentare il rischio di malattie neurodegenerative, tra cui la demenza e il morbo di Alzheimer. Il sonno svolge un ruolo fondamentale nella rimozione delle proteine di scarto nel cervello, tra cui la beta-amiloide, una proteina associata alla formazione delle placche caratteristiche dell’Alzheimer. Quando il sonno è disturbato, questo processo di “pulizia” risulta compromesso, portando a un accumulo di tossine che nel tempo potrebbe danneggiare le cellule cerebrali.
Prevenire il declino cognitivo attraverso il sonno
La prevenzione del declino cognitivo può iniziare dalla gestione e dalla qualità del sonno già a partire dalla mezza età. Alcune buone pratiche includono un’adeguata igiene del sonno, con l’obiettivo di stabilire un orario di sonno regolare e di creare un ambiente di riposo tranquillo e buio. Ridurre l’uso di dispositivi elettronici prima di coricarsi può aiutare a regolare la melatonina e migliorare la qualità del sonno. Inoltre, evitare cibi pesanti e l’alcol nelle ore serali può contribuire a ridurre i risvegli notturni, migliorando così il sonno profondo e la sensazione di riposo.
Gli specialisti consigliano di ricorrere a una diagnosi tempestiva e ad un trattamento adeguato in caso di apnea notturna o insonnia. Per esempio, nei casi di apnea ostruttiva del sonno, l’uso di un apparecchio CPAP può migliorare la qualità del sonno e ridurre i rischi di malattie cardiovascolari e cerebrovascolari, entrambi associati a un aumento del rischio di demenza.
L’importanza dell’esercizio fisico per una buona qualità del sonno
Un fattore chiave per migliorare la qualità del sonno, e quindi ridurre il rischio di declino cognitivo, è rappresentato dall’esercizio fisico. Attività fisica regolare, anche moderata come camminare o fare yoga, contribuisce a migliorare la qualità del sonno, stimola la circolazione cerebrale e aiuta a mantenere una mente più lucida. Gli studi suggeriscono che 150 minuti a settimana di attività fisica di intensità moderata possano favorire non solo il sonno, ma anche la memoria e le funzioni cognitive.
Migliorare la dieta per un sonno di qualità e una mente sana
Una dieta ricca di nutrienti e basata su alimenti freschi e non processati è essenziale per una mente sana e un buon riposo. Gli acidi grassi omega-3, contenuti nel pesce azzurro e nelle noci, possono contribuire a ridurre l’infiammazione e supportare le funzioni cerebrali. Frutta e verdura, ricche di antiossidanti, aiutano a proteggere il cervello dallo stress ossidativo. Inoltre, una corretta idratazione è fondamentale per evitare che la stanchezza e la confusione mentale peggiorino a causa della disidratazione.
Affrontare i problemi di sonno: una strategia per la salute cognitiva a lungo termine
Intervenire per migliorare la qualità del sonno è una scelta strategica che può influenzare in modo significativo la salute cognitiva. L’adozione di abitudini di vita sane, come l’esercizio regolare, una dieta equilibrata e il trattamento dei disturbi del sonno, può ridurre il rischio di declino cognitivo. In particolare, è importante monitorare eventuali segnali di sonnolenza diurna o scarsa motivazione, che potrebbero indicare la presenza di disturbi del sonno non ancora diagnosticati.
I medici suggeriscono alle persone anziane di prestare attenzione ai propri livelli di energia e al proprio interesse per le attività quotidiane. Se questi segnali persistono, è consigliabile effettuare un controllo del sonno con un professionista. Esistono numerosi interventi terapeutici e modifiche comportamentali che possono migliorare il riposo notturno e contribuire a mantenere una mente sana e attiva.